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Marquez e Barreda in sella alla Honda CRF1000L Africa Twin 2016

- Due piloti, Marc Marquez e Joan Barreda, e una moto, la nuovissima Honda CRF1000L Africa Twin messa alla frusta in Spagna. Ecco cosa sono stati capaci di fare in sella all'ammiraglia offroad di Tokyo

Cosa succede quando due tra i migliori piloti del mondo provano una moto che, ancor prima del lancio sul mercato, è già leggendaria? Nel nord della Spagna, Marc Marquez del Team Honda MotoGP e Joan Barreda del Team HRC Rally, mostrano di cosa è capace la nuova CRF1000L Africa Twin. Alla guida di entrambe le versioni, sia con cambio a doppia frizione DCT (Dual Clutch Transmission) che con tradizionale cambio manuale, i due piloti Honda ci raccontano le loro sensazioni in sella alla nuova sensazionale maxienduro Honda.

Honda CRF1000L Africa Twin

La CRF1000L sarà proposta in tre diverse versioni: standard, ABS e DCT-ABS, con (ingiustificato) sollievo per i più duri e puri che rifiutano le nuove frontiere della tecnica motociclistica. Per tutte, naturalmente, la base resterà invariata: un propulsore bicilindrico parallelo capace di 95cv/70kW di potenza massima e 98Nm come picco di coppia, telaio a semi-doppia culla, sospensioni a lunga escursione e cerchi da 21 e 18” rispettivamente all’avantreno e al retrotreno. Arriverà entro la fine del 2015 ad un prezzo base indicativo di 12.400 Euro f.c.

Se il precedente propulsore XRV affondava le sue radici nel tranquillo bicilindrico della custom della serie VT, l’attuale bicilindrico in linea da 1000 cc deriva – lo dice il nome stesso – dai CRF-R cross ed enduro, da cui mutua diverse soluzioni orientate al massimo contenimento degli ingombri (fondamentale, soprattutto in altezza, per offrire una luce a terra adeguata alle ambizioni fuoristradistiche dell’Africa Twin) fra cui la testata con distribuzione Unicam e la lubrificazione a carter umido.

Cambio tradizionale o DCT

Sulla versione standard il cambio allunga la lista delle soluzioni mutuate dalle CRF da cross, con cui condivide il sistema di azionamento. La frizione è assistita con antisaltellamento, per evitare bloccaggi indesiderati del retrotreno nelle scalate più cattive.

La versione DCT propone invece il già apprezzato cambio a doppia frizione in un’inedita declinazione con funzionalità off-road. Una primizia assoluta per il settore delle maxi-trail, che rappresenta il giusto coronamento per un vecchio pallino Honda: proprio lei aveva infatti sperimentato un’unità basata sul sistema Badalini (che la Casa di Tokyo utilizza fin dallo scooter Juno del 1961) sulla CR 250R Automatic schierata nel campionato cross All-Japan 1991.

In questa più recente versione, il cambio a doppia frizione Honda DCT offre come sempre la possibilità di scegliere fra la modalità manuale (MT – Manual Transmission) in cui il pilota controlla il cambio attraverso le palette al manubrio, sia due modalità automatiche (D – Drive ed S – Sport) completamente gestite dalla centralina. La modalità D bilancia efficienza e comfort, mentre la S, che mette invece l’accento sulle prestazioni, è per la prima volta gestibile secondo tre diverse strategie denominate S1, S2 ed S3. Un’ulteriore possibilità viene dalla nuova funzionalità G, dedicata al fuoristrada più impegnativo.

Ciclistica

Il telaio è un’unità in acciaio a semi-doppia culla, pensata naturalmente specificamente per l’impiego tanto su strada quanto in fuoristrada, con forte accento sulla centralizzazione delle masse, motivo per cui diverse componenti di massa rilevante (la batteria, per esempio) sono state spostate subito dietro la bancata dei cilindri.

Il comparto sospensioni conta naturalmente su unità Showa pluriregolabili, con una forcella rovesciata all’avantreno e monoammortizzatore con registro precarico remoto a comando idraulico. I freni sono Nissin, con pinze radiali a 4 pistoncini e dischi flottanti da 310mm con profilo a margherita, controllati nella versione ABS e DCT-ABS da un sistema antibloccaggio escludibile sulla ruota posteriore. Completa il quadro della dotazione elettronica il controllo di trazione HSTC (Honda Selectable Torque Control) configurabile su tre livelli d’intervento oppure escludibile per l’uso in fuoristrada.

I cerchi sono a raggi rispettivamente da 21 e 18” all’avantreno e retrotreno calzanti pneumatici 90/90-21 e 150/70-18 come sulle offroad specialistiche – le misure sono le stesse impiegate dalla CRF450 Rally. Il serbatoio offre una capienza di 18,8 litri per un’autonomia stimata attorno ai 400km. La sella è regolabile su due diverse altezze (850 oppure 870mm) ed il peso complessivo, naturalmente a secco, è lodevolmente contenuto in 208kg per la versione standard.

  • Andrea 'Artù' Artusi
    Andrea 'Artù' Artusi, Dolo (VE)

    Un uccellino (che l'ha giá provata) mi ha detto che è rimasto stupito dalla sensazione di leggerezza, dalla maneggevolezza e dall'efficacia del cambio automatico soprattutto in fuoristrada. A buon intenditor... ;-)
  • Ciacas
    Ciacas, Roma (RM)

    Quando uscì la K1190r tutti a commentare l'inguidabilità di moto così grosse e potenti in fuoristrada (quello "vero", come se uscita la prova della Beta rr 450 io commentassi che è scomoda per andarci a Caponord...boh).... fin quando uscì il video di un certo Chris Birch allora i commenti si ridimensionarono di colpo perchè forse a qualcuno stava balenando per la testa che il limite non fosse il mezzo ma la propria manetta!
    La vecchia Africa pesa più di 200 kg per 60 cavalli scarsi però siccome ci sono immagini su google images di gente in un crossodromo che ci salta 3 metri pochi osano dire che in fuoristrada "vero" non ci so può andare. Adesso esce una nuova Africa dopo 20 anni e prima di provarla è già inferiore: alla vecchia in fuoristrada perchè l'elettronica, alla V-strom su strada perchè la ruota da 21 e il telaio in acciaio.....e 100 cavalli sono pochi per smuovere una massa simile! Beato chi è pieno di certezze!!! :)
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