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Olivier va in pensione

- Il mitico JCO, al secolo Jean-Claude Olivier, Presidente di Yamaha Motor France, va in pensione dopo ben 45 anni di profondo legame con la Casa di Iwata. Al suo posto è stato nominato monsieur Eric De Seynes
Olivier va in pensione


Il 24 febbraio scorso, oltre 500 invitati, tra i quali anche parecchi ex piloti radunati al Pavillion D’Armenonville di Parigi, hanno assistito a due eventi molto importanti, e anche molto emozionanti, legati al marchio Yamaha. Com’è ormai noto, quel giorno è stata infatti presentata ufficialmente l’attesissima XT1200Z, ovvero la Super Ténéré del terzo millennio. Ma assieme alla nuova arrivata, erede di una dinastia plurivittoriosa nelle massacranti maratone africane, è avvenuto un altro fatto che definiremmo epocale: Jean-Claude Olivier – affettuosamente noto come JCO -Presidente di Yamaha Motor France (ex Sonauto) e da ben 45 anni legato anima e corpo alla Casa di Iwata, ha passato ufficialmente le consegne – per raggiunti limiti d’età - al suo successore, il nuovo Direttore Generale Eric De Seynes, tornato in azienda nel settembre scorso dopo averci trascorso il periodo dal 1990 al 2001 con vari incarichi di responsabilità.

Certo, un cambio al vertice di un’azienda è cosa abbastanza comune, e del resto l’addio di JCO era nell’aria da qualche tempo. Ma chi, come noi, segue con passione il motociclismo, anche sportivo, da un bel po’ d’anni, conosce Olivier non solo come un vero gentiluomo di grande spessore umano, un valido uomo d’affari, ma anche come pilota di alto livello, competente e certamente competitivo, che ha portato oltretutto al successo tanti validi piloti francesi, anche nel Motomondiale 250 e 500: come il compianto Patrick Pons, Marc Fontan,  e soprattutto Christian Sarron, Campione del Mondo della 250 nel 1985. Ma anche il forte Jacky Vimond, primo crossista francese a vincere un mondiale, nell’86, e lo stesso Jean Philippe Ruggia, altro valido competitor nella 250 GP degli anni novanta, sono cresciuti sotto l’ala di JCO, per non parlare di Stephane Peterhansel, grandissimo campione di enduro e vero dominatore della Parigi-Dakar, l’unico che l’ha vinta ben 6 volte, proprio con la Superténéré, per poi continuare anche in auto.
Ma la lista si può tranquillamente allungare nominando altri validi piloti, tipo il velocista Patrick Igoa – specialista dell’endurance - e i crossisti Yves Demaria (che oggi allena Randy DePuniet), Frédéric Bolley, David Frétigné. 

JCO in azione con l'esclusiva WR450F a doppia trazione
JCO in azione con l'esclusiva WR450F a doppia trazione


Dei trascorsi sportivi di JCO abbiamo già accennato in precedenza, compreso il secondo posto alla Dakar nell’85 con la Ténéré 600, dietro a Rahier e davanti a tutti i piloti della sua squadra: e qui va sottolineato che lo stesso Olivier fu uno degli ideatori della Parigi-Dakar, a fianco di Thierry Sabine. Inoltre si piazzò secondo al Rally del Marocco del 2003 alla spalle di Frétigné, entrambi in sella alla rivoluzionaria WR450F 2-Trac con due ruote motrici. Ma non scordandoci di citare anche le sue 25 partecipazioni al terribile Enduro del Touquet, dove nel 1976 giunse addirittura secondo. Ma il carisma e l’influenza di Olivier, anche in qualità di importatore Yamaha in un mercato importante come quello francese, sono sempre stati di riferimento presso i top management di Iwata, e non solo in relazione alla definizione di nuovi modelli: prendiamo la mitica XT500 come riferimento assoluto, oltre al fatto di avere spinto con fermezza l’importazione in Europa della prima V-Max, pur depotenziata da 140 a 100 cv. JCO, infatti, ha sempre insistito perché la tecnologia applicata alle Yamaha da corsa venisse applicata il più possibile anche sui modelli stradali. Un esempio su tutti? L’ultima R1, con l’albero motore “a croce”, con cui l’anno scorso Ben Spies ha vinto il titolo iridato SBK al primo tentativo.
Come sappiamo, Jean-Claude Olivier è stato a capo della Sonauto fino al 1990, prima che una joint-venture con i giapponesi ne trasformasse la ragione sociale in Yamaha Motor France. La Sonauto fu fondata addirittura nel 1947, per vendere automobili di lusso, dal monsieur Auguste Veuillet, che nel 1950 fu il primo francese ad acquistare una Porsche. Dopo aver conosciuto lo stesso Ferdinand Porsche al Salone dell’auto di Parigi, si accordò con lui per partecipare alla 24 Ore di LeMans, dove conquistò una vittoria di classe. Ferdinand Porsche morì l’anno seguente, ma Veuillet nel frattempo aveva instaurato un ottimo rapporto anche col figlio Ferry, grazie al quale divenne importatore francese delle auto tedesche. La Sonauto intanto iniziava a crescere, e l’appassionatissimo Veuillet, nel 1955, partecipò alla 24 Ore di Parigi con una Porsche spider in coppia con un bravo pilota di nome Gonzague Olivier, col quale strinse subito una forte amicizia. Dieci anni più tardi, Jean-Claude, figlio di Gonzague, entrò in prova in Sonauto. 
Monsieur Vouillet, appassionato anche di moto e molto attento al mercato, aveva infatti deciso di importare delle motociclette prodotte in Giappone col marchio “Yamaha”. E fu proprio a Jean-Claude, che oltretutto ambiva anche a cimentarsi come pilota, che venne assegnato il compito di organizzarne la distribuzione sul territorio nazionale, dopo aver creato il compartimento moto della Sonauto nel settembre del 1965, con la collaborazione di quattro rappresentanti. Le Yamaha erano molto ben fatte, e nelle competizioni stavano già dominando il motomondiale – nelle classi 125 e 250 - con piloti di spessore, come il fortissimo inglese Phil Read e il suo “secondo”, il canadese Mike Duff (che, giusto per spettegolare un po’, oggi si chiama Michelle…ndr): quindi la penetrazione sul mercato d’oltralpe iniziò subito a gonfie vele. Il resto, è storia.
Lo stimatissimo JCO, insomma, va in pensione. Ma conoscendone il dinamismo e la passione per questo nostro mondo a due ruote, siamo certi che di lui sentiremo parlare ancora. Personalmente, pur avendolo conosciuto solo occasionalmente qualche anno fa, l’ho sempre considerato un personaggio davvero speciale, del quale mi è parso giusto sottolineare lo spessore in questo contesto. In rete, comunque, chi volesse approfondire la conoscenza di JCO potrà agevolmente trovare parecchio altro materiale in merito.

Il saluto di JCO:





 

 

La collezione di JCO:


 

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