Cairoli e Philippaerts: perché non ci saranno
L'esclusione di David e Tonino dalla squadra azzurra che correrà al prossimo Motocross delle Nazioni ha creato un putiferio. Non poteva essere diversamente, visto che la notizia ha dell'incredibile. Affrontare una gara del genere senza i nostri due più forti rappresentanti è un suicidio, e agli occhi di tutti appare come una cosa totalmente insensata.
Talmente fuori da ogni logica, che ci è sembrato strano che la Federmoto abbia scelto di non aderire alle richieste delle due Case senza aver ben ponderato i pro e i contro ed averne valutato tutte le conseguenze. Per questo, dopo aver ascoltato le ragioni di KTM e Yamaha che in sostanza volevano uno spazio adeguato per i propri sponsor sulla maglia del Team Italia, abbiamo chiesto ad Alfredo Mastropasqua i motivi che hanno portato ad una decisione così drastica e sorprendente.
«Il progetto Maglia Azzurra è nato tra il 2004 e il 2005 fondamentalmente per recuperare la storia della nazionale di enduro che andava perdendosi - premette il direttore Marketing della FMI - e da lì oltre al recupero storico dei successi del passato abbiamo iniziato a costruire un progetto atto a raccogliere sotto un’unica maglia le quattro nazionali del fuoristrada (enduro, trial, motocross e supermoto) con l’intento di dare a tutte le squadre un’unica immagine coordinata che rappresentasse l’Italia all’estero. Realizzando parallelamente Casa Azzurra, l'ospitalità sul campo per team, piloti e tifosi, ed un lavoro di visibilità e comunicazione sui piloti anche quando non erano necessariamente famosi. Ad esempio nel 2004 Cairoli corse il Nazioni a Lierop, e nonostante fosse finito ventesimo noi l’abbiamo usato ugualmente come testimonial così come abbiamo fatto anche per altri piloti meno conosciuti dell’enduro e del trial garantendo sempre un servizio professionale di ufficio stampa e, da due anni, la web TV. Questo per dire che rispetto alle altre nazioni siamo sempre stati all’avanguardia, come ad esempio quando si è corso la Sei Giorni di enduro in Brasile, Nuova Zelanda o in Cile siamo sempre riusciti a dare i risultati in tempo reale, i video con le interviste e le cronache della gara alla sera di ogni giornata di gara, e così via anche per il motocross con gli approfondimenti quotidiani e i dietro le quinte dei vari piloti dalle postazioni in cui si correva. Quindi non si può negare che quello della Maglia Azzurra è un progetto che al di là della polemica di oggi, oltre ad aver portato qualche idea nuova ha dato servizi di valore aggiunto per tutte le discipline del fuoristrada. Tra le altre cose, nel 2004 al Nazioni Supermoto abbiamo introdotto per la prima volta il pettorale da mettere sopra alla tuta, cosa che poi dall’anno successivo tutte le nazioni hanno usato come riconoscimento della squadra nazionale».
Il fatto di trovare degli sponsor, non poteva interferire con quelli dei vari piloti?
«Su questo abbiamo fatto una scelta molto trasparente. Nel 2004 non abbiamo avuto marchi, poi per tre anni abbiamo avuto Fiat Professional, mentre l’anno scorso abbiamo avuto un partner che è la Regione Lombardia. Questo testimonia che siamo stati molto attenti a selezionare dei partner di natura istituzionale, dimostrando una certa responsabilità nel trovarli che non fossero mai in contrasto con gli sponsor dei piloti e dei team. Ad esempio attualmente gli energy drink la fanno da padroni soprattutto nel motocross, avremmo potuto trovare marchi concorrenti a quelli presenti oggi, ma non l’abbiamo fatto proprio perché non abbiamo mai voluto dare un taglio troppo commerciale a questo progetto ma solo trovare degli sponsor istituzionali. Questo smentisce una delle voci di questo periodo che attribuiva il mancato accordo con la Case alla nostra volontà di voleva arrivare ad un accordo di natura commerciale. Quest’anno invece la maglia sarà pulita, non avremo nessuno sponsor commerciale e stiamo lavorando a un progetto di raccolta fondi a fine benefico tipo quello che avevamo fatto qualche anno fa con Amref».
E quindi a cosa è dovuta questo scontro con le Case?
«Noi vogliamo solo ribadire un concetto molto semplice: la maglia della Nazionale deve essere gestita dalla Federazione sportiva nazionale e non può essere monopolio dei team. Questo è il principio, a prescindere che si faccia o meno attività commerciale. A livello normativo non c’è una direttiva specifica della FIM, e quindi così come in altre specialità le federazioni dei vari Paesi fanno delle leggi specifiche sulla gestione della maglia. Non è per forza necessario che ci sia uno sponsor come per la nazionale di calcio, però la maglia viene gestita dalla Federazione locale. Noi seguiamo la normativa del Coni che ribadisce come nelle competizioni a squadre la maglia è gestita dalla Federazione sportiva nazionale di riferimento seguendo un regolamento che ne definisce l'utilizzo. Ribadisco che abbiamo avuto un atteggiamento molto responsabile e molto di apertura nei confronti dei team e dei piloti decidendo di gestire solo la maglia e lasciando tutto il resto libero a loro disposizione: pantaloni, stivali, guanti e anche lo stesso casco che ha solo l'obbligo di essere rosso perché ha sempre rappresentato l’Italia. E' per questo che trovo incomprensibile il motivo della polemica di KTM Austria e Yamaha Europa, visto che non è che manchi loro la visibilità. Nonostante ciò a seguito di una richiesta da parte di Michele Rinaldi abbiamo avuto un’ulteriore apertura lasciando loro oltre al logo dell’industria anche la possibilità di avere due marchi sulle maniche per i loro sponsor principali che dava loro la possibilità di presentare i propri supporter in maniera più che dignitosa. Aggiungo un concetto secondo me fondamentale: gli sponsor devono capire che non devono militarizzare i team o la nazionale o i piloti bensì supportarne l’attività, facendo magari come alle Olimpiadi dove ci sono delle aziende che sono partner dell’evento ma non potendo per regolamento vedersi in televisione costruiscono delle comunicazioni intorno alla manifestazione sulla carta stampata, sul web, eccetera. Quindi si sarebbe potuto, ed è ancora possibile farlo, pianificare delle campagne con gli energy drink usando i piloti fuori dalla maglia, fuori dalla competizione sportiva, come si fa appunto sul modello delle Olimpiadi dove ci sono sponsor che investono diverse centinaia di milioni di euro. Credo che questa sia una soluzione più che ragionevole, e possa essere ancora una soluzione percorribile in questo momento».
L’Italia è però l’unica ad avere una situazione del genere.
«Innanzi tutto ci è consentito di farlo perché non c’è una normativa internazionale di riferimento, inoltre al contrario di altre Federazione con Maglia Azzurra noi abbiamo avuto la forza e la lungimiranza di investire in servizi non solo per il motocross ma anche per il trial, la supermoto, il quad cross, l’enduro, specialità che vengono trattare trasversalmente con qualità di servizi pari a quelli del motocross. Non dimentichiamo che oggi i tifosi guardano Cairoli e Philippaerts perché sono diventati famosi, ma quando non lo erano qualcuno e cioè la Federazione sosteneva il progetto Maglia Azzurra usandoli come testimonial a loro vantaggio. Come ha anche riconosciuto Rinaldi, siamo l’unica Federazione che ha sempre sostenuto le trasferte dei team delle nazionali aggiungendo dei servizi come, oltre alle cose dette prima, il libro e il DVD Maglia Azzurra che mettiamo a disposizione nelle librerie e nelle videoteche. Non so quante altre Federazioni fanno attività del genere, sicuramente siamo unica come realtà, ma il fatto che altre non abbiano seguito questo percorso non vuol dire che abbiano scelto la strada giusta. E quindi vogliamo ribadire in maniera molto chiara che i diritti sulla maglia sono della Federazione e non dei team».
Se il progetto Maglia Azzurra ha sei anni, perché si è arrivati ora a uno scontro così
intransigente?
«Il primo motivo è strettamente commerciale e legato agli energy drink che sponsorizzano Yamaha e KTM, che secondo me con un atteggiamento non molto lungimirante vogliono acquisire commercialmente un diritto che non è il loro. Il fatto che Toni e David siano attualmente i due piloti di riferimento nel mondo del cross ha sicuramente inasprito ancora di più la posizione dei rispettivi team, mentre ci sembra giusto ricordare il fatto che se loro sono sono diventati dei super piloti lo è anche perché la FMI, almeno per uno di loro, negli anni ha sostenuto la sua attività così come continua tutt'ora a fare la sua parte supportando l’attività giovanile. Molti nei forum dicono: in fondo la Federazione non ha mai fatto niente per Cairoli, è diventato un campione a prescindere dalla Federazione. Vorrei precisare invece che Antonio, così come altri piloti, è vero che non è diventato campione grazie alla Federazione, però il ruolo che la FMI ha sempre tenuto specie negli ultimi sei/otto anni creando percorsi di crescita dell’attività giovanile del fuoristrada si può dire che abbia dato i suoi frutti. Fin da quando era piccolo Toni ha ricevuto delle attenzioni particolari, così come al team De Carli abbiamo dato per diversi anni un consistente supporto per sostenere giovani come Antonio e Lupino e quindi per creare una opportunità di crescita dei nostri piloti fuoristrada. E oggi la Federmoto per l’attività giovanile propone gratuitamente corsi di Hobby e Sport che dall’inizio dell’anno hanno coinvolto oltre settemila ragazzini dai cinque ai quattordici anni con oltre trecento corsi in giro per l’Italia. Inoltre facciamo i corsi della scuola avviamento enduro, trial e motocross per altri quasi tremila ragazzi selezionati tra quelli dello Hobby e Sport tra i sette e i quattordici anni. I migliori fanno un secondo livello, poi ci sono i corsi teorico-pratici, degli stage di allenamento sempre gratuiti per i migliori di quelli di Hobby e Sport con un investimento da parte della Federazione sull’attività giovanile gratuita di tutti i piloti del fuoristrada di quasi ottocentomila euro. Questo per affermare quanto la Federazione sia molto attenta all’attività di base. Spesso sui forum non sanno niente di ciò e sparano a zero senza sapere quello di cui stanno parlando. La Federazione fa attività giovanile e promozione per i ragazzi dai cinque ai quattordici anni, quindi non vedo perché non debba gestire la maglia quando ha anche dimostrato di saperlo fare in maniera consapevole, non andando a creare pasticci commerciali con altri sponsor, usando solo dei profili istituzionali, e tramutando in servizi gli investimenti di questi sponsor. Invece le richieste dei team sono legate ad aspetti molto pressanti di business, mentre noi vogliamo portare avanti una battaglia di principio e non commerciale perché la Maglia Azzurra ci sarà anche tra trent’anni quando non ci saranno più né gli attuali piloti, né io, né Pit Beirer ne Michele Rinaldi».
Perché non si è arrivati a un compromesso?
«Le trattative possono dirsi ancora aperte, perché stanno arrivando richieste di continuare a mediare sia da parte dei team che da parte di Giuseppe Luongo, ma al momento non c’è una soluzione anche se in questo momento la nostra posizione è altamente impopolare, perché come piccola Federazione stiamo portando avanti una battaglia di principio nei confronti di sponsor commerciali molto potenti. Ma al di là di quanto affermato in alcuni forum, i due piloti sono stati regolarmente convocati, questa cosa deve essere molto chiara, perché invece i team stanno giocando sull’onda emozionale del fatto che piloti non correranno, punto e basta, senza sottolineare il fatto che sono loro che non li mettono a disposizione come ci hanno risposto nelle loro e-mail anche dopo la proposta di mediazione che abbiamo fatto successivo all'incontro con Rinaldi. Ci siamo resi disponibili a mettere qualche sponsor in più sulle maniche e di dimensione maggiore, ed era già un’eccezione perché gli anni scorsi tutti hanno accettato la maglia neutra con la sola scritta dell’industria, ma loro vogliono gestire la maglia come piace a loro e ciò è inaccettabile. E’ chiaro che all’appassionato non gliene frega niente di questi problemi, che i tifosi sono arrabbiati e hanno anche in parte le loro ragioni, ma dovrebbero anche capire quello che abbiamo fatto noi e che cosa c’è in ballo. In un’epoca in cui lo sport motociclistico, tipo la MotoGP ma piano piano anche il motocross, sta diventando ostaggio dei soldi e degli sponsor, noi portiamo invece avanti un’idea che vuole combattere questo principio affermando il ruolo di una Federazione centrale, determinante nello sviluppo futuro del fuoristrada. Quindi qui non è in gioco la partecipazione di Cairoli e Philippaerts al Nazioni, ma dei pesi e dei poteri che nello sport devono essere gestiti e tutelati dalle Federazioni sportive, dalla FIM e dalla Federazione nazionale, non dagli sponsor e dai soldi. Altrimenti finiremo come nella MotoGP, dove comanda solo il denaro».
C’è ancora margine di trattativa?
«Secondo me la situazione è questa: noi abbiamo convocato nuovi piloti, e abbiamo sempre detto che nel momento in cui fossero uscite le nuove convocazioni, la partita si sarebbe chiusa. Certo è che se Yamaha e KTM volessero aderire alla nostra proposta, se ne potrebbe riparlare perché a quel punto sarebbe stupido non portare i migliori piloti che abbiamo in Italia. Ma ci sarà qualche cambiamento solo se i team faranno marcia indietro e si renderanno conto che sono loro in una posizione sbagliata in quanto vogliono appropriarsi di qualcosa che non è loro. Se vengono a più miti consigli accettando le proposte di mediazione della Federazione ne possiamo riparlare».
Anche perché così facendo si rischia di non avere mai più in futuro i nostri migliori piloti.
«Certo, questo potrebbe essere un rischio, però noi dobbiamo guardare a un progetto più ampio del singolo caso, spalmato in cinque o sei anni e riguardante il futuro, dove il principio fondamentale sul quale stiamo lavorando è che gli sponsor non possono dettare le leggi di questo sport, ma devono essere le Federazioni a dirigere le norme e a gestire lo sport».
Un lettore di Moto.it ha sorto dei dubbi sul colore verde della maglia Azzurra usata lo scorso
anno.
«Uno degli aspetti più interessanti del progetto Maglia Azzurra è che è stato innovativo e di interattivo coi tifosi, che dal 2005 hanno iniziato a disegnare la maglia in prima persona tramite un concorso popolare aperto ai tifosi, e il vincitore è stato ospitato al Nazioni per vivere le emozioni dello sport che ha scelto. Per quello riguarda l’aspetto la fantomatica colorazione verde, così come inventammo il concetto di pettorina nella Supermoto, dal 2007 abbiamo ideato una innovativa maglia "special edition" per dare qualche segnale di novità in un mondo che era abbastanza fermo su principi un po’ statici. Una seconda maglia di gara con un progetto che ricordasse il tricolore nazionale, quindi il primo anno è stata bianca, il secondo verde e quest’anno sarà rossa. I piloti la utilizzano solo in una manche o, come nel caso dell'enduro, alcuni piloti l’hanno messa il giorno della finale. Quindi si vuole solo strumentalizzare un caso che non c’è, purtroppo sui forum spesso gli esagitati esprimono dei concetti molto semplificati, non conoscendo né i termini delle questioni né i problemi. Noi non possiamo presumere che questi raccontino la verità, né pensare che rappresentino una opinione pubblica credibile. Ci sono delle persone che invece pongono domande in maniera seria o si pongono dei dubbi, ed è giusto che ci siano delle risposte sensate e chiare».
L’altra domanda posta dai lettori è se le spese che sostiene la FMI riguardano solo la trasferta dei piloti ed il trasporto delle moto?
«No, anche quelle dei meccanici di riferimento del pilota, del trasporto, vitto e alloggio e come due anni fa che Cairoli voleva anche il telaista oltre che il motorista non abbiamo fatto problemi. Il punto però non è che poiché paga la FMI pretende, è giusto infatti che la Federazione si faccia carico di queste spese così come è giusto che sia sempre lei che gestisca la maglia visto che è un suo diritto. Punto. Sia che paghi o non paghi, che porti o non porti questo o quel pilota. Questo è il fulcro che non è chiaro né nei forum né nella testa dei team: il diritto di decidere sulla maglia è della Federazione a prescindere, poi è lei che negli anni ha sempre sostenuto sia la trasferta della Nazionale, piloti, meccanici e team manager. Questo è un atto doveroso e necessario che la Federazione fa, ma non è la contropartita per la gestione della maglia. Nei forum invece ho letto: questi pagano e pensano di avere ogni diritto. Non è così, è una cosa dovuta che la Federazione ha sempre fatto e che è giusto che faccia a prescindere dagli sponsor. Tra l'altro voi come tanti altri giornalisti avete visto che noi non abbiamo mai esagerato portando gente che non c'entrava ai Nazioni, non ci sono mai stati zii, mogli, nipoti, bensì il minimo indispensabile delle persone che hanno sempre lavorato e spesso sono state in sala stampa fino a mezzanotte».
Un'altra domanda posta era se non si rischia di creare un distacco dei praticanti con questa decisione non supportata dai tifosi italiani.
«Noi vogliamo solo ribadire il ruolo della Federmoto che vuole tornare a fare la Federazione riappropriandosi del controllo delle norme e dello sport nei confronti dello sponsor. Questa è il concetto che vale più di qualsiasi altra cosa, persino della popolarità di Cairoli e Philippaerts. Dall’altra parte per l’attività giovanile la Federazione fa quello che ho già detto: attività gratuita per i ragazzi dai cinque ai quattordici anni in cui la Federazione investe più di ottocentomila euro in questi tre passaggi che sono Hobby e Sport, corsi di avviamento e corsi teorico-pratici».
Massimo da Vigevano
MA CHI CI GUADAGNA ?????????