Kona, il Mondiale di Ironman raccontato da Cleto La Triplice. Anche i triatleti hanno il senso dell'umorismo
Lo devo ammettere: io Cleto La Triplice lo conoscevo anche prima di conoscerlo davvero, anche se non lo sapevo. Perché la recensione di Il mio ex faceva l’Ironman, il primo libro del dissacrante, autoironico e brillantissimo triatleta bolognese, l’avevo letta in un lontano pomeriggio d’estate. E da appassionato di tutti e tre gli sport del Triathlon non mi ero precipitato a comprarlo solo perché sapevo che se ci avesse messo le mani sopra mia moglie, lo avrebbe letto e mi avrebbe inevitabilmente dato il tormento, trovando fin troppe somiglianze fra me e i personaggi lì descritti.
Poi capita che per una conoscenza comune e vicinanza geografica mi trovo a cena proprio con Cleto, in una serata di presentazione del suo ultimo libro – Kona, appunto – fra triatleti professionisti e amici ormai di una vita. Dopo quindici minuti sto cercando di prendere fiato fra una risata e l’altra, causata da aneddoti che confermano la goliardia dell’approccio di Cleto (alter ego letterario di un impeccabile avvocato specializzato in diritto internazionale con base fra Bologna, Milano e Dubai) a quello che è, inequivocabilmente, lo sport più duro del mondo.
Si ride tanto anche e soprattutto leggendo tutti i libri di Cleto, perché il personaggio – se si ha la fortuna di conoscerlo, come è successo a me – è genuino. Quel Cleto che viene raccontato nei libri, e che si racconta assieme all’amico giornalista Fabio D’Annunzio, è quello che è nella realtà, che vive la sfida del Triathlon come un bel modo di… ammazzarsi di fatica per potersi poi permettere i suoi vizi a tavola e nella vita. Di passare quelle circa quindici ore a schiumare di sudore con gli amici, per averne poi tante altre da raccontarsi dopo, con le gambe sotto al tavolo.
Scambiandoci due chiacchiere, poi, trovo conferma ai miei sospetti: Cleto, nella vita reale, è anche un appassionato di moto. E francamente, più leggo i suoi libri – leggeri, esilaranti ma anche riflessivi – più ci trovo contatti con il “nostro” mondo della moto. Dove nel mondo dei trofei di ogni specialità, ma anche delle prove libere, sull’asfalto degli autodromi come sulla terra delle piste da cross, ci sono i Cleto che sanno divertirsi, ci sono quelli che forse diventeranno qualcuno, ma anche quelli che si prendono davvero troppo sul serio, non riuscendo ad accettare che "qualcuno" non lo diventeranno più, né lo sarebbero mai diventati nemmeno cominciando a cinque anni o con tutti gli appoggi del mondo.
Perché la differenza – nel Triathlon come nel motociclismo, se non si è piloti del Mondiale o in dirittura per arrivarci – non è nel mezzo o nella preparazione con cui si compete, ma nello spirito con cui si affronta quello che, in fin dei conti, deve essere un divertimento. C’è chi si presenta con la superbike da centomila euro, ma ride e scherza per tutta la giornata anche se il transponder lo piazza inesorabilmente fra i principianti, e chi con la moto che sta insieme con il nastro americano vive male ogni sorpasso. Anche se, questo è sicuramente vero, le proporzioni spesso sono opposte.
Alla fine ci si rende conto che Cleto ci prende tutti per i fondelli, forte di una geniale autoironia. Ci prende in giro perché, in tutti i suoi libri indossa i panni di Medioman quando invece ha… il mantello di Superman più di tanti Iron Man che finiscono i lunghi ben più avanti di lui. Perché, se ci pensate, chi può vantarsi di essere un supereroe più di chi riesce a completare un Iron Man con poche rinunce in termini di famiglia, alimentazione e stile di vita, e senza prendersi sul serio nemmeno per un istante?
Kona-il mondiale di Ironman raccontato da Cleto La Triplice
Edizioni Del Faro, 123 pagine