Nico Cereghini: “Viva la MV!”
Ciao a tutti! Domenica vado alla MV per respirare aria di festa, il 12 luglio del 1992 Lawson portava la 500 Cagiva alla vittoria di Budapest e soprattutto c’è da ricordare Claudio Castiglioni, e nella sua Schiranna colma di motociclisti mi ritrovo a cavallo di una Aermacchi TV 350 che pare nuova fiammante anche se ha passato i quaranta. Potenza della passione, eccomi in mezzo a un gruppo di smanettoni, tutti insieme intorno al lago di Varese, scortati dalla Stradale e dai ragazzi del “100 HP”. C’è ogni tipo di MV a tre e quattro cilindri, qualche Cagiva, qualche Ducati, una Vespa che c’entra poco ma va benone, e il mio “Macchi” del ‘72. Un tuffo nel passato.
“Guarda che vibra!”, mi avverte Enrico Minazzi che è presidente del registro storico Aermacchi, proprietario e restauratore della mono orizzontale. Vibra? Piedi e mani sembrano staccarsi dal resto del corpo, la strumentazione ha delle oscillazioni sospette, però la sella è sorprendentemente comoda. Il problema è il tamburo anteriore quasi inesistente, per fortuna il fratello al retrotreno qualcosa fa, e quando vedo accendersi gli stop di chi mi precede allora pesto il pedale sinistro con energia. Eh già: il cambio è a destra con la prima in alto, ma è questa la bellezza di tutta la faccenda: immediatamente ritrovo i meccanismi di quegli anni, come se fosse la stessa estate di quel lontano ‘72. Prelevai una TV 350 come questa nel box di Motociclismo, senza avvertire nessuno; il giorno successivo sarebbe passato il furgone dell’Aermacchi a ritirarla, era già sera, il mio programma era correre a Rapallo da una certa ragazza e rientrare all’alba, nessuno l’avrebbe saputo. Ma l’impianto elettrico non era d’accordo e mi lasciò a piedi dieci chilometri dopo Binasco. Spinsi fino alle sette del mattino, i cellulari non c’erano ancora e il furgone arrivava alle nove. Oggi non lo farei, ma se volevo far carriera questo era il prezzo.
Adesso la TV è una motoretta con poche pretese e da trattare con riguardo, ma nei primi anni Settanta era una media cilindrata rispettabilissima, con i suoi 29 cavalli e il carburatore VHB 30 AS. Derivava dalla famosa Ala Verde 250, e in qualche modo era imparentata con il modello da competizione, l’Ala d’Oro, regina degli anni Sessanta, la “monocilindrica aste e bilancieri più veloce del mondo”. La spingo fino ai 110, oltre non mi fido, l’impianto elettrico sarà sempre quello.
A fine giro suggerisco a Minazzi di cambiare i “Ferodi” nel tamburo anteriore, è più sicuro. Ma è stato bello. Due giorni di festa a Varese e Schiranna, con la collaborazione del Motoclub Cagiva Italia e dell’MV Internazionale. Gente appassionata, chi c’era si è divertito a anche commosso. Quante MV! Giovanni Castiglioni, orgoglioso, mi dice che da tre anni le cose vanno proprio bene. Più trentacinque per cento la produzione dell’ultimo anno. La sua mamma, la vedova del grande Claudio, è lì a godersi i primi due nipoti, i Castiglioncini, e il terzo è quasi fuori dalla catena di montaggio: nascerà a fine mese. La vita continua.
Ciao.
Primo, qual e' il problema se i soldi arrivano dalla Germania? Anche grazie a questi la gamma si e' estesa e diversificata come modelli e come motori consolidando l'immagine premium del brand. Quindi spiega dove sta il problema perche' non e' chiaro a nessuno.
Secondo, i risultati non si possono nascondere. MV Agusta non puo' mentire sui risultati finanziari e di vendite, in quanto al proprio capitale partecipa una societa' quotata in borsa soggetta a revisione, certificazione di bilancio e trasparenza. Questa societa' che partecipa al capitale di MV Agusta si chiama Daimler. Mi spiace che che i soldi tedeschi non ti piacciano ma e' anche grazie a questi soldi che MV Agusta sta risalendo la china e dopo anni difficili sono ricominciate le assunzioni. Se hai dati diversi, facceli conoscere tu.
Quelle che fai tu sono chiacchiere in perfetto stile troll, hai parlato e non hai detto nulla. I fatti invece sono quelli che ho scritto sopra. Oggettivi.