Aprilia brevetta un sistema anti-dive da pista
Come tutti sappiamo, la sospensione anteriore ha un ruolo fondamentale nel rendimento ciclistico, e su questo importantissimo componente lo sviluppo non si è mai fermato, anche se esteriormente una moderna forcella non pare poi così diversa da una di una ventina d'anni fa.
Se l'ultima frontiera sono le sospensioni elettroniche semiattive, peraltro vietate nelle competizioni, un'alternativa può essere rappresentata da altre soluzioni.
Una di queste è il "famigerato" anti-dive, ovvero il sistema che limita l'affondamento della forcella quando si frena senza dover ricorrere a un indurimento eccessivo della sospensione, che male si sposerebbe con le esigenze di ammortizzamento e controllo dell'aderenza del pneumatico sulle asperità.
Il sempre attento sito britannico BikeSocial ha pubblicato dei disegni di brevetto che sono attribuiti ad Aprilia, e che mostrano un anti-dive di tipo meccanico.
Contrastare l'affondamento della forcella per trovare un assetto che permetta di sfruttare ancora di più la potenza frenante anteriore (oltre a un certo limite si arriva, come è noto, al ribaltamento) è stata un'ossessione per molti progettisti.
A partire dai primi anni Ottanta si sono visti numerosi esempi applicati sulle moto di serie (Honda TRAC, Kawasaki ADVS, Suzuki ANDF) e ancora di più per fantasia nelle competizioni, dalle piccole GP 50 artigianali fino alle 500 ufficiali.
Poi il progresso tecnico delle forcelle ha preso il sopravvento, e sui modelli di serie la novità – alla fine più che altro commerciale, perché relativamente efficace nell'uso pratico – è stata presto dimenticata.
E di anti-dive si è trattato lungamente anche in Formula 1
I disegni di brevetto Aprilia mostrano una soluzione di tipo meccanico accoppiata a componenti da competizione.
L'avantreno è in questo modo più sostenuto in frenata, lasciando più libera la parte idraulica che in questo modo può avere una taratura più morbida e quindi sensibile a moto inclinata.
Durante la frenata, per effetto dell'attrito generato dalle pastiglie, le pinze tendono a ruotare nella stessa direzione dei dischi: solitamente sono vincolate rigidamente alla forcella e quindi non si muovono, ma nel caso della soluzione Aprilia hanno la possibilità di poter ruotare radialmente per alcuni gradi.
Poiché le piastre su cui sono articolate sono collegate tramite puntoni ai foderi della forcella, si genera una coppia di forze contrarie all'affondamento.
Il collegamento della pinza alla staffa scorre inoltre in un asola sagomata; in questo modo è possibile avere una progressività – per giunta modificabile – della reazione anti affondamento.
Come mostra il grafico qui sopra, l'intervento dell'anti-dive è massimo nella prima fase della frenata, poi decresce fino ad annullarsi a circa due terzi dell'escursione della sospensione, permettendo così alla forcella di assorbire le asperità che altrimenti comprometterebbero l'aderenza del pneumatico quando la compressione si avvicina a quella massima.
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boxer18, Macerata (MC)A tal proposito vorrei ricordare che questo sistema è stato utilizzato in America sul R90S alla fine degli anni 70 nelle gare della AMA VMD. La differenza sostanziale è che all'epoca questo antidive meccanico scaricava la spinta tramite puntoni direttamente sotto la piastra inferiore della forcella. Questo stesso sistema è stato poi mutuato sulla Kawasaki KR 500 GP e sulla Garelli 125 GP. Nulla di nuovo sotto il sole
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Onelli, Genova (GE)Sembra molto simile a questo brevetto del 1998 https://patents.google.com/patent/US6896276B1/en che guardacaso scade il 25/3/2020...