MV Agusta chiede il concordato di continuità
Poche settimane fa vi avevamo anticipato la volontà di Giovanni Castiglioni di ricapitalizzare la MV Agusta con un finanziamento che coinvolgeva anche Daimler (proprietaria del 25% della marca varesina) e la banca BPM: si parlava di una trentina di milioni di euro.
Negli ultimi mesi si sono susseguite molte voci sul futuro di MV, dalla volontà di Mercedes AMG di assumerne il controllo accollandosi i debiti (si tratterebbe di una cifra superiore ai 40 milioni di euro), così come della sua imminente uscita, dall'entrata di altri partner - quali la Investindustrial della famiglia Bonomi, che ora controlla Aston Martin e prima di Audi controllava Ducati - , ma tutte questi rumors non sono stati confermati.
Di fatto, alla Schiranna la produzione era ferma, dopo che alcuni fornitori avevano fermato le consegne a fronte dei pagamenti rinviati, mentre gli stipendi ai dipendenti erano stati saldati regolarmente.
Oggi era atteso l'incontro fra proprietà e rappresentanti dei lavoratori, incontro che avrebbe dovuto tenersi ieri, e questo pomeriggio è arrivato il comunicato stampa di MV Agusta, nel quale si informa che la casa di Varese ha fatto richiesta di concordato di continuità.
Il concordato preventivo, in breve, è la proposta che l’impresa che si trova in stato di insolvenza, o di crisi, rivolge ai propri creditori, ed è finalizzata ad un parziale pagamento dei suoi crediti. La finalità del concordato preventivo, e soprattutto quello di continuità chiesto nello specifico da MV, è la salvaguardia dell’azienda e la tutela del patrimonio nell’interesse anche dei creditori stessi.
Con il concordato i crediti vengono congelati, e l'azienda ha maggiori possibilità di riprendere l'attività. Va ricordato che il concordato, lo verifica il Tribunale, deve essere più vantaggioso per i creditori rispetto al fallimento. Una volta ammesso il concordato, MV avrà 90 giorni di tempo per presentare ai creditori il piano di recupero.
Come riporta VareseNews, i sindacati di categoria attendono di conoscere il piano di ristrutturazione complessivo nel prossimo incontro dell'8 aprile. MV dovrebbe ripartire con una produzione di 7.000 moto, sono state 1.500 in più l'anno scorso, una decisione che potrebbe comportare dei licenziamenti tra gli addetti indiretti non coinvolti nella produzione. Riducendo i costi e congelando i crediti, e puntando sullo sblocco di alcuni pagamenti, MV dovrebbe quindi trovare le risorse per pagare i fornitori e riprendere la produzione.
Il prossimo 2 aprile terminerà la cassa integrazione, che è molto probabile venga rinnovata.
Resta da conoscere la volontà di Daimler dopo questa mossa. Gli scenari ipotetici sono vari e per ora privi di certezze, fare ipotesi sarebbe solo strumentale. Di sicuro non è questa l'operazione migliore per proseguire con la produzione senza perdere vendite e fiducia, il braccio di ferro fra Giovanni Castiglioni, AMG e banche non potrà durare a lungo, se si vogliono evitare conseguenze peggiori per MV e per chi vi lavora.
Il comunicato stampa
MV AGUSTA METTE IN ATTO IL PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE AZIENDALE
Varese, 22 marzo 2016 - Il marchio MV Agusta e l’heritage famigliare che lo ha reso di nuovo glorioso in tutto il mondo si fondano su valori come passione, motivazione, perfezione e ambizione. Sono i valori che hanno portato l’azienda a chiudere il 2015 con un fatturato di 100 milioni di euro e con una crescita del 30% in più rispetto all’anno precedente.
Le nostre moto sono diventate icone indiscusse in un mercato che ha registrato volumi non altrettanto performanti (12%). Per dare a questo successo visibilità, contenuti e il maggior potenziale possibile sui mercati emergenti, abbiamo investito oltre il 15% del fatturato annuo nel settore ricerca & sviluppo, per entrare in nuovi segmenti e garantire l’eccellenza, gli standard qualitativi e le prestazioni che ogni appassionato si aspetta da questo marchio.
Senza questi contenuti, gli investimenti e la passione imprenditoriale, il Made in Italy di cui MV Agusta rappresenta il segmento “upper-premium” nel mercato delle due ruote, non esisterebbe.
Negli ultimi mesi sono uscite, a mezzo stampa, notizie relative alla necessaria liquidità in MV Agusta finalizzata a sostenere questa crescita organica.
MV Agusta ha deciso di preservare il suo valore, i suoi dipendenti e i suoi creditori richiedendo l'ammissione al concordato in continuità che permetterà alla società di potersi ristrutturare e generare flussi positivi al servizio della crescita e dei propri stakeholders. MV Agusta è una società con un potenziale straordinario, così come ha dimostrato il trend degli ultimi 5 anni, figli di una crescita da 30 a 100 milioni di fatturato, di un’unicità nel proprio prodotto e soprattutto di un’italianità da proteggere. E’ un’azienda in pieno sviluppo, forte di un portafoglio ordini 2016 e di un backorder generato dai nuovi modelli che segna un +42% rispetto all’anno precedente, nonché dell’incremento nel retail, a Marzo, del +36% rispetto al 2015.
Con il coinvolgimento attivo di tutti i propri collaboratori e dei professionisti incaricati, MV Agusta ha già identificato le linee guida di un percorso volto al consolidamento e al rafforzamento dei valori aziendali, nonché alla tutela dei propri stakeholders.
Siamo convinti che - superata l’attuale crisi di liquidità - la nostra azienda recupererà la forma migliore per ottenere risultati economici tali da soddisfare le aspettative dei nostri dipendenti e dei nostri creditori.
Gli ammortamenti sono una posta contabile di carattere economico e non finanziario (gli esborsi sono stati fatti all'epoca degli impianti, non oggi).
Gli interessi sono proporzionali alla massa di capitale impiegata, a sua volta calibrata sulla produzione prevista.
Non si fanno migliaia di moto con pochi euro, ma nemmeno c'è bisogno di miliardi di euro per fare poche moto, è tutto in proporzione.
(altrimenti avrebbero sbagliato completamente l'industrializzazione)
Infatti nell'industria nel calcolo del punto di pareggio si ragiona sempre di percentuale di oneri finanziari per ciascuna unità di prodotto; se le unità di prodotto aumentano l'incidenza degli oneri diminuisce.
NON pensavano certo di fare milioni di moto a bassi margini, ma poche moto di nicchia a margini remunerativi.
Se invece di poche moto oggi ne vendono molte di più, non può far male.
Io continuo a ritenere che i problemi (se c'erano) dovevano essere presenti ben prima di oggi, specie in caso di assenza di imprevisti (vedi VW e simili).
Se certi problemi saltano fuori solo oggi -per giunta a fatturati crescenti- vuol dire che per un certo numero di anni essi sono stati "sotto il tappeto" come si suol dire.
Ed allora è meglio non dire altro... chi vuol capire ha già capito.
Passo e chiudo. ;-)