Divieto circolazione fuoristrada in Italia: facciamo chiarezza
I contenuti del decreto del 28 ottobre, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 1° dicembre, vieterebbero la viabilità forestale e silvo-pastorale al transito ordinario di qualsiasi tipo di veicolo (moto, auto, quad e persino le bici).
L'accesso a questi tracciati sarebbe di fatto consentito solo a mezzi di soccorso o preposti alla manutenzione o muniti di permessi speciali. Perché si è arrivati a questo obbrobrio legislativo?
E' il risultato di questo passaggio del decreto: "indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse sono vietate al transito ordinario e non sono soggette alle disposizioni discendenti dagli articoli 1 e 2 del Codice della Strada”.
Le vie forestali non sono più considerate soggette al Codice della Strada e di conseguenza è concesso il transito solo ai mezzi autorizzati dal decreto di cui parliamo.
Usiamo apposta il condizionale perché in questi giorni abbiamo letto sui social toni allarmistici. Il problema c'è ed è serio, ma riteniamo improbabile che si arrivi a un blocco generalizzato delle attività fuoristradistiche in Italia.
Basta giri in mountain-bike? Stop ai raduni 4x4? Fine delle gare di enduro nell'anno che ha visto l'Italia trionfare a livello internazionale nella Sei Giorni (e pure con diversi piloti appartenenti alle Forze dell'Ordine)? Un'assurdità.
Innazitutto andrà presto chiarito un aspetto. Cosa intendiamo per vie forestali e silvo-pastorali? Vi rientrano le strade bianche? Pensiamo alla Via del Sale e all'indotto economico che genera nelle aree che attraversa. E le mulattiere saranno vietate punto e basta? Con la morte istantanea del down-hill in Italia? Pensiamo alle bici in Trentino Alto Adige o in Valle D'Aosta in estate.
Insomma ci pare un quadro surreale e lontano dal vivere del nostro Paese. Vi immaginate un domani i nostri amati sentieri percorsi da autocarri, trattori e autotreni (tutti mezzi idonei all'opera di manutenzione e di... disboscamento), ma vietati a bici e moto da enduro? Siamo alla follia.
FMI e ANCMA sono già al lavoro per correggere il tiro di questa norma. Che porta in calce le firme dei Ministri Stefano Patuanelli, Dario Franceschini e Roberto Cingolani. Di seguito riportiamo l'interpretazione autentica, fornita dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che fa un po' di chiarezza e smorza i toni allarmistici che hanno invaso i social in questi giorni.
I compiti delle Regioni
Fuoristrada in Italia, fine dei giochi? Non crediamo proprio. Il Decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale demanda di fatto alle Regioni, come già faceva il Decreto nr.34 del 2018.
Riportiamo di seguito le precisazione del MiPAAF (Ministero Politiche Agricole, Alimentari, Forestali):
"È opportuno rammentare che la competenza primaria in materia è delle Regioni, ed ogni regione e provincia autonoma ha già una sua legge regionale che disciplina gli aspetti strettamente tecnici e la fruibilità di tali viabilità. Il decreto si muove nell’ambito delle previsioni dell’articolo 9 del Testo unico delle foreste e filiere forestali del 2018 (D.lgs. n. 34/2018), in vigore già da anni, senza alcun contraccolpo sul tema della fruizione della viabilità forestale.
Nulla si innova in merito al transito autorizzato sulla predetta viabilità, fermo restando che, come espressamente previsto all’articolo 2, comma 3 del decreto, le strade e le piste forestali non sottostanno ai criteri di sicurezza previsti per la viabilità ordinaria, poiché si tratta di viabilità esclusa dal Codice della strada. Inoltre, come esplicitato dal medesimo comma, è compito delle Regioni disciplinare le modalità di utilizzo, gestione e fruizione della viabilità forestale “… tenendo conto delle necessità correlate all’attività di gestione silvo-pastorale ed alla tutela ambientale e paesaggistica”.
Questa è l'interpretazione autentica del provvedimento, che ribadisce la competenza delle Regioni a disciplinare la viabilità forestale. Non a vietarla tout court come sembrava dal decreto del 28 ottobre.
Basta allarmismi quindi, il fuoristrada in Italia è vivo.
Premettendo che vivo in montagna e da cinquant'anni considero la moto solo in ambito fuoristrada, trial, cross ed enduro, ma vivo la montagna (anche ovviamente le aree di mia proprietà) nelle varie forme che consente, 4x4, la bicicletta, il cavallo, ma anche con trattori e trattrici che impiego, ed in tanti anni ho maturata la personale impressione che l'unico vero danno la montagna lo subisce dall'incuria, dall'allontanamento delle persone, avvenuto nel tempo per motivi economici, mentre la diversificazione delle attività esercibili in montagna, nel rispetto della stessa e degli altri, è fonte di sviluppo e di cura dell'ambiente, ma questa è solo l'impressione di un anziano, che non ha certo la competenza dei politici, lautamente remunerati, che quotidianamente dimostrano, nei fatti, il proprio valore.