Nico Cereghini: “Ecco cosa vuol dire essere riconosciuti utenti vulnerabili”
Ciao a tutti! Motociclisti, utenti vulnerabili: tre giorni fa vi abbiamo raccontato che la Commissione Trasporti della Camera ha approvato un emendamento che ci riconosce questo titolo. Dopo i necessari passaggi parlamentari, prima alla Camera e poi al Senato, saremo riconosciuti come vulnerabili dal nuovo Codice della Strada, come i pedoni e i ciclisti.
“Hanno scoperto l’acqua calda!” Sento già protestare quelli che credono di conoscere bene la tematica, semplicemente perché girano in moto e vedono i pericoli e le conseguenze degli incidenti. Ma la questione non è così banale: questo cambiamento ha un potenziale molto alto e può davvero migliorarci la vita. Sempre dando per scontato che tutto proceda regolarmente.
Sul piano normativo, per cominciare, va citato l’articolo 208 del C.d.S., quello che stabilisce che il 50% dei proventi delle sanzioni pecuniarie va investito nel piano sicurezza. E quel 50 potrà anche ridursi al 25% per altre questioni che qui sarebbe lungo spiegare, ma comunque è prevista negli investimenti una corsia preferenziale per gli utenti vulnerabili.
Questo significa tra l’altro che quando si andrà a progettare una strada, un ponte, una infrastruttura in genere, non si potranno ignorare le nostre esigenze. E che l’installazione dei guard rail salva motociclisti, per dirne una, potrebbe diventare obbligatoria e non più lasciata alla buona coscienza di un gestore.
Non ci illudiamo che tutto cambi da un giorno all’altro, non siamo nati ieri e la politica ci ha spesso deluso. Ci sono ancora due passaggi parlamentari da superare, certo, ma questa novità rappresenta un passaggio culturale e normativo fondamentale perché cambia la visione stessa della figura del motociclista. Diventano realizzabili alcune delle iniziative per la sicurezza svanite negli ultimi anni, come la defiscalizzazione del paraschiena o dell’airbag. E più facilmente potrebbero passare le campagne di educazione e sensibilizzazione degli automobilisti come fanno in Francia e altrove. “Guardate lo specchio retrovisore, rispettate il motociclista!”.
Per chiudere degnamente, mi piace ricordare il ruolo che hanno avuto anche altre figure, oltre a quelle della FMI e del Comitato Interparlamentare “Mobilità motociclistica” guidato dalla senatrice Erika Stefani che abbiamo citato la settimana scorsa. E’ giusto riconoscere anche il gran lavoro che ha svolto negli anni Graziella Viviano.
La madre di Elena Aubry - la ragazza sulla Honda, che perse la vita a Roma sulla Ostiense nel maggio 2018 per colpa di una buca - ha incontrato negli anni i Ministri Toninelli e Salvini, ha preparato relazioni e proposte anche in accordo con i Legal Riders e tanti altri gruppi nati e maturati intorno a lei, lotta per la vita dei motociclisti e non si è mai arresa.
Senza la tenacia di Viviano, non avremmo fatto grandi passi avanti. Ora finalmente dalle promesse potremo passare ai fatti. Concludo segnalando che mercoledì prossimo 7 febbraio alle 11, al Palafiori di Sanremo, Graziella parteciperà alla presentazione di un film con cui ha collaborato: un film realizzato dalla Polizia Stradale e che parla di sicurezza.
Rendere i motociclisti "utenti vulnerabili" mi fa poi temere che lo Stato provi a risolvere la situazione con le solite proposte inutili relative ad imporre obblighi di abbigliamento tecnico.
L'unica soluzione è quella di migliorare la formazione dei motociclisti, dato che non serve avere un casco obbligatorio se non si tiene acceso il cervello dentro al casco.
E l'unico modo per tenere acceso il cervello è la cultura. Ma di migliorare la preparazione non ne parla mai nessuno.