Epoca. Restauro o RestoMod? Sogni diversi difficili da realizzare
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Viareggio, 9 Giugno. Sì, perché solo uno stupido può pretendere di realizzare un’opera se non ha capito l’arte, se non ha imparato che non è copiando o facendo man bassa di luoghi comuni tecnici e estetici, se non ha affilato le sue mani, la sensibilità e il modo di percepire, diciamo anche l’intelligenza, alla fucina della dedizione. Scusate, mi sono scaldato subito, ancora prima di entrare in argomento. Però, abbiate pazienza, se ne vedono troppe che sono tutte brutte uguali, senza senso uguali…
Parliamo prima di tutto di Motociclette. Poi di Moto che hanno avuto un senso partecipativo nella nostra passione. Moto che abbiamo sognato per anni e che finalmente arrivano, accompagnate dai limiti e dai danni imposti dallo scorrere del tempo. Vorremmo rivederle in strada nel loro originale splendore, o magari, già che ci siamo, aggiornate all’evoluzione dei nostri sogni (che sono sempre avanti!). Realizzazioni Sogno 2.0.
Succede di conoscere, incontrare, vedere all’opera gente speciale. Persone che lavorano in modo speciale, con un estro e una bravura affascinanti. Se poi lavorano sulle Moto… L’idea è quella di raccontare questa gente attraverso le opere. Una Moto d’Epoca può rivivere oggi in vari modi. Essenzialmente tre, diversi. Conservata, Restaurata, oppure RestoMod. Nel primo caso prevale la… fortuna di condizioni favorevoli. Cura, attenzione, buona aria in cantina. Nel secondo si impone la sensibilità all’autentico del Restauratore, nel terzo la creatività detiene la maggioranza delle azioni. Non fatevi illusioni, per vedere realizzati i casi numero 2 e 3 è indispensabile un’abilità fuori dal comune, altrimenti il finale sarà solo una brutta copia, originale o special che sia. Quindi attenzione, per evitare di bestemmiare c’è bisogno di rigore e onestà.
Avevamo visto le foto di una Morini speciale. Molto speciale. Casualmente. Sapevamo che era dalle nostre parti e siamo andati a indagare. L’abbiamo scovata in un’officina defilata a Viareggio. Abbiamo bussato alla porta…
Fenix Garage è Marco Marchi nella declinazione personale dell’amore per le Moto delle sue… età di partecipante. Un Caballero, il Moto Club, le Gare. L’imprinting è la Regolarità. Pur in tutt’altre faccende affaccendato, un giorno è arrivato lo switch: Marco ha comprato un capannone, ci ha messo le sue Moto e ha iniziato a recuperarne altre. In tutti i sensi. Le ha cercate, o trovate per caso, e non le ha lasciate morire. Subito dopo è arrivato Marco Tullio Sarri, uno con le mani d’oro che aveva all’attivo già una serie di realizzazioni fuori dal comune. Inizialmente il garage era un covo, un rifugio di pace. Fuori dalle scatole e blindati dal resto del mondo da un inviolabile portone d’acciaio, Marco e Tullio hanno cominciato con il rimettere in sesto le Moto del garage. Poi a restaurare le Moto che via via, c’era posto in abbondanza, venivano recuperate. Infine hanno iniziato a… creare. S’intende a ridare una vita aggiornata alle Moto che venivano recuperate all’attività della passione. Hanno iniziato ad arrivare amici, amici esperti, geni di quella o quell’altra branca della storia della meccanica, amici clienti che, infine, volevano una Special realizzata per loro dal Garage.
Come in altri casi del…caso, si era posto un problema: lo facciamo per noi o lo facciamo anche per gli altri? Come lo facciamo? Cosa facciamo? Così si sono ben presto delineate alcune correnti di pensiero, poi convertite in codici. Al Garage, da una parte si sarebbero restaurate delle Moto che avevano un senso storico, dall’altra si sarebbero realizzate delle Special con una matrice storica, sviluppate nel rigoroso rispetto… dei sogni dei “clienti”. Anche quelli impossibili. Infine c’era il problema di quel portale d’acciaio. “Resta chiuso o lo apriamo a tutti?” Giusto che fosse una cosa per tutti. Un giorno Marco e Tullio si trovavano in Spagna quando scoprirono una antica, abbandonata Bultaco. Era una Moto messa male, un’opera di recupero difficile. Proprio per questo fu portata a casa, era il caso dell’Araba Fenice da far rinascere dalle proprie ceneri. Disse Marco: “Chiameremo il Garage di tutti Fenix Garage. Anche il nome deve essere Special. Phoenix latino? No. Fenice italiano? Neanche. Fenix in spagnolo, perché ci è venuto in mente qui!”. Quel giorno nasceva Fenix Garage… Viareggio. Inizialmente Marco aveva dei soci. Il… socio del lavoro, Ronni Giarelli, Daniele Papi, Gaio “Pozzo di Bugia” Giannelli, Roberto Ramacciotti. Poi, ognuno ha i suoi impegni e le sue distanze, alcuni sono andati, Marco, Ronni, Tullio e Roberto no.
La prima volta che siamo entrati siamo rimasti colpiti da tre cose. A parte la montagna di pezzi da capogiro sparsi qua e là, il tavolo dei progetti, i macchinari dell’officina… un’Ancillotti incredibilmente bella. Poi abbiamo saputo che ogni moto di Fenix Garage passa al vaglio della sua storia tecnica e di stile. Non basta ricordare, perché la memoria si diverte a giocare gli scherzi più disparati. Belli o brutti che siano, spesso hanno l’effetto di allontanare dalla verità. Dunque prima di tutto idee chiare. Poi, visto che il tavolo da disegno è un ingranaggio sempre in presa, lavorare sulle Special diventa una procedura sistematica e organizzata. L’idea, l’elaborazione, gli obiettivi, il progetto. Poi la realizzazione. Al progetto partecipano anche i “clienti”, visto che bisogna reinterpretare e tradurre dei sogni, alla realizzazione le macchine nelle mani di Fenix. Vale la pena di andare in visita…
Fenix Garage ha realizzato Moto da strada, da corsa, da città, viaggio o avventura, tutto oltre quel portone, solo dentro il Garage. Dicevamo di quell’Ancillotti primo amore. È una Moto di una serie speciale. Una 125 motorizzata Hiro del 1977. Perché quella? Perché quelle Moto e in quei colori vennero affidate ufficialmente a Giampiero Findanno, la 125, e Fabrizio Meoni, la 250. L’analisi delle foto e della… memoria ha portato la rivelazione che quelle Ancillotti ufficiali avevano un serbatoio maggiorato. Dunque il restauro è completo ed esatto… salvo il particolare del serbatoio, che è stato realizzato dal mago Alessandro Bertolini in versione maggiorata. Un tocco di Special anche alla più rigorosa delle operazioni di restauro. Il risultato è evidente, basta riempirsi gli occhi guardando attentamente.
Ma torniamo all’oggetto del… desiderio, la Morini 350 bicilindrica da Regolarità. Cosa abbiamo scoperto? Che la genesi è una Kanguro “tubi tondi”, primi anni ’80, e che l’Araba Fenice, che è stata chiamata Morini 350 Fenix Six Days, è un’autentica… specialissima restomod. In officina hanno messo le mani su tutto. A partire dal motore, che è stato l’oggetto delle cure di Roberto Ramacciotti, l’altro “manidoro” che gravita nell’orbita del Garage. L’intero gruppo termico è stato elaborato. Condotti e flussi, valvole maggiorate con stelo da 6 e sostituzione di sedi e guide realizzate appositamente in bronzo sinterizzato, i piattelli molla in titanio. I pistoni sono nelle misure originali ma di tipo speciale stampato, così come bielle e bilancieri, originali ma alleggeriti per pallinatura. Via le guarnizioni di testa, sostituite da anelli Cooper in inox. Albero motore, cambio e frizione di serie, riequilibrati. Il rapporto di compressione è stato portato a 11,8:1, anche i carburatori sono quelli di serie con tarature riviste. Di Fenix anche l’accensione e il circuito supplementare di lubrificazione con radiatore.
Del telaio e delle sovrastrutture originali restano solo delle tracce, l’elaborazione della Fenix Six Days è profonda. Rinforzi e modifiche delle linee per ospitare i nuovi pezzi speciali, tutti autocostruiti. Dal forcellone, realizzato a mano in lega 7020, alla cassa filtro, anch’essa in alluminio, dalle leve “ai piedi” ricavate dal pieno in Avional 14, all’impianto di scarico, acciaio inox e alluminio per il terminale. I freni sono un originale Kanguro 1a serie davanti e un Grimeca derivazione Ancillotti dietro. Interessante il reparto sospensioni. Davanti una Forcelle Italia da 38 che lavora su apposite boccole regolabili e cuscinetti conici, per ridurre il passo originale, dietro 2 Marzocchi AG4 rivisti nell’idraulica. Made by Fenix anche le sovrastrutture, la sella e il serbatoio, che è stato oggetto di svariate ore al tavolo da disegno e poi in officina, che sembra verniciato da Raffaello e che è come l’autografo esclusivo di una realizzazione eccezionale. Morale: la Fenix Six Days è una Moto da corsa che pesa 130 KG e il cui motore eroga 43 cavalli!
In un angolo del garage, sotto un velo, abbiamo visto altro, moooolto interessante. Troneremo a Viareggio. E voi cosa siete: Appassionato Restauro o Appassionato Restomod?
© Immagini PB
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massimomonterastelli1621Di quella Morini 350 ne voglio una anch'io!!! che spettacolo, avete le mani d'oro ragazzi, complimenti, veramente superlativa. Bravi, bravi, è una fortuna per noi appassionati che esistono ancora persone come voi
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Giacomo Ottolini , Sestri Levante (GE)Davvero complimenti, bravissimi. La passione trasmette emozioni. Passerò a Viareggio in estate.