Il papà di Luca Salvadori: barriere di protezione criminali [VIDEO]
Maurizio Salvadori, imprenditore e manager nel motorsport, ha perso il figlio Luca, 32 anni, lo scorso 14 settembre. Una grande tragedia: come sapete Luca Salvadori è stato coinvolto in un incidente nel corso delle prove dell’IRRC a Frohburg, in Germania, riportando gravissime ferite poi rivelatesi purtroppo mortali.
Con molta dignità Maurizio ha ringraziato tutti per la grande partecipazione che Luca ha ricevuto e le migliaia di messaggi arrivati: dietro ai numeri delle visualizzazioni su YT -ha detto- ci sono tante persone che formano una grande comunità, una grande famiglia…
Deve fare scelte difficili, Maurizio Salvadori: ha due video di Luca già finiti, un terzo chiuso per metà sulla gara vinta a Cremona, ed è incerto sull’opportunità di pubblicarli. Non se la sente di decidere da solo e vorrebbe ricevere i commenti degli appassionati. Che a migliaia gli hanno già risposto esortandolo a procedere.
“Molti chiedono dell’incidente e di come è successo -aggiunge- e immagini ufficiali non ce ne sono: soltanto gli on board di Luca e dei piloti che seguivano, ma inutilizzabili con l’inchiesta in corso. Io le ho viste e voglio parlare di un argomento delicato, la sicurezza. Luca era perfettamente cosciente dei rischi che comportava correre queste gare, però mi sento di dire che le barriere di protezione che sono state predisposte fuori dalle curva sono state predisposte in maniera criminale”.
Sarà la missione di Maurizio, che non cerca a tutti i costi un colpevole ma vuole portare avanti il tema della sicurezza.
“Ci sono rischi diversi tra correre in pista e in strada, ma chi organizza deve fare tutto il possibile secondo logica, per garantire il massimo della sicurezza. Non si può improvvisare. Sarà la mia missione, con l’unico sopo di fare in modo che cose del genere si riducano e si faccia il massimo, cosa che non è stata fatta. Ho parlato con alcuni piloti che seguivano Luca e mi hanno detto: dopo questo incidente siamo intenzionati a smettere. Non si può giocare sulla vita di piloti animati da sacro e sano entusiasmo e che si affidano a organizzazioni incompetenti”.
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loregori63, Pisa (PI)Capisco il dolore del padre. Però dovrebbero essere i piloti per primi, una volta fatta la ricognizione del circuito, a rifiutarsi di girare in condizioni di sicurezza precaria. Va bene la passione, ma deve essere sempre subordinata alla prudenza.