E se Kawasaki acquistasse Bimota?
La “soffiata“ arriva da Roberto Pontiroli, del motoclub Yesterbike: il marchio Bimota sarebbe in procinto di passare di mano, acquisito questa volta dalla Kawasaki Heavy Industries Japan (quindi non dalla filiale italiana), rilevandolo dai precedenti proprietari, gli imprenditori svizzeri Marco Chiancianesi e Daniele Longoni.
Da tempo si vociferava che Chiancianesi, con il socio e cognato Longoni, avessero deciso di vendere la Bimota, operazione poi concretizzata nelle ultime settimane, senza che nulla finora fosse trapelato sui media.
Pare che la notizia verrà ufficializzata nei prossimi giorni in una conferenza stampa, ma intanto possiamo anticipare alcuni dettagli circolati sull’operazione, a iniziare dalla ripresa dell’attività produttiva in tempi brevi, con il coinvolgimento possibile di figure professionali vicine al marchio, ad iniziare dall'ingegner Pierluigi Marconi, il “papà“ della Tesi.
L'ultima apparizione ufficiale della Casa riminese, già di proprietà svizzera, risale ad Eicma 2015, quando fu presentata la Impeto, una naked motorizzata Ducati Diavel che poteva essere allestita anche con un kit di parti speciali, e perfino con un turbocompressore.
Di quella moto non si è saputo più nulla: è rimasta a livello di prototipo mai andato in produzione.
Giuseppe Morri - fondatore della Bimota con il compianto Massimo Tamburini - raggiunto telefonicamente, ha commentato: "Non ho informazioni precise, ma le voci in questi ultimi giorni stanno girando insistentemente. Se l'acquisizione della Kawasaki si concretizzasse e tale notizia fosse fondata ne sarei felice e orgoglioso, perché significherebbe che il marchio è stato più forte di chi lo ha gravemente danneggiato in questi ultimi venti anni. Se mi interessa rientrare? Assolutamente no. Ho 78 anni e la mia avventura in Bimota si è conclusa nel 1993. Ma Bimota è una mia creatura, e pertanto mi auguro che riesca ad essere rilanciata come merita. Per me sarebbe una immensa gioia. Il mio cuore è sempre stato e sempre rimarrà in questo marchio".
Yesterbike ha contattato anche alcuni personaggi legati a Bimota, come Virginio Ferrari, che nel 1987 vinse il titolo mondiale della TT F1 in sella a una YB4: "Sono sorpreso - rivela Virginio, che vive a Montecarlo dove gestisce una concessionaria MV Agusta - non ne sapevo nulla, anche se c'era da aspettarselo. Da una parte sono felice che la Bimota possa tornare in auge dopo le tante disavventure societarie patite negli ultimi anni, ma dall'altra un po' mi dispiace, perché anch'io avevo accarezzato l'idea di acquisirla mettendo insieme un pool di imprenditori, tant'è che più di una volta avevo parlato con Marco Chiancianesi. Onestamente, sostenere che stavo trattando l'acquisto sarebbe una forzatura, diciamo che ne stavamo discutendo. Lui stesso mi aveva parlato di altre trattative in corso, ma non pensavo certo che riuscisse a chiudere in tempi così brevi, tantomeno con un colosso come la Kawasaki. Insomma, sostanzialmente sono arrivato tardi e non ho fatto in tempo. Peccato".
Sempre stando a quanto si vocifera, alcuni importanti "ex" starebbero per rientrare a lavorare in una nuova unità industriale che sta sorgendo a Rimini, poco distante dalla sede storica di via Giaccaglia: tra questi, si fa appunto il nome dell'ingegner Pierluigi Marconi, il padre del progetto Tesi, e anche di altri personaggi che in questi ultimi anni si sono succeduti con ruoli e compiti diversi in Bimota.
Tutte persone legate professionalmente e affettivamente alla gloriosa casa romagnola, amata non solo in Italia ma anche dagli appassionati di tutto il mondo.
Infine, microfono a Paolo Girotti, titolare della Bimota Classic Parts, che ha allestito a Chiusi una nuova sede e da qualche anno sta facendo un ottimo lavoro con l'assistenza e la vendita dei ricambi delle Bimota costruite fino al 2006. "La notizia che l'acquisto è stato concluso la apprendo ora, davvero non ne sapevo nulla: oltretutto, sto ricevendo molte telefonate da appassionati che mi chiedono informazioni, ma onestamente non so cosa rispondere. La mia opinione? Sono contentissimo, perché se questa operazione è andata in porto, come penso e spero, non sarò più solo e potremo avere grandi opportunità di collaborazione grazie anche alla nuova struttura che ho appena aperto. Se poi l'azienda rimarrà in Italia - continua Girotti - e si avvarrà della collaborazione delle persone che hanno reso grande il marchio Bimota, il successo sarà assicurato. Bimota affonda le sue radici più importanti e gloriose nel passato, tant'è che la maggior parte dei possessori delle moto riminesi sono dei collezionisti che venerano questo marchio, che di sicuro saranno anche gli acquirenti delle nuove Kawasaki-Bimota".
Il meglio del Made in Italy
Bimota, il cui nome deriva dalle iniziali dei cognomi dei soci fondatori Bianchi, Morri e Tamburini, costruì nel 1971 la prima "special" sulla base di una MV Agusta 600 Turismo 4C 6, mentre nel 1975 arrivarono le prime repliche della "special" ideata da Tamburini su base Honda CB 750 Four nel 1973, con il primo modello stradale Bimota HB1, prodotta in 10 unità.
Prodotti di nicchia, sulla base di modelli di produttori europei e giapponesi sottoposti ad elaborazione ciclistica e di motore per esaltarne le qualità sportive, i modelli Bimota sono sempre stati realizzati in quantità limitate (poche centinaia, ma anche solo alcune decine) e con prezzi elevati a conferma della loro esclusività.
Gli appassionati non possono dimenticare versioni come la rivoluzionaria Tesi, che al posto della classica forcella telescopica era dotata anteriormente di un forcellone a due bracci, o la 500-V due, con un bicilindrico a V a 2T da 500 cc, con inizione elettronica, soluzione al debutto su un motore a due tempi.
In ambito sportivo, Bimota nel 1980 vinse il Campionato del Mondo Classe 350 con Jon Ekerold, e sette anni dopo Virginio Ferrari si aggiudicò il Campionato del Mondo TT F1 con la YB4 R.
Bimota, una storia che ricomincia? Se lo augurano tutti gli appassionati, che già ad Eicma potrebbero forse già trovare belle sorprese...
moto su base di moto in produzione ma con componenti pregiati e desing unico, in tiratura limitata per i clienti piu fini e facoltosi.
Mi spiego meglio...
Avesse preso un marchio già "lanciato" seppur con vendite minimali rispetto ai suoi standard, ma cmq appunto ben noto come marchio ed abbastanza diffuso e noto tra i più, e mi riferisco ad MV, che tra alti e bassi negli ultimi 20 anni ha comunque rappresentato un punto fermo del made in Italy e con una gamma prodotti abbastanza articolata e ben conosciuta dal pubblico degli appassionati, la cosa avrebbe avuto un senso.
Ma prendere Bimota, marchio in semi-decadenza e per giunta privo anche della sua sede produttiva originaria, che è stata venduta a favore di una più piccola e per giunta in un'altra regione che non è nemmeno più in Romagna, quindi un marchio "spiantato" e che , seppur glorioso, solo e sempre relegato a produzioni di extra-nicchia che si avvalevano di molta componentistica di altri marchi (a partire proprio dai motori), insomma... non mi sembra proprio una gran trovata da parte di Kawasaki.
Poi appunto, il fatto che magari proprio in virtù di tutte la considerazioni fatte sopra Kawa abbia pagato questo marchio "poco"... allora il tutto ci puo' stare ed avere un senso (immagino che una MV, con una certa rete distributiva propria ed una gamma prodotto cmq ben più articolata rispetto a Bimota, sarebbe costata ben di più... se proprio Kawa ci teneva a sborsare moneta sonante per potersi fregiare di un marchio made in Italy per una sua ipotetica branca produttiva di prodotti top da vendere a caro prezzo).
Ma è pur vero che con un marchio "alla MV" eri già lanciato... dovevi solo vendere e non "farti conoscere" di nuovo al grande pubblico come invece con Bimota saranno costretti a fare...
Detto questo, come in molti hanno già detto, meglio mille volte il "padrone" asiatico (a maggior ragione se jap e non cinese... e per giunta già del settore moto come Kawa) piuttosto che il nulla assoluto o poco più, leggasi "lenta agonia", come ahimè molti marchi italici, per di più in tanti settori non solo moto, stanno vivendo da anni ed anni anche a causa di un tessuto imprenditoriale locale sempre più allo sbando e con una mentalità troppo troppo provinciale.
Per cui, per quanto mi riguarda nonostante tutto, benvenuta Kawasaki.