MXGP. “Gracias Jorge!” Saluto e ITV a un incredibile Campione del Mondo!
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Mattighofen, Austria, 21 Ottobre. Nell’arrivederci di GasGas a Jorge Prado (e viceversa, e non si venga a parlare di enfasi e di addi in un mondo in cui tutto può correre più veloce del batter d’occhio), c’è tutta la potenza e il fascino di una storia meravigliosa giunta al suo epilogo. È la storia di una relazione, di una collaborazione, di una famiglia in fabbrica che ha saputo scrivere, appunto, la Storia. Con la “S” maiuscola per un significato di grandiosa unicità. Di queste ore l’annuncio della separazione, che era cosa saputa e che chiude il cerchio di una parabola esemplare, incorniciata in una stagione da brividi che resterà nella memoria. Così come la Storia. Non è il momento di parlare di futuro, di America, di “verdi” e di SuperCross. Questo è il contesto ideale per far emergere dall’immediato passato l’impresa della conferma del Titolo di Jorge Prado con GasGas che va due volte in archivio: come albo d’oro e come capitolo importantissimo di una carriera folgorante in seno a una Famiglia cui si deve una parte importante nello sviluppo della sceneggiatura.
Il Gruppo di Pierer ha istruito la voce di GasGas in un emozionante “Gracias Jorge”, un documento ufficiale che non riesce a tenere a bada l’affetto per il Campione e l’emozione per il contributo dato alla “famiglia”. Del resto l’avventura di KTM (GasGas) e Prado resterà incisa nelle tavole della storia. Il Team Red Bull GASGAS Factory Racing saluta Jorge Prado sventolando la bandiera a scacchi di un viaggio incredibile, segnato dai due titoli MXGP consecutivi del 2023 e 2024, celebrando i successi incredibili del “suo” Pilota, e augurandogli altrettanti successi nell’affrontare le sfide future della sua carriera. Con GasGas Jorge Prado ha conquistato in tre straordinarie stagioni due titoli MXGP, ottenuto 14 vittorie di Gran Premio, 33 di manche e 42 podi.
Pit Beirer: "Jorge è con noi fin dai suoi primi giorni del motocross, a partire dalla sua incredibile vittoria nel Campionato del mondo 65cc nel 2011, quando è diventato il più giovane campione del mondo di sempre. Lo abbiamo visto crescere da promettente giovane pilota a quattro volte campione del mondo, con i titoli MX2 e MXGP conquistati sotto la guida di Claudio e Davide de Carli, e il suo viaggio è stato a dir poco straordinario. La sua determinazione instancabile e il suo talento naturale sono sempre stati chiari. Siamo immensamente orgogliosi di aver fatto parte del suo viaggio dai suoi primi anni ai suoi grandi successi di livello mondiale".
E veniamo a noi, a Jorge Prado, al Campione e al Campionato del Mondo MXGP. La stagione ha avuto tre protagonisti assoluti, una bella spanna al di sopra della “media” e della concorrenza. Jorge Prado, Tim Gajser e Jeffrey Herlings. Quei tre hanno esaltato il gesto sportivo e agonistico del Motocross e portato incredibile spessore tecnico e spettacolare alla Serie. Dei tre, uno solo è emerso, ma solo alla fine nettamente, aggiungendo al confronto il brivido del thriller. È Jorge Prado Garcia da Lugo, Galizia, Spagna, il 23enne ufficiale Red Bull GasGas Factory Racing (leggi De Carli Racing, della cui famiglia fa parte dal 2017). Corre nel Mondiale dal 2017, ma ha debuttato l’anno prima, in Olanda. 2018 e 2019, Campione del Mondo MX2, 2023 e 2024 Campione del Mondo MXGP. Il “Detentore” ha confermato il Titolo 2024 con 11 vittorie e 16 podi sui 20 Gran Premi della stagione.
Un week end finale di Campionato eccezionale. Vittoria di uno spagnolo, su una moto spagnola, su una pista spagnola. Senza andare troppo per il sottile è la configurazione ben poco enfatizzata del fine settimana perfetto. Grazie GasGas, grazie Davide De Carli e, of course, grazie Jorge Prado, Campione e detentore. Quale la sensazione generale sulla stagione, sulla conservazione del Titolo, sul viaggio lungo un anno particolarmente combattuto?
Jorge Prado. “L’anno scorso ho vinto per la prima volta il Titolo nella massima categoria. Era il mio sogno. Quest’anno raddoppiare, consecutivamente. Sapevo che non sarebbe stato facile. C’è stato un innalzamento generale della pressione. Da parte di chi si aspettava questo da me, anche solo per il fatto di correre con il numero 1. Tuttavia si trattava della stessa pressione che il stesso mi mettevo addosso, lo stesso obiettivo. Una stagione dura, tutti contro nessun infortunato seriamente tra gli avversari diretti. Altissimo livello di competizione, forse una delle stagioni più dure degli ultimi anni. Insomma un altro sogno realizzato, incredibile averlo realizzato negli ultimi Gran Premi.”
“Sistema” quasi perfetto. Voglio dire, quasi perché in certe situazioni fangose qualcosa non ha funzionato alla perfezione. Cosa è successo, perché è stato così difficile mantenere quel ritmo e gli obiettivi di inizio Campionato in quelle condizioni?
JP. “Bene, credo che l’unico Gran Premio veramente difficile è stato quello del Portogallo, in Francia in fondo me la sono cavata abbastanza bene. In Portogallo le cose si sono complicate a causa di un paio di errori che ho commesso e, certamente, quella superficie in quelle condizioni non si è rivelata l’ideale per me. È stato un peccato, perché comunque contavo di raccogliere dei bei punti, ma quella doppia caduta iniziale ha compromesso un po’ tutto. Insomma, certamente non il mio miglior week end.”
Stagione dura, avversari difficili da battere. Qual è il punto centrale necessario per diventare Campione del Mondo?
JP. “Per prima cosa devo dire che siano stati veramente molto “consistent”, Tim, Jeffrey ed io. In questo contesto la chiave di volta era vincere i Gran Premi, vincerne di più. Alla fine ho vinto più manches e più gran premi. Direi che questo è stato il modo, sul quale peraltro avevamo puntato, e questa è stata la differenza.”
C’è un “hilight” della tua stagione? Un momento chiave?
JP. “Per la verità ci sono stati diversi momenti per così dire chiave, emozionanti, diciamo indimenticabili. Per esempio vincere in Argentina e scoprire che avevamo iniziato con il piede giusto. E subito dopo andar in Spagna e fare 1°, 1°, 1°, e avere conferma dello stato (di grazia) delle cose. Oppure quel bel Gran Premio a Riola Sardo, o ancora in Trentino essere riusciti a vincere il Gran Premio nonostante i problemi iniziali del week end. Diciamo che più che un momento è stato un periodo che ci ha fatto capire che eravamo in sintonia perfetta con l’obiettivo. Insomma ci sono stati più momenti in cui mi sono sentito in grado di fare la differenza, e tutti questi possono essere considerati degli “hilights”. Forse un hilight unico è quando mi sono accorto che ero un Pilota migliore rispetto all’anno scorso!”
L’America durante l’inverno e subito dopo il Mondiale. Una stagione di fatto lunghissima. Quali i metodi per “tenere” fisicamente e mentalmente?
JP. “In effetti sono stati quasi due anni di attività senza alcun riposo effettivo. Dal punto di vista fisico mi ha aiutato a “tenere” la preparazione, che aveva tenuto conto di questo fatto, e dal punto di vista mentale direi che si è trattato di mantenere vivo l’obiettivo, quello cioè di spingere sempre più forte, sempre allo stesso livello. Non è stato facile, certamente, ma sono orgoglioso che ci siamo riusciti.”
Miglioramento, appunto. Lo scorso anno hai vinto due Gran Premi, quest’anno ben undici. Come si spiega questa grande differenza?
JP. “L’anno scorso abbiamo puntato ad essere costanti e a raccogliere più punti possibile senza lasciarne in pista troppi sbagliando. In effetti ha funzionato, pochi GP vinti ma molti punti. Quest’anno abbiamo curato molto la preparazione fisica, la velocità, le partenze, di fatto proponendoci di fare la differenza puntando ancora più in alto. E in effetti abbiamo vinto molto, ha funzionato ancora, ancor meglio.”
3 GP in Spagna, a Casa. 5 vittorie su 6 manches. Pressione particolare?
JP. “Beh, certamente, quando corri in casa la pressione non viene solo da te stesso ma anche dal tuo pubblico. Tuttavia devo dire che mi piace correre sotto pressione, e quindi ho pensato che valeva la pena di trasformare la pressione del Pubblico in ulteriore energia positiva. Direi che il risultato è stato perfetto. Io ho vinto tre Gran Premi e gli spettatori hanno avuto quel che desideravano dal loro beniamino.”
Il fango è stato il peggio, gli holeshot il sublime. Vuol dire la moto perfetta, la preparazione perfetta, il metodo perfetto. Come avete raggiunto, appunto questo sistema perfetto?
JP. “Credo che all’inizio di tutto ci sia una mia capacità di interpretare bene le partenze. Credo che mi sia stata sempre congeniale, quasi una cosa naturale. Nel caso specifico, tuttavia, è essenziale un feeling perfetto con la moto perfettamente preparata, il che presuppone un Team che riesca ad allestire la moto forte abbastanza, e lunghi allenamenti specifici per partire sempre meglio. Tutto insieme.”
La domanda cruciale. Una lunghissima stagione con KTM e GasGas. Come è stata l’avventura di relazione?
JP. “Ho iniziato con de Carli nel 2017. Siamo stati insieme molti anni e molte stagioni, e abbiamo vinto moltissimo. È chiaro che non poteva essere soltanto una relazione di lavoro, e infatti possiamo ben dire che è stato un rapporto di carattere diverso, migliore, famigliare. Con Claudio abbiamo finito per vederci e frequentarci molto più della mera esigenza professionale, di Davide posso dire oggi che è uno dei miei migliori amici. È chiaro che vincere con loro è qualcosa di speciale, con una parte ancora più speciale visto che con Davide Team Manager e con GasGas abbiamo vinto tutto. Conoscersi così bene ha aiutato su tutta la linea, la preparazione, l’approccio ai week end di gara, gli allenamenti. Insomma abbiamo costruito un sistema di lavoro perfetto basato su una relazione eccezionale. E queto dimostra quanto possa essere importante la relazione umana in sovrapposizione a quella professionale. È molto bello, sono molto felice di questo!”
© Immagini MXGP, KTM, GasGas
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kevin#34, Roma (RM)caro Batini, bella intervista, ma due domande sul futuro prossimo (nello specifico l'imminente debutto nel Supercross AMA) potevi anche fargliele....