L'editoriale di Nico

Nico Cereghini: “La tragedia del Mottarone e la nostra sicurezza”

- In un luogo caro a molti motociclisti e in una domenica di sole la tragedia è esplosa all’improvviso. Il nostro primo pensiero va alle vittime così sfortunate e alle loro famiglie. Ma subito dopo al tacito patto di sicurezza che troppe volte viene infranto
Nico Cereghini: “La tragedia del Mottarone e la nostra sicurezza”

Ciao a tutti! Sono affezionato al Mottarone e la tragedia di domenica è vicina in qualche modo anche a molti motociclisti che sentono il Mottarone come una cosa loro. La strada che sale da Stresa è suggestiva e a pagamento, l'altra, che si imbocca ad Armeno, dopo un primo tratto stretto diventa una meraviglia: una strada larga, ben disegnata, che molti di noi conoscono bene. Io ci vado spesso, almeno una volta all'anno, è stata la location di molte mie prove tivù; è una delle mie strade preferite, a meno di un'ora da Milano, con il lago Maggiore da una parte e il Monte Rosa dall'altra. Uno spettacolo, nelle giornate più terse. 

 

Il Mottarone è un panettone erboso non particolarmente bello, ma spettacolare per la vista. Sotto alla cima trovi numerosi baretti al sole con i tavoli sul prato, un paio di ristoranti, un rifugio un po’ isolato dall’ottima cucina. Il pratone che porta alla vetta, dove d'inverno si scia, con la bella stagione si riempie di gente. Tanti anche gli stranieri. Un bel posto per passare qualche ora nella natura e alti sul lago. Ma domenica la festa di tante famiglie al Mottarone si è trasformata in una tragedia inaccettabile. Non ci sono parole, tutto quel dolore è insopportabile e alle famiglie coinvolte deve andare il nostro cordoglio e il nostro rispetto. 

 

Però un impianto a fune non è una cosa così complessa e non può venir giù in quel modo. Ne sento parlare fin da bambino: mio padre era un dirigente delle Acciaierie Redaelli, azienda storica che con i suoi cavi e la consociata Ceretti e Tanfani ha costruito le principali funivie italiane. È meccanica elementare: piloni di sostegno, cavi, ruote che girano, motori, freni e sistemi di sicurezza e di soccorso. Che cosa sia accaduto è impossibile da dire adesso e le verifiche non saranno facili né rapide: la materia è delicata, in gioco ci sono vite umane e responsabilità gravissime, la superficialità non è ammessa.

 

Ma d'altra parte le risposte che aspettano le famiglie colpite direttamente dalla tragedia, e che aspettiamo anche noi tutti, sono troppo importanti. Perché sul tappeto c'è anche il tema della sicurezza in tutte le nostre azioni quotidiane. Non possiamo accettare il crollo di un ponte autostradale o di una galleria, non è tollerabile la caduta della funivia come quella dell'ascensore del nostro palazzo. Quando imbocchiamo un ponte o un tunnel, quando saliamo su un impianto a fune, anche semplicemente sull’ascensore di casa, noi facciamo un patto con chi lo gestisce. È un patto sulla fiducia. Che non si può tradire.

 

Le inchieste sul crollo del ponte Morandi di Genova hanno fatto emergere leggerezze inimmaginabili. Lì è ormai chiaro che la manutenzione e i controlli erano saltati da anni, anche se per attribuire le precise responsabilità ci vorrà ancora molto tempo. Sarebbe superficiale pensare che anche questo dramma della funivia del Mottarone debba avere la stessa matrice, ma in attesa delle perizie e del doveroso e accurato percorso della Giustizia quel patto di fiducia deve essere al centro delle preoccupazioni e delle prossime iniziative del Governo.

  • Grildrig
    Grildrig, Garbagnate Milanese (MI)

    Povera patria
    Schiacciata dagli abusi del potere
    Di gente infame, che non sa cos′è il pudore
    Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
    E tutto gli appartiene

    (Franco Battiato)
  • Davide 1968
    Davide 1968, Castelletto sopra Ticino (NO)

    Lavoro nella sicurezza da anni, purtroppo di personaggi fasulli, manager che non sono degni di questo nome ce ne sono tanti.
    Baldanzosi ti sbattono in faccia che sono disposti a rispondere delle loro malefatte in tribunale in caso di incidente, trascurando che ci sono vite in gioco.
    Speriamo che chi deve pagare paghi fino all'ultimo giorno in galera.

    Purtroppo mancano i controlli. Sono troppo pochi, si aspetta sempre il morto.

    Anche chi fa parte delle strutture di controllo interne alle aziende spesso viene a patti con il datore di lavoro e... la gente muore.

    Il mio pensiero va ai morti ingiustamente falciati dall'arroganza e dalla illuisoria certezza dell'impunitá di miseri esseri, alla famiglie tutto il mio cordoglio, e una richiesta va ai vari Spresal di maggiori controlli.
    É impensabile che a fronte di molti infortuni in un solo anno un´azienda non venga controllata. Un vecchio capo reparto dei vigili del fuoco mi ha sempre detto che la sicurezza si respira in una azienda non appena vi entri, bene speriamo che piú ufficiali di PG vadano in giro a respirare la sicurezza e sanzionare pesantemente i "banditi", quelli che delle nostro ottime leggi si fanno beffe.
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