BMW, ISS e Polizia di Stato insieme nel progetto STEP: 40% di lesioni cervicali in meno
Inutile negarlo: noi motociclisti vediamo spesso la Polizia Stradale come un nemico, presente sulle strade solo per vessarci e spremerci con contravvenzioni ingiuste oppure, nel migliore dei casi, impedirci di divertirci con le nostre moto. Spesso, invece, dall’altra parte della… divisa c’è un motociclista come noi, magari uno del gruppo sportivo Fiamme Oro, impegnato quest’anno su cinque discipline motociclistiche – unico fra i gruppi sportivi delle forze dell’ordine a cimentarsi anche nella velocità. Motociclisti in piena regola, quindi, che per lavoro hanno però la sfortuna di raccogliere ogni settimana qualcuno di noi che si è fatto male.
Vittorio Rizzi, direttore del Servizio Polizia Stradale, ha introdotto ad EICMA un discorso particolarmente interessante. «Chiamiamo incidenti quelle che a tutti gli effetti dovrebbero venire classificate come morti violente» spiega con chiarezza cristallina Rizzi, che passa ad illustrare i numeri. Nel 2011 sono morti in incidenti stradali ben 1.088 motociclisti. E’ una magra consolazione pensare che il numero sia in costante calo – nel 2001 erano stati 1.426 – perché c’è ancora molto da fare per rispondere al punto 7 delle direttive europee: la protezione delle categorie deboli fra gli utenti della strada. Pedoni, ciclisti e motociclisti.
A testimonianza di quanto si stia lavorando, Rizzi – dopo i ringraziamenti di rito a BMW, fornitrice storica dei mezzi in dotazione alla polizia stradale – ha presentato i risultati di uno studio effettuato in collaborazione con l’Istituto Superiore della Sanità. Il progetto STEP (STudio Efficacia del Paraschiena) condotto dal professor Alessio Pitidis dell’ISS da un anno raccoglie dati in 10 città italiane sugli incidenti che coinvolgono i motociclisti. Uno studio che, vale la pena di sottolinearlo, è il primo del suo genere a livello mondiale.
Già a suo tempo lo studio sull’uso del casco aveva evidenziato una riduzione del 48% nelle possibilità di traumi cervicali; STEP ha ottenuto un risultato (su un campione di 750 incidenti, dei quali il 78,6% su moto e 21,4 su ciclomotori) altrettanto confortante rispetto all’uso del paraschiena. Una riduzione di circa il 40% - i dati saranno più precisi al completamento dello studio, dopo il secondo anno – di lesioni gravi e mortalità negli incidenti che coinvolgono la colonna vertebrale.
Purtroppo, però, solo il 15% dei motociclisti e addirittura il solo 2% degli scooteristi indossava il paraschiena: il 5,3% ha riportato lesioni alla colonna vertebrale, con interesse principale per il distretto toracico toracico (51%) seguito a ruota da quello cervicale (30%). C’è ancora tanto da fare, come dicevamo più sopra. Se cominciassimo noi, indossando le protezioni anche quando “dobbiamo solo andare in ufficio”?
Il buon esempio
solo con il buon esempio non con i castighi,
Il para schiena le cinture ed il casco integrale le forze dell,ordine
non sanno neanche cosa sono. Niente di personale ma solo la realta
(la moto storica di tutt ii nostri militari è e sarà sempre la moto GUZZI
la BMW è qella dei Tedeschi
@pietrop6207 ....