Brexit e la moto nel Regno Unito: che cosa cambia da ora?
Dalle ore 24 del 31 gennaio il Regno Unito non fa più parte dell’Unione Europea.
Per undici mesi, fino al 31 dicembre del 2020, ci sarà un periodo di transizione nel quale non ci saranno cambiamenti nella circolazione delle merci e delle persone e da domani cominceranno le trattative per arrivare a nuovi accordi con la UE e con i 27 stati che la compongono.
Per tutto il 2020 con il Regno Unito restano il vigore le norme comunitarie, anche se ci saranno più rappresentanti britannici nel parlamento europeo, e Londra continerà a versare i suoi contributi all'Unione, non ci saranno barriere e nuovi dazi doganali e potremo continuare a viaggiare in UK come abbiamo fatto negli ultimi decenni.
L’economia britannica ha già subito nel 2019 le influenze della Brexit, prima ancora che se ne conoscessero i termini, e fino all’ultimo c’era anche chi credeva nella possibilità di un secondo referendum che magari avrebbe dato un risultato opposto al precedente. L’incertezza sulle regole di uscita dall’Unione Europea e sulle sue possibili conseguenze in termini di occupazione e di PIL ha infatti penalizzato i dati macroeconomici soprattutto nel primo semestre dell’anno. Tuttavia già nei mesi estivi si è registrata una ripresa dell’occupazione e anche i salari sono cresciuti.
Se ci limitiamo al mercato della moto notiamo infatti che nel 2019 le vendite complessive (scooter leggeri, motocicli, tricicli e quadricicli) sono aumentate dell’1,5%, salendo da 105.816 a 107.408 unità. Ricordiamo che il risultato migliore degli ultimi anni si è registrato nel 2016 (circa 128.000 unità) e quello peggiore nel 2012 (94.000 unità circa).
Dopo Francia, Italia, Germania e Spagna, quello del Regno Unito è stato perciò il quinto mercato europeo, mentre si è posizionato al trentesimo posto a livello mondiale.
La Top Ten generale delle vendite 2019 in Gran Bretagna è stata guidata dallo scooter Honda PCX 125 (2.840 unità), seguito da un altro scooter 125 (Yamaha NMAX) e poi dalle maxi enduro BMW: R1250GS (1.827) e R1250GS Adventure (1.773). Al settimo posto si è classificata la Royal Enfield Interceptor 650 (1.427) e all’ottavo la Honda Africa Twin (1.276).
Pos. | Marca e modello | Unità vendute | Quota di mercato |
1 | Honda PCX 125 | 2.840 | 2,6% |
2 | Yamaha NMAX 125 | 1.924 | 1,8% |
3 | BMW R1250GS | 1.827 | 1,7% |
4 | BMW R1250GS Adventure | 1.773 | 1,7% |
5 | Honda CB125F | 1.572 | 1,5% |
6 | Honda Vision 110 | 1.546 | 1,4% |
7 | Royal Enfield Interceptor 650 | 1.472 | 1,4% |
8 | Honda CRF1000L Africa Twin | 1.276 | 1,2% |
9 | Honda CB125R | 1.106 | 1,0% |
10 | Yamaha MT-07 | 1.037 | 1,0% |
Anche in UK è quindi la BMW GS in cima alle preferenze dei motociclisti, mentre si conferma l’importanza dei modelli 125 (ce ne sono cinque nella prime dieci posizioni) e si nota nelle posizioni di vertice anche una superiore frammentazione delle vendite rispetto a quanto non accada in Italia.
Marca leader è Honda, con una quota di mercato di quasi il 20% e vendite salite del 6% (21.150 unità), davanti a Yamaha (11.115 unità e in calo del 10,6%) e BMW che con 9.235 unità ha visto un incremento del 4%.
In leggera flessione Triumph (-5%) che con 8.035 unità precede Kawasaki (stabile con 7.050 unità), la cinese Lexmoto con 6.600 unità, KTM (+11,5% e 6.460), Harley-Davidson (4.560, -7,5%), Suzuki (4.400, in flessione del 2,6%) e Ducati a chiudere la prima decina con 3.120 unità e un -5%. Royal Enfield balza invece all'undicesimo posto grazie a un di +123%.
Le moto oltre i 1.000 cc sono state 21.068 unità (il 20% del totale). In crescita i ciclomotori (+20% ma soltanto 6.764 unità) e le 125 – scooter e moto – rappresentano la fetta più consistente con 33.790 unità. In crescita il segmento dei modelli da 126 a 650: +12% e 22.450 unità, i rimanenti segmenti hanno tutti perso qualcosa.
Il 2020 potrebbe essere ancora positivo per le vendite del settore, poiché le previsioni indicano un ripresa economica generale dovuta a politiche di stimolo fiscale che il governo britannico metterà in campo.
Le previsioni della Banca d’Inghilterra per quest’anno vedono il Pil britannico a +0,8% (contro la precedente previsione del +1,2%), con un recupera al +1,4% nel 2021 e al +1,7% nel 2022. Più ottimistiche le previsioni del Fondo monetario internazionale che danno un +1,4% di crescita nel Regno Unito rispetto al +1,5% della UE.
Anche l’OCSE sostiene la tesi di una crescita nel 2020, ma all’1%, con stima del +1,2% l’anno prossimo.
Dal 2021 le cose potranno cambiare inmaniera più meno sensibile in base agli accordi commerciali che saranno stretti e alle future tariffe doganali che saranno applicate per le merci importate, ma anche per quelle che saranno esportate. Come sempre sarà il ciclo economico a determinare l'andamento dei consumi e quindi anche anche lo stato di salute del settore motociclistico.
Per quanto riguarda la sola industria presente nel territorio, Triumph, è noto che già ora la maggioranza della produzione motociclistica, e anche della componentistica poi assemblata in Inghilterra, avviene fuori dai confini del Regno Unito.
Fonte dati: Motorcycle Industry Association
salut!
Considerato che il processo che ha portato alla Brexit è già in atto da qualche anno, se l'anno passato gli Inglesi hanno acquistato tante moto, vuol dire che male che vada, la Brexit è non li ha danneggiati.
Poi, si vedrà; certo è che il futuro non lo sa nessuno, nemmeno quei "grandi economisti" che pontificano da ogni pulpito, ma non ne hanno mai imbroccata una
:-)