Michele Zasa (Clinica Mobile): Come si preparano i piloti in quarantena
Dicono che per fare il giornalista si debba essere un po' maleducati. Dopotutto, si tratta sempre di farsi gli affari altrui, di andare a disturbare le persone per farle parlare di loro, e che se è necessario si debba essere insistenti. Un po' di determinazione si impara con il mestiere, ciononostante, mi vergogno quasi nel disturbare il dottor Michele Zasa in questo momento.
Perché il medico dei piloti, quello che ha preso il posto del Dottor Costa alla guida della Clinica Mobile, in questi giorni è un medico come gli altri, impegnato nella lotta al Coronavirus con il 118. E capisco benissimo che abbia problemi ben più pressanti e importanti che parlare con me dei problemi dei piloti. E nonostante questo, il dottor Zasa mi risponde, con la voce un po' stanca ma serena. E pronto a illuminarsi, nonostante quello che vede tutti i giorni, nel parlare del lavoro con la Clinica Mobile.
L'argomento della mia intervista è la situazione dei piloti - fisica e psicologica - in questo periodo che più anomalo non si può. Perché la Clinica Mobile non è più soltanto un pronto soccorso o il riferimento sanitario all'interno del paddock, ma una struttura che i piloti li assiste a 360°. Anche, e soprattutto, quando sono a casa.
Sono probabilmente passati i tempi in cui la Clinica Mobile doveva mettere una pezza alle lacune dei Medical Center e all'impreparazione dei dottori sulle piste del Mondiale, salvando la gamba di Doohan dall'amputazione, ma lo spirito rimane esattamente quello, con un approccio ancora più globale portato avanti da Zasa e dai suoi collaboratori. Perché i medici della Clinica Mobile sono quelli che i piloti li conoscono meglio. Sono, allo stesso tempo, i referenti clinici dei loro preparatori atletici, i loro medici di base quando sono in giro per il mondo, e quelli a cui rivolgersi quando si parla di problematiche legate alla loro professione. Ma per parlare di questo argomento è necessario fare un passo indietro a capire meglio cosa si intende, oggi, con Clinica Mobile.
"Già da qualche anno Clinica Mobile ha ampliato le sue operazioni seguendo i piloti anche nelle fasi di allenamento, affiancando i loro preparatori atletici come consulenti, con l'assistenza fisioterapica. Proprio per questo abbiamo aperto dei centri sul territorio, uno a Piacenza e uno ad Andorra appunto. In questi centri siamo a disposizione tanto del pubblico che vuole farsi assistere e curare dal personale della Clinica Mobile, quanto dei piloti quando hanno bisogno di noi nei momenti al di fuori delle gare."
"In quest'ottica, l'idea di aprire ad Andorra nasce da opportunità e occasione. Uno dei nostri fisioterapisti storici, Elia Villa, voleva trasferirsi da quelle parti come scelta di vita. E il fatto che là ci siano sempre più piloti, ma anche sportivi di altre discipline, in un certo senso ci ha offerto l'opportunità di ampliare il nostro raggio d'azione portando avanti la missione di Clinica Mobile in quella location."
La struttura di Andorra
Il centro Clinica Mobile di Andorra è portato avanti, appunto, da Elia Villa, e si rivolge ai tanti piloti, ciclisti, tennisti che hanno scelto il Principato come residenza.
"È un po' la nuova Montecarlo per gli sportivi, perché offre tanto spazio per allenarsi, con le sue montagne, e tante strutture per assisterli. Abbiamo aperto una sede presso Caldea, che io chiamo 'la cattedrale' (è la spa-centro benessere più grande d'Europa, NdR) dove diamo spazi dedicati alla fisioterapia, con tutta una serie di attività e strumentazioni innovative. L'idea era proprio quella di realizzare quello che in una struttura tradizionale non si potrebbe fare perché legati a logiche di costi e ricavi, quindi una struttura d'élite dove poter dedicare più tempo e risorse al paziente."
"Molte delle attrezzature medicali - Laser, Tecar, Theragun e simili - di cui disponiamo in Clinica Mobile sono state installate anche nel centro di Andorra; in più Elia sta iniziando ad usare tecniche di neurostimolazione già in uso nei centri più avanzati ma ancora poco diffuse in Italia e presso il grande pubblico. Abbiamo anche un ecografo, strumento piuttosto raro nei centri di fisioterapia, che ci serve non per sostituirci ai medici nella diagnosi, ma per guidare il fisioterapista nel suo lavoro grazie alla valutazione dell'evolversi dell'area trattata."
Ma non è finita. Ultimo arrivo, un simulatore di moto realizzato in collaborazione con un centro di biomeccanica, l'Istitut Català del Peu.
"Ci serve per valutare il pilota in moto da un punto di vista fisioterapico, nel corso della riabilitazione: lo abbiamo usato con Pol Espargaro e Jorge Martin. È utilissimo perché permette sia a noi che ai piloti di valutare a che punto sono nel percorso di riabilitazione senza dover obbligatoriamente salire in moto. E poi, vista la collaborazione con l'Institut Català del Peu, riusciamo ad effettuare anche valutazioni biomeccaniche per aiutare i piloti - ma anche i ciclisti e i tennisti - nella posizione in sella e nei gesti atletici."
"Siamo nella situazione perfetta: abbiamo una persona preparata e di fiducia a gestire il centro, nella persona appunto di Elia, che è stato coinvolto anche in veste di socio nell'operazione, abbiamo percorsi innovativi con strumentazione d'avanguardia, e poi tutta la componente biomeccanica per motociclisti e ciclisti. Anzi, visto che la bici la usano sempre di più anche i ciclisti per sviluppare la base aerobica, l'analisi biomeccanica ha una doppia utilità."
Incidentalmente, o forse no, l'avventura ad Andorra è nata anche grazie a Ruben Xaus, che Zasa chiama scherzosamente "il sindaco di Andorra". Ex pilota della Superbike a cavallo del passaggio di millennio, ufficiale Ducati, adesso Ruben lavora con il team Avintia ed è stato uno dei primi, già diversi anni fa, a scegliere il principato in mezzo ai Pirenei come residenza, convincendo diversi fra i suoi colleghi a trasferirsi da quelle parti.
"Ruben si è impegnato molto per averci lì, assieme a tutte le altre attività che ha sviluppato ad Andorra: è molto legato alla Clinica Mobile fin da quando era pilota, e lavora moltissimo per far crescere il principato, tanto che in veste del tutto amichevole ci ha aiutato moltissimo nel capire come muoverci e, per usare le sue parole, aggiungere un'altra eccellenza al portafoglio di Andorra."
La preparazione atletica
Iniziamo con una precisazione: la Clinica Mobile non svolge lavoro di preparazione atletica vero e proprio, ma collabora con i preparatori dei piloti nelle vesti sopra citate.
"La fisioterapia e la preparazione atletica sono due attività molto legate; la fisioterapia in effetti può anche aiutare la preparazione atletica dando indicazioni sulla base di quello che 'scopre' nelle sue valutazioni. In realtà, però, in questo momento siamo completamente fermi anche con il nostro centro di Andorra, visto che anche là sono in lockdown per l'emergenza Coronavirus, ma quando ci contattano con dubbi o domande cerchiamo di aiutarli comunque."
"Per lo più, i dubbi sono di ambito psicologico: ormai i piloti sono professionisti allenatissimi, e tutti quanti hanno la palestra in casa o quantomeno un po' di attrezzi con cui allenarsi. Il problema è che in una situazione come questa stanno uscendo di testa. Devono mantenere la routine, la determinazione a vincere, ad allenarsi, a sacrificarsi. In un periodo dove siamo tutti in casa non è facile."
"In sostanza, consigliamo a tutti di fare un po' di potenziamento muscolare senza esagerare, perché ormai abbiamo chiaro come il pilota di moto non debba avere una muscolatura particolarmente sviluppata, tranne che forse in MotoGP dove la guida è un po' più fisica. Soprattutto lavorano tutti sullo stretching, perché l'elasticità invece è basilare per il motociclismo, e aiuta anche a recuperare e a prevenire le cadute. E poi devono stare molto attenti a mangiare, perché quando si sta chiusi in casa è facile sbagliare ed esagerare. Idealmente dovrebbero fare attività cardio, che può essere difficile anche se ho sentito di un maratoneta cinese che si è allenato correndo attorno al letto (Pan Shancu, che ha 'percorso' 66 chilometri in 6 ore e 41 minuti, NDA) e che dovrebbe essere d'esempio e ispirazione a tutti, in questi tempi..."
"Nel caso dei piloti usano i rulli, o il tapis roulant. Qualcuno riesce ad andare a correre, da solo, ma la cosa mi ha fatto storcere il naso: se cominciano a farlo tutti, addio, e torniamo punto e a capo. L'alternativa, per variare un po', dovrebbe essere fare dei circuiti in palestra."
E a livello psicologico?
"Come ho detto qualche giorno fa a Zamagni, il problema è fondamentalmente di testa. Anzitutto, la paura: ce l'hanno - ce l'abbiamo tutti - ma è normale, ed è quello che ci spinge ad essere prudenti. Ma bisogna vincerla, stare tranquilli e andare avanti: se uno segue le regole, sta in casa, si allena e non pensa troppo non c'è problema. Il rischio è che se uno si spaventa, si preoccupa, finisce per esaurirsi prematuramente da un punto di vista psicologico e poi fatichi a recuperare dopo."
"Va anche detto che, al contrario, è un momento di relax totale, cosa che per quelli della MotoGP, soprattutto i top, non avviene spesso - di solito, sono impegnatissimi in eventi con gli sponsor e quant'altro, quindi probabilmente non gli capita da anni di riposarsi come può fare adesso. Sicuramente, mantenere la mentalità vincente, cercare attività che mantengano elevata la competitività e rimanere concentrati."
Magari anche cose come le gare virtuali?
"Premesso che sono sicuramente cose organizzate più per questioni mediatiche che altro, perché no? Dal punto di vista della competitività vanno bene anche quelle, perché questi sono ragazzi che non vogliono perdere nemmeno a giocare a briscola. Ma credo che semplicemente debbano trovare il giusto equilibrio fra continuità d'allenamento, concentrazione e nervi saldi, per poi riaumentare la concentrazione quando si capirà quando - speriamo - si potrà ripartire."