Cyril Despres a Moto.it e poi alla Dakar con Peugeot
Pochi mesi fa, all’improvviso una valanga di notizie sensazionali. La prima: Peugeot torna dopo 25 anni alla Dakar. La seconda, esplosiva: Cyril Despres lascia le Moto per salire sulla nuova 2008 DKR.
Il potere delle sensazioni non è svanito con il passare del tempo, anzi si è amplificato
«Sì, soprattutto perché non era una cosa studiata, prevista. Dopo l’esperienza della Dakar 2014 con Yamaha, tutto sommato riuscita, è arrivata una di quelle belle sorprese che capitano di rado. Peugeot è venuta ad annunciarmi che tornava alla Dakar, dopo 25 anni come dicevi, e mi ha chiesto se ero interessato alla nuova avventura. Beh, ho deciso piuttosto rapidamente. Penso che opportunità come queste capitano poche volte nella vita, così ho deciso di interrompere la carriera con le due ruote e di passare alle quattro».
A partire da quel momento, molto, molto lavoro e, credo, anche responsabilità assunte in situazioni completamente nuove. E nuove anche le sensazioni. Quali, per esempio?
«A partire da giugno, con la nuova vettura, le sorprese e le sensazioni si sono sommate senza sosta. Mi ricordo, per esempio, la prima volta che sono salito sulla macchina. Eravamo al Sud della Francia, faceva caldo, sudavo ed ero emozionato. Avevo le lacrime agli occhi. Quando ho messo la marcia indietro per uscire dal “box”, c’erano alle mie spalle due grandi Miti che mi stavano a guardare. Carlos Sainz e Stephane Peterhansel, le braccia incrociate. È là che mi sono detto: Cyril, soprattutto non fare stupidaggini! Avevo accanto a me, che mi sorvegliavano, due grandissimi Piloti. E così è continuato, ad ogni prova, ad ogni nuova esperienza con la macchina. Un sacco di emozioni, di esperienze nuove. Mi piace molto guidare la macchina, provo un autentico piacere, e ho una grande fretta di essere al via della mia prima corsa in auto, che sarà la Dakar 2015 in Argentina».
In questi mesi uno “switch” completo, dalle due alle quattro ruote. Puoi descriverci le sensazioni di questa differenza così importante tra la moto e un’auto così competitiva e, credo, rivoluzionaria?
«Eh sì, la 2008 DKR è piuttosto rivoluzionaria. Nello chassis, nello schema tecnico deciso da Peugeot. Abbiamo una 2008 DKR a due ruote motrici, con delle grandi ruote e molta escursione delle sospensioni. Ho quasi la sensazione, per certi versi, di guidare una moto. Si passa sui sassi, sulle spaccature del terreno o negli oued a una velocità incredibile, e quello che la fa assomigliare a una moto è soprattutto il fatto che è “gioiosa”, molto piacevole da guidare, scivola di lato come la moto. Onestamente non riesco a paragonare questa Macchina alla moto, ma mi sembra che sia altrettanto divertente».
È difficile da guidare se pensi a come eri solito condurre la moto?
«Per quello che ho imparato sino ad ora, è ancora soprattutto terra, fuoristrada, deserto. Le stesse condizioni di terreno che conoscevo guidando la moto. Non c’è dunque una differenza sostanziale, o enorme. Certo è diverso, non c’è l’aria che ti entra nel casco, si è un po’ più stretti nell’abitacolo, il sedile, le cinture di sicurezza, ma ci sono tantissimi punti di similitudine. Non ho l’impressione di aver cambiato disciplina, ho giusto la sensazione di aver cambiato veicolo».
In ogni caso è una vettura da competizione costruita per vincere. Dunque una macchina molto, molto veloce. Che differenza c’è tra le sensazioni di velocità in moto e in macchina, con questa macchina?
«Sì, è vero che tra le differenze più evidenti tra la moto e questa macchina ci sono il peso, l’ingombro, la larghezza delle piste delle ruote. Ma più che una sensazione di velocità si avverte prima di tutto una sensazione di maggiore sicurezza. Se arrivo su un ostacolo dieci o venti chilometri all’ora troppo veloce, sento che la macchina passerà, che questa macchina assorbirà lo shock dell’ostacolo perché uno dei punti forti della Peugeot è proprio nelle sospensioni. In moto, arrivare troppo veloci vuol dire quasi sempre finire per terra. La velocità pura? È una sensazione “bluffante”, difficile da percepire, perché si arriva molto rapidamente a delle velocità molto elevate, ci si ritrova a 160 senza quasi accorgersene, senza aver l’impressione di aver sentito l’accelerazione. Per questo motivo penso che la velocità, se eccessiva, sarà piuttosto come una trappola, nella quale peraltro spero di non cadere. I Rally-Raid sono pieni di trappole, e devo soprattutto ricordarmene in generale, stare attento a non cadervi mai».
Sei un vincente, e hai vinto molto. Moltissimo. È facilmente immaginabile, dunque, che vorrai vincere anche in auto. Ma quando? E quale è la tua prospettiva in questa Dakar?
«Peugeot è un Team ufficiale, con delle grandi ambizioni e con dei grandissimi piloti e co-piloti. È tutta gente che ha molta esperienza specifica. In Peugeot sanno come gestire le competizioni, e sanno che un giovane che “sbarca” senza avere fatto una sola corsa in macchina non può e non deve aspirare alla vittoria, neanche al podio. Penso che mi aiuterà molto l’esperienza di Gilles Picard, il mio nuovo navigatore, così come quella accumulata in tanti anni di Dakar, ma oltre a questo non mi prefiggo obiettivi sportivi particolari. Certamente, se sono passato dalle moto alle auto è per la stessa voglia di competizione, di adrenalina, di vittoria. Dunque non so quando, ma uno di questi giorni, o magari di questi anni, spero proprio di tornare davanti alla scena. Anzi. Per me è una certezza».
Ultima domanda. Sessanta giorni alla partenza: tutto pronto?
«Io sono pronto, mi alleno fisicamente, cerco di mantenermi “tonico”. Nel frattempo il Team continua a lavorare molto anche sulla dirittura d’arrivo della… spedizione delle 2008 DKR alla volta dell’Argentina. Continuiamo ad effettuare dei test, ne abbiamo uno anche agli inizi di dicembre. Non possiamo certo nascondere che gli ultimi giorni saranno come sempre molto “pieni”, ma ho una grande fiducia. È una squadra eccezionale, che ha l’abitudine di gestire grandi eventi agonistici, come la 24 Ore di Le Mans o la Pikes Peak. Dunque in Peugeot Sport sanno certamente quello che devono fare».