Nico Cereghini: “Quando diventò obbligatoria la patente per la moto”
Ciao a tutti! questa è la storia di una Lambretta 125 E, che ogni sera attraversava il nostro salotto. Si era all’inizio degli anni Cinquanta e il mio zio materno, l’unico in famiglia con qualche passione per i motori, l’auto ancora non l’aveva ma guidava questa Lambretta verde chiaro.
Estate, Valsassina, lunghe vacanze. La sera, dopo cena, lo zio Vanni, che con i nonni stava in un appartamento al secondo piano della grande casa di famiglia, apriva la porta finestra che dal “nostro” salone dava sul giardino, prendeva la motoretta e la spingeva attraverso la stanza fino al corridoio retrostante che collegava alla cucina. E lì la metteva sul cavalletto, uno straccio sul parquet.
Sento ancora il profumo di gomma e di benzina. Vedo ancora l’espressione infastidita di mia madre, sua sorella. Ma il rito era quello, la moto si rovina la notte all’aperto, e per noi marmocchi, che all’epoca eravamo solo sei o sette (io nell’età tra l’asilo e le elementari) c’era il divieto assoluto di salire sulla Lambretta. Spesso, quando tutti dormivano, io scendevo dalla cameretta al primo piano, mi arrampicavo in sella e guidavo.
La storia della moto dentro casa finì quando lo zio, alla ricerca di un mezzo più potente e con un po’ di brio in salita, nel ’56 si mise in testa di acquistare un Galletto 192. Quella Guzzi era pesante e sarebbe rimasta in giardino. Ma c’era uno scoglio: per guidare una moto oltre i 125 ci voleva la patente.
E lo zio era furibondo. Fino a ieri circolava senza patente, era prudente, non aveva mai fatto incidenti… E poi il Galletto avrà avuto quattro cavalli più della Lambretta... Insomma, una novità inaccettabile, anzi di più, era una vera punizione. Allora avevo otto anni, lui era il mio mito, condividevo tutto: quella storia della patente era una limitazione alla sua libertà di muoversi, era pure una iniziativa antidemocratica –come sottolineava lo zio Vanni- perché metteva su piani differenti chi guidava una 125 e quelli che saltavano sulla 150…
Vedo sul web che la “apposita licenza” per guidare l’auto divenne necessaria nel 1901, con regio decreto numero 416. Ma quando esattamente è stata introdotta la patente per la moto? Forse qualche lettore potrà aiutarmi: negli anni Quaranta? Leggo che a un certo punto, nel ’32, l’esenzione di targa e patente fu estesa a tutte le moto (e non solo a quelle sotto i 175). Mentre il 15 giugno ’59 (DPR 393), con il primo “codice della strada” fu introdotto l’obbligo di patente per tutti i motoveicoli, tranne i 50. Di fatto, lo so per certo, nel ’56 ancora la patente per la 125 non serviva.
Naturalmente, con l’esplosione della mobilità (moto e soprattutto auto) gli incidenti e la mortalità sulle strade continuarono a salire e la patente obbligatoria non risolse da sola il problema. Nei primi anni Settanta registrammo punte di oltre 11.000 vittime in un anno! Fatte le debite proporzioni con i mezzi che circolano, oggi sulle strade lascerebbero la vita 35.000 o 40.000 persone l’anno contro le circa 3.000 dell’ultimo periodo. Dove saremmo senza il progresso dei dispositivi di sicurezza e senza la patente obbligatoria?
...nel mio piccolo ricordo i miei 14 anni....da un giorno all'altro, senza patente, senza abilitazione, senza prove, senza casco....ma solo con il 14° sulla carta di identità potevi uscire dal cancello....guidare la moto per strada....ciò che prima potevi fare solo di nascosto, in luoghi sperduti, in montagna.....
Oggi è un po' diverso...e diversi sono i ragazzi: in tanti non hanno mai provato un motorino...in tanti non sanno guidare...in tanti salgono per la prima volta in sella a scuola guida...