Epoca

Capolavori in mostra a Castelfiorentino

- Splendide moto da corsa in una manifestazione organizzata con grande passione. In Toscana la moto è storicamente di casa, con piloti e tecnici quali Lampredi, Chiti, Bizzarrini, e industrie come Piaggio e Beta
Capolavori in mostra a Castelfiorentino

La Toscana è una terra che con il motorismo ha un legame particolare. C’è uno splendido circuito, quello del Mugello, una piccola ma importante realtà come la Beta, che da decenni produce moto di notevole interesse, e il colosso Piaggio, giustamente famoso a livello mondiale. Inoltre questa magnifica regione ha fornito al nostro mondo anche eccellenti piloti e tecnici come Aurelio Lampredi, Carlo Chiti e Giotto Bizzarrini, che hanno lasciato un segno profondo nella storia delle auto da competizione. Grande popolarità hanno avuto a lungo le corse in salita, al punto che per un certo tempo è stato istituito un campionato toscano di questa specialità.

Non c’è quindi da stupirsi che periodicamente vengano organizzati interessanti eventi, come quello dedicato alle moto storiche fiorentine svoltosi in ottobre. E non mancano i convegni tecnici, che negli ultimi anni si sono svolti presso l’università di Pisa. Pochi giorni fa il motoclub Castelfiorentino ha organizzato una bella mostra di moto da competizione, abbinata a un incontro con alcuni personaggi storici del nostro mondo, tra i quali Augusto Brettoni (fortissimo pilota degli anni Settanta, vincitore tra l’altro della durissima 24 ore del Montjuich del 1971 in sella alla Laverda 750) e Rossano Brazzi, tecnico che ha legato per tanti anni il suo nome a quello della Aprilia, per la quale ha curato le moto ufficiali da Gran Premio. Vere e proprie forze motrici della manifestazione sono stati l’inossidabile Marcello Peruzzi, ben noto a tutti gli appassionati delle Ducati a coppie coniche, e il presidente del motoclub, Alfiero Stazzoni.
 

Dalla Benelli 4 alla Desmosedici

La Laverda 750 SFC, qui in versione per le gare di endurance, è stata una delle migliori “derivate di serie” degli anni Settanta. Il motore a due cilindri paralleli con distribuzione monoalbero comandata da una catena collocata centralmente erogava 70 cavalli a 7.500 giri/min
La Laverda 750 SFC, qui in versione per le gare di endurance, è stata una delle migliori “derivate di serie” degli anni Settanta. Il motore a due cilindri paralleli con distribuzione monoalbero comandata da una catena collocata centralmente erogava 70 cavalli a 7.500 giri/min

Tra le moto esposte, spiccava la Benelli 250 quattro cilindri del 1966, a suo tempo pilotata da Tarquinio Provini e ora di proprietà del figlio. Questa moto, progettata dall’ing. Savelli, aveva la distribuzione bialbero e due valvole per cilindro (solo sul finire della sua lunga evoluzione sono apparse le teste a quattro valvole). La potenza, originariamente di una quarantina di cavalli, attorno alla metà degli anni Sessanta è passata a circa 45 cv e nel 1969 è arrivata a sfiorare i 50. Tra le caratteristiche di maggiore interesse del motore spiccavano i cilindri singoli e la testa in due parti.

Molto bella e originale era anche la Mondial 250 GP messa a disposizione da un noto collezionista fiorentino (che ha fornito alla mostra anche una Ceccato 75 monoalbero e una Morini 175 Settebello). Questa formidabile monocilindrica bialbero ha corso solo nel 1957, conquistando il titolo mondiale. Il motore monocilindrico aveva un alesaggio di 75 mm e una corsa di 56,4 mm (misure molto radicali, per i tempi) ed erogava una trentina di cavalli a un regime leggermente inferiore agli 11.000 giri/min.

Le Ducati dell’era Taglioni erano ottimamente rappresentate da una 125 da Gran Premio, con distribuzione bialbero di schema convenzionale (cioè con le valvole richiamate da molle a spillo). Apparsa nel 1956, questa moto è stata costruita in alcune decine di esemplari, destinate ai piloti privati, fino al 1959. La potenza era di 16-17 cavalli a un regime di 11.500 giri/min.
Non poteva mancare una Laverda 750 SFC, fornita da Brettoni. Questa moto, prodotta in poco più di 500 esemplari tra il 1971 e il 1976, è stata una grande protagonista delle gare per le derivate di serie. Il suo motore bicilindrico aveva una distribuzione monoalbero con comando a catena; con un alesaggio di 80 mm e una corsa di 74 mm, erogava 70 cavalli a 7500 giri/min.

 

Arturo Serri, abilissimo congegnatore meccanico dalla straordinaria passione, poiché non disponeva dei soldi necessari per acquistare le moto da corsa originali ha deciso di costruire da sé quelle che più gli piacevano

Un capitolo a parte spetta alle incredibili repliche di Arturo Serri. Questo abilissimo congegnatore meccanico dalla straordinaria passione, una volta andato in pensione, poiché non disponeva dei soldi necessari per acquistare le moto da corsa originali, ha deciso di costruire da sé quelle che più gli piacevano. Ha realizzato personalmente i modelli per le fusioni e ha lavorato i diversi componenti nel suo box, dotato di tornio e di fresa. Per ogni moto ha iniziato documentandosi in maniera incredibile, raccogliendo articoli e foto (che ha fatto ingrandire in modo da poter rilevare le quote); poi ha tracciato i disegni necessari e infine è passato alla costruzione… 

Un posto a sé stante era dedicato alle stupende repliche delle moto da Gran Premio realizzate da Arturo Serri per la sua collezione personale. A Castelfiorentino erano presenti una Ducati 250 bicilindrica, una Morini 250 bialbero, una Bianchi 250 GP e una Gilera 125 “Mosca Bianca”
Un posto a sé stante era dedicato alle stupende repliche delle moto da Gran Premio realizzate da Arturo Serri per la sua collezione personale. A Castelfiorentino erano presenti una Ducati 250 bicilindrica, una Morini 250 bialbero, una Bianchi 250 GP e una Gilera 125 “Mosca Bianca”

Ha costruito pure i serbatoi, i parafanghi e le selle, trasformandosi in abile battilastra! Roba da non credere. E infatti alla sua casa hanno fatto visita giornalisti provenienti anche dall’estero, che hanno parlato della sua opera e delle sue creature sulle riviste di svariate nazioni. Il comune di Milano l’ha premiato con l’Ambrogino d’Oro. Tanto di cappello!

A Castelfiorentino della sua collezione erano presenti una Morini 250 bialbero, una Gilera bicilindrica 125 da GP degli anni Cinquanta (la famosa “Mosca Bianca”), una Bianchi 250 bialbero dei primi anni Sessanta e una Ducati 250 a due cilindri paralleli (realizzata dalla casa bolognese nel 1960 per il giovane Mike Hailwood).
Alla mostra toscana erano presenti anche alcune eccellenti moto moderne, tra le quali spiccavano due Ducati: la Desmosedici da Gran Premio di Loris Capirossi e la 999 superbike a suo tempo condotta da Troy Bayliss, cortesemente fornite dal museo della casa. 

 

Commenti

Non è ancora presente nessun commento.
Inserisci il tuo commento