Ecco perché Harley-Davidson vorrebbe uscire dal mercato indiano
A conferma delle voci che circolavano negli ultimi mesi, Harley-Davidson ha presentato alla SEC (l'omologa statunitense della nostra Consob) un rapporto dove informa che “Tra il 6 agosto 2020 e il 23 settembre 2020, la Società ha approvato impegni per ulteriori azioni di ristrutturazione nell'ambito di The Rewire relative all'ottimizzazione della sua rete globale di concessionari" e all'uscita da "alcuni mercati internazionali e sull'interruzione delle sue operazioni di vendita e produzione in India. L'azione in India includerà una riduzione della forza lavoro associata di circa 70 dipendenti”, come recita testualmente l'informativa alla SEC riportata sul sito investor relations di Harley-Davidson.
La Casa di Milwaukee sembra quindi (la stessa H-D ricorda all'interno del documento che si parla di “dichiarazioni previsionali”) aver deciso di rinunciare alla propria presenza sul mercato indiano, nel quale era entrata con una propria filiale nel 2009, nel rispetto della prospettiva annunciata dal nuovo management di uscire dai mercati dai volumi di vendita meno promettenti per concentrarsi su quelli più remunerativi: le vendite in India delle bicilindriche americane nel 2020, come riporta Motorcyclesdata, sono in calo anche a causa della pandemia e comunque basse in valori assoluti, e probabilmente la produzione nello stabilimento di Bawal (dove viene costruita la Street 750 extra-USA che alcune voci danno in uscita dai listini europei) e il presidio diretto nel mercato indiano non sono più considerate strategiche alla luce del piano di ristrutturazione che il nuovo CEO Jochen Zeitz sta portando avanti con Rewire e The Hardwire.