Hero sbarca in Europa per crescere veloce, prima gli scooter poi le moto
«Oggi nel mondo, su dieci moto vendute, una è Hero». Non lascia spazio a dubbi la frase e soprattutto lo sguardo fisso e determinato di chi la pronuncia, Pawal Munjal, CEO, Vice Presidente e Managing Director di Hero Motor Corp Ltd. Una carica lunga come il viaggio fatto da Munjal per raggiungere l’Italia dall'India e vivere Eicma in prima persona.
Dopo aver conquistato 20 Paesi, tra cui Asia, Africa, America Centrale e Sud America, nel mirino di Hero MotoCorp oggi c’è l’Europa. E l’intenzione è quella di farsi strada velocemente, a suon di partnership e acquisizioni, potendo contare su un fatturato 2013 di circa 4 miliardi di euro e 800 milioni di investimenti nei prossimi due anni.
«Le previsioni - ci ha detto Pawal Munjal - sono di raggiungere in 4 o 5 anni 50 paesi e una produzione di 12 milioni di veicoli all’anno».
Iniziamo con un po’ di cifre, per inquadrare meglio il colosso di cui stiamo parlando
«Hero MotoCorp è da dieci anni il Brand leader al mondo tra i Costruttori. La nostra produzione nell’ultimo anno fiscale - da aprile 2013 a marzo 2014 - si attesta a 6,3 milioni di veicoli prodotti: decisamente non male per una Casa singola (è questa la differenza rispetto a Honda, ndr), ma contiamo di migliorare ancora quest’anno».
Quante fabbriche avete al momento?
«Quattro, tutte in India, per un totale di poco più di 25.000 dipendenti. Proprio mentre parliamo stiamo costruendo uno stabilimento in Sud America, più precisamente in Colombia, uno in Bangladesh e abbiamo appena annunciato l’avvio della costruzione di due nuove fabbriche in India. In totale quattro stabilimenti aggiuntivi, per un investimento complessivo di circa 675 milioni di euro, cifra che comprende le nuove assunzioni. Dipendenti che andranno a popolare le nuove fabbriche, ma anche a rinforzare il nostro reparto Global Innovation, in India».
Vogliamo parlare anche di fatturato?
«Siamo attorno ai quattro miliardi di euro nell’ultimo esercizio».
Come avete ottenuto questi risultati? La vostra storia nasce con Honda, da cui poi avete scelto di separarvi. Ci può raccontare qualcosa?
«Hero è nato come costruttore di biciclette, attività che ha portato avanti per oltre 60 anni poi, nel 1978, abbiamo iniziato a produrre motorini da 50 cc. Nel 1984 abbiamo stretto una joint venture con Honda, cambiando il nome della compagnia in Hero Honda. L’operazione ha avuto grande successo, con una crescita tanto rapida che nel 2001 siamo diventati il più grande costruttore al mondo di moto e scooter».
«Più di recente abbiamo poi deciso di trasformarci in una compagnia globale, e sviluppare la nostra tecnologia indipendentemente da Honda; con una struttura di joint venture la cosa non era possibile, quindi abbiamo deciso di andare avanti da soli, trasformando la compagnia in Hero MotoCorp a partire da aprile 2011, poco più di tre anni fa. Nel 2012 abbiamo iniziato ad espanderci su mercati al di fuori di quello indiano; negli ultimi 15 mesi ci siamo concentrati su Africa, Centro e Sud America oltre che naturalmente i paesi più vicini a noi – Bangladesh e Sri Lanka».
Obiettivo: 12 milioni di moto e scooter fra sei anni
Avete obiettivi di crescita ambiziosi?
«Attualmente siamo presenti in ventidue paesi, oltre all’India; il passo successivo è portare questo numero a cinquanta, in un orizzonte che ci immaginiamo fra i quattro e i cinque anni. Credo che per il 2020 arriveremo ad una produzione di dodici milioni di unità, ovvero il doppio dell’attuale».
Vi state preparando allo sbarco in Europa: per il nostro mercato avete annunciato uno scooter ibrido. Contate di far seguire anche mezzi convenzionali?
«Il nostro arrivo in Europa (Italia, Spagna e Francia prima, Regno Unito e Germania, poi – ndr) vuole certamente essere un’operazione a lungo termine, che comporta la produzione di diversi modelli in diversi segmenti, ma inizialmente punteremo sul modello ibrido. Successivamente completeremo la nostra offerta di scooter, per poi passare alle moto».
La produzione sarà basata in India? E il design, che qui nel Vecchio Continente è considerato, assieme all’innovazione tecnologica, un fattore decisivo?
«La produzione resterà in India, ma possiamo dirvi che stiamo lavorando a stretto contatto con due aziende italiane (Engines Engineering e Magneti Marelli – ndr) con cui nei prossimi due anni stringeremo ulteriormente i rapporti. Abbiamo una collaborazione anche con un’azienda statunitense – EBR, che produce sportive di grossa cilindrata – e abbiamo assunto un nuovo Chief Technology Officer proveniente da BMW, quindi direi che siamo pronti a creare prodotti per ogni parte del mondo».
Che tempi di crescita avete previsto, partendo dall’ingresso nel 2015?
«Beh, inizieremo con una presenza piccola tanto in Europa che negli USA – crediamo che il grosso della nostra crescita arriverà da Sud America ed Africa, dove porteremo prodotti studiati per produzioni di larghissima serie e molto robusti. Sui mercati europei ed americani non c’è altrettanta attenzione che in India rispetto ai consumi – sul mercato interno la percorrenza per litro è un valore tenuto in grandissima considerazione dai clienti, e quindi un fattore tecnico per noi importantissimo. Ma vogliamo entrare anche sui mercati occidentali, dove l’attenzione è maggiormente rivolta a potenza, coppia, accelerazione. Purtroppo al momento l’economia, e il mercato delle due ruote, non vanno molto bene qui in Europa, ma speriamo che la situazione migliori e il quadro sia più favorevole».
Pensate ad una rete di vendita monomarca o in coabitazione con altri marchi?
«Stiamo cercando proprio in questo momento dei partner per la distribuzione, in maniera da poter contare su una miglior conoscenza dei singoli mercati e delle loro peculiarità. Quindi direi proprio che si tratterà di una struttura multimarca».
Chi credete che sarà il vostro principale avversario sul nostro mercato?
«Per qualche anno lavoreremo con un prodotto di nicchia, lo scooter ibrido, su cui non credo che incontreremo una concorrenza particolarmente agguerrita. Quando invece ci impegneremo con scooter e moto convenzionali ci saranno ovviamente dei concorrenti, che non credo saranno molto diversi da quelli che abbiamo sul mercato interno: ci saranno i taiwanesi, gli europei, i giapponesi, insomma, un po’ tutti…»..
Chiudiamo con lo sport, perché sappiamo che siete sponsor in diverse discipline molto popolari sul mercato interno. Pensate di continuare con la stessa politica anche in Europa, per far conoscere il vostro marchio?
«E’ vero, Hero ha diverse sponsorizzazioni per migliorare l’immagine e la percezione del marchio, quindi la nostra intenzione è di proseguire con questa politica anche sui nuovi mercati su cui ci impegneremo, una volta capito quali siano le discipline più popolari ed in linea con la nostra immagine e i nostri obiettivi. Recentemente in India abbiamo sponsorizzato il campionato nazionale di calcio; essendo uno sport molto popolare anche su altri mercati in cui siamo impegnati penso che estenderemo la nostra attività di sponsorizzazione con altre squadre o campionati».
«Naturalmente siamo anche sponsor del team EBR nel Mondiale Superbike – più che naturale, avendo una quota di partecipazione in quella Casa».
Un’ultima domanda: va in moto?
«A volte sì, quando c’è un modello nuovo mi piace provarlo – credo che sia importante conoscere in prima persona il proprio prodotto».
Però non dobbiamo dimenticare
ma..dopo?
Concordo con l' obbligo di aprire almeno una piccola fabbrica nel nostro stato..non dico da 25.000 dipendenti, però almeno qualche migliaio..sarebbero posti di lavoro immediati..