Nico Cereghini: “Sognare ad occhi aperti”
Ciao a tutti! Leggo sul sito che la Peugeot ha stabilito un record mondiale: il pilota ufficiale in Moto3 Alexis Masbou ed altri tre volonterosi, a turno su uno scooterino Speedfight 50, hanno coperto 1.395 km in ventiquattr’ore sul circuito di Montlhéry. E questo mi spinge a qualche ragionamento negli immediati dintorni delle imprese minimaliste. Non servono centinaia di cavalli per divertirsi sulle due ruote, questo lo sapete tutti; eppure sulle due ruote, anche quando si gioca, vale la pena di fare sul serio. La Peugeot voleva celebrare un suo analogo record di quarantacinque anni fa, protagonista il famoso modello 104, ciclomotore utilitario e indistruttibile. Invece la Garelli, volendo festeggiare l’impresa della sua storica 350 che aveva corso no stop da Milano a Napoli a circa 38 orari di media (appena finita la prima guerra mondiale, nel 1919), prese me e altri sei o sette malcapitati e ci spedì a fare gli 880 chilometri di strade statali, da Milano Sud a Napoli centro, con il Vip 4 e senza soste, se non per fare la pipì.
L’organizzatore, il fantasioso Roberto Patrignani, per fortuna aveva fatto leggermente modificare i sette motorini in modo che raggiungessero almeno i 60-65 orari, alla faccia del codice. E in meno di diciannove ore, alla media di 46 orari e rotti, arrivammo tutti a destinazione. Senza imprevisti, senza dormire, mangiando soltanto qualche panino, bevendo acqua e molto caffè. Eravamo partiti alle 22 da Melegnano, e due cose ricordo perfettamente a distanza di tanti anni da quella primavera, credo del 1989: il piacere di guidare di notte sulla Futa deserta, soprattutto in discesa verso Firenze; e il sonno che nelle prime ore di sole e di caldo, ormai vicini a Roma, ti prendeva a tradimento.
Si guidava in fila indiana, molto vicini. Tu vedevi il ciclomotore davanti a te che cominciava a deviare di lato senza motivo, e allora cacciavi un grido e suonavi il clacson. Quello si riprendeva, lì per lì, ma dopo due minuti eccolo di nuovo, deviazione laterale, colpo di clacson, ops. La cosiddetta fettuccia di Terracina – dove Piero Taruffi stabilì una serie di record di velocità negli anni eroici - è un dritto che non finisce mai, con gli alberi in fila da una parte e dall’altra. Ebbene, io mi dicevo “a me non succede, il sonno non mi frega”, e gli occhi li tenevo belli spalancati, ma a un certo punto cominciavo a vedere, invece della strada, un mucchio di altre cose: facce, spiagge, mare blù. Il sogno ad occhi aperti esiste, eccome, e appena è cominciato già stai dormendo senza rendertene conto. Qualche secondo con gli occhi aperti, i pensieri che partono per la tangente, poi proprio un bel sonno profondo e ciao.
Magari pensate che il colpo di sonno sia roba da automobilisti, e che noi, con l’aria fresca che ci tiene svegli, siamo immuni. Non è così. Mi è capitato quella volta sulla Milano-Napoli, mi era già successo sulla A4 tornando una sera da Breganze (Vicenza), dopo aver cenato a casa di Massimo Laverda. Ero solo, e la manica della giacca già strisciava sul guard-rail, lo giuro, quando me ne sono accorto. Il sonno alla guida è una bruttissima bestia, e vi invito alla massima allerta. Non guidate quando siete molto stanchi, fermatevi almeno a bere un caffè e a sgranchirvi gambe e braccia. Poi si prova, si riparte ma, se non va, stop definitivo. Chi dice “macchè, io resisto benissimo al sonno e potrei guidare per tutta la notte” non sa quello che dice, ed è pericoloso per se e per gli altri.
La prima volta mi sono svegliato metre ero a pochi cm dal guard-rail e la seconda volta ho preso lo specchietto retrovisore ai cancelli di un casello.
Sono esperienze talmente orribili che, oltre ad un grande ringraziamento al mio Angelo Custode, mi ha segnato indelebilmente!
Da allora faccio molta più attenzione alle mie condizioni e se non mi sento sicuro mi fermo!
Non oso nemmeno pensare cosa mi sarebbe successo in sella alla moto!
Ragazzi fermarsi non è sintomo di debolezza ma di responsabilità!