Le moto e l'arte: la pittura
Nel 2017, a Pontedera e precisamente al Museo Piaggio, sono stati celebrati i 100 anni del mito della velocità e dei suoi riflessi nelle arti figurative, in particolare nella corrente che più di tutte ha saputo, e voluto, celebrare la tecnica: il futurismo. Insieme all’automobile, la motocicletta è stata una grande fonte di ispirazione per gli artisti dei primi vent’anni del Novecento, che nelle forme aerodinamiche dei motori hanno visto una delle massime espressioni della modernità dell’epoca.
Le due ruote, in particolare, hanno scatenato l’immaginario futurista grazie alla prospettiva della fusione in un’unica entità del pilota e della motocicletta, come se quello che dovesse essere reso fosse semplicemente un unicum in continua evoluzione. Gerardo Dottori, Mario Sironi, Ugo Giannattasio, Fortunato Depero, Ivo Pannaggi, Guido Maria Dal Monte e Tato sono gli artisti che hanno reso meglio su tela la potenza dinamica delle "due ruote" tra cerchi concentrici, pennellate in movimento, linee veloci e cromatismi accesi e coinvolgenti.
Sebbene l’occhio riesca sempre a cogliere in maniera netta le "due ruote" e la figura umana, i punti di contatto tra le parti in gioco sfumano costantemente in una simultaneità, in una compenetrazione di piani, in una creatura unica, protesa in velocità verso l'obbiettivo che deve conquistare. Se Dottori e Giannattasio danno spessore alle loro opere con potenti forme immerse nel colore, Sironi realizza un Uomo Nuovo sui toni del grigio, che richiama immediatamente i piloti di MotoGp, così incurvati sulle loro motociclette da risultare un prodotto innovativo, altamente tecnologico, senza alcuna soluzione di continuità: insomma, un Uomo Nuovo.
Anche Il motociclista di Depero è in bianco e nero, ed è talmente all’avanguardia, nella sua esplosione di dinamicità, da apparire quasi fantascientifico, come fosse a cavallo di una navicella spaziale, oltre che in sella a una moto. Dal Monte e Pannaggi, a loro volta, uniscono la linearità definita al colore vivace, immergendo i loro rider in ambienti che si moltiplicano o che si aprono con sensualità alle donne. La sensazione che si prova nel vedere questi motociclisti in città, su pista o in natura, è un connubio di estrema velocità nella resa ed elevata precisione nel disegno, uniti alla passione, a tratti quasi una venerazione, per i motori: esempio eccellente, secondo i futuristi, di una tecnica prodigiosa.
mi piace ricordare quello del "circuito motociclistico di tortona 1924", splendido, oggi esposto al moma se non ricordo male.