l'editoriale di nico

Nico Cereghini: ”La moto stracarica”

- C’è anche quella, la moto-mulo, e qualche volta mi piace guidarla ancora oggi. Non siate troppo severi: in tutte le condizioni limite c’è il sottile piacere della sfida con sè stessi. E qui si rischia poco o nulla
Nico Cereghini: ”La moto stracarica”


Ciao a tutti! Vado al supermercato a fare la spesa grossa, naturalmente con la moto, e mi ingegno per sistemare tutto a bordo, anche il sacco di sabbia per il gatto, il fustino del detersivo liquido e le due confezioni da sei bottiglie (di plastica, non di vetro) dell’acqua minerale. Nel baulotto infilo le borse con la spesa corrente, poi sistemo il resto in uno scatolone che lego bene sulla sella, che è larga, alle mie spalle. So già che con un baricentro così alto non potrò fare delle gran pieghe, tornando a casa, e gli inserimenti in curva andranno accompagnati un po’ di più, però della mia moto mi piace anche questo: la possibilità di caricarla quasi come l’auto (che in città non voglio usare mai) e di potermi divertire abbastanza anche quando la guido così. So che i puristi storceranno il naso, e del resto, se ancora avessi la supersportiva come qualche anno fa, tutto questo sarebbe impossibile. Oppure no?


Mi accorgo che questa passione per la moto-mulo, a pensarci bene, l’ho sempre avuta. Credo che sia un retaggio della mia infanzia, passata a studiare i motociclisti-pastori e i motociclisti-boscaioli delle prealpi Orobiche. Gente che sul 150 Gilera trasportava oltre alla moglie anche il vitello, o con le funi d’acciaio legava a terra il Galletto della Guzzi per trasformarlo nel motore di una teleferica. La moto vissuta come eclettico e vigoroso compagno di lavoro. E così più avanti, da fattorino part-time diciassettenne, mi ingegnavo per trasportare con la mia Giubileo 98 Extra due materassi singoli da 185x80 alla volta. Erano materassi in gommapiuma Pirelli, con quelli a molle non sarebbe stato possibile: li arrotolavo belli stretti, li legavo uno davanti e l’altro dietro e mi sentivo un drago. Gli agenti della Polizia Locale erano banalmente dei semplici Vigili, allora, e lasciavano correre. Dopotutto, fossi anche caduto, di sicuro non mi sarei fatto niente.


E torno alla supersportiva. Sulla mia SF 750 Laverda dei primi anni Settanta avevo montato il manubrio in due pezzi e l’assetto era un po’ estremo, eppure arrivai fino ad Atene e Salonicco dopo aver seguito tutta la costa jugoslava. Trasportando la ragazza, il normale bagaglio per venti giorni di vacanza e il carico seguente: tenda, materassini e sacchi a pelo, batteria di pentole e fornelletto a gas. Era un brutto vedere, pessimo portapacchi posteriore e due portapacchi laterali con borsoni militari legati alla meglio. E lì, col manubrio basso e stretto, o mi scoppiava il tunnel carpale o diventavo Braccio di ferro. Era fine agosto quando tornai a casa, e due settimane dopo partii alla volta di Le Mans per correre il Bol d’Or con la Laverda-Segoni e il mio amico Giancarlo Daneu. Feci tutta la 24 Ore senza patire la minima fatica.


La moto può essere arte nelle mani di gente come Valentino o Tony Cairoli, può essere divertimento ed evasione per tutti, ma anche mezzo di lavoro o di allenamento. Sono tanti i modi per viverla. Non siate severi con chi la usa diversamente da voi, e siate comprensivi con chi non sa guidarla bene quanto voi.

La moto-mulo
  • Giangi09
    Giangi09, Cernusco Lombardone (LC)

    Che belli gli articoli di Nico! Mi stimolano sempre. Io sto andando a fare la spesa col mio KTM 1190 Adventure R con valigia rigida e borse laterali morbide da quando la mia compagna usa la nostra unica auto per lavoro e lavora a 250 km di distanza. Si, ho imparato a caricarla per bene e mi avanza sempre spazio. Mi piace il tuo articolo Nico, perchè mi è capitato di sentirmi un po' strano e spesso mi domando cosa pensino le signore del supermercato vedendomi caricare la moto e andar via in scioltezza. Da oggi mi sentirò un po' più normale.
    Non è proprio la stessa cosa ma mi capita anche di andare a prendere la mia compagna quando arriva col treno, magari con valigia. Lei arriva super figa dopo aver lavorato in ufficio e visto che fa freddino dalle mie parti io mi porto un mio completo da moto o da sci, la ricopro letteralmente con questi abiti almeno 3 taglie più grandi e arriva a casa senza sentire freddo, a volte pure un po' accaldata nonostante le temperature sotto zero.
  • enrico.giani
    enrico.giani, Gubbio (PG)

    Complimenti al sempre simpatico Cereghini. Anche io mi diverto a sfide impossibili nella spesa col Ciao e il meglio lo do quando esco per spese con la Pegaso col bauletto ma il tuo viaggio con la Laverda mi ha ricordato una serie di vacanze in Sardegna da ragazzo col Le Mans I tenda e carabattole e il mio amico Luca Iurlo col le Mans III (ormai il povero Luca si ricorderà dal cielo di quella gita dopo essere morto a 38 anni per un colpo di sonno in auto tra una clinica e la ragazza, E abbiamo perso un bravo cardiochirurgo nel 1998)ma per tornare tra i vivi mi ricorda anche i racconti di "Zampino" con Razzetti in due con l'851 verso Zwelteg e di quando sono stati fermati dalla polizia.
    Forse ha ancora qualche foto.
    Ciao a presto e...occhio !
    Enrico ortopedico di Gubbio,una cinquantina di anni, 2 figlie splendide, 6 catorci bellissimi e un gatto stronzo.
Inserisci il tuo commento