Restaurando fai da te: Moto Morini 3 ½ (1977) di Francesco e Giovanni Cobello
A volte la un pizzico di follia, mescolato ad una buona dose di coraggio, ci spinge ad avventurarci in progetti complicati ma, forse, è proprio la stessa ricetta che ci consente alla fine di ottenere dei risultati inaspettati. Questa è la storia di Francesco e Giovanni Cobello, padre e figlio, che decidono un giorno di trarre in salvo una moto ormai per molti giudicata irrecuperabile. Ecco a voi qui, di seguito, il racconto in prima persona di Francesco e Giovanni, padre e figlio, che illustrano il loro restauro “fai da te” di una delle moto che, negli ultimi anni, è tornata ad esercitare il fascino guadagnatosi a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.
"Questa Moto Morini 3 ½ era lasciata lì a morire dal 1992, senza targa e senza speranza, nel cortile interno di un palazzone austriaco di Trieste, sotto la pioggia e le intemperie da ben 18 anni, fino al 2010, con all’attivo soli 20 mila km di percorrenza.
Lavoravo a Trieste da tre anni quando un collega, durante un colloquio sulla mia passione per la meccanica, mi disse che si sarebbe liberato volentieri di quel rottame.
Andai a vederlo, e l’innamoramento fu immediato, nonostante i miei 54 anni e una ormai sopita passione per la motocicletta, usata sino all'età di 22 anni (una Motom 48 a 4 tempi ed una splendida Morini Corsaro 150 in "comodato d’uso" da un amico).
Con mio figlio Giovanni, sedicenne studente di meccanica, la portammo nel nostro garage (di 12 mq!) a Mestre, dove cominciò il nostro restauro partendo dallo studio del modello e conoscendo, con l’occasione, e grazie a internet, la sua storia e quella del suo progettista, Franco Lambertini, la galassia dei morinisti - tra i quali Paolo Campolmi, dell’officina Luzzi di Siena, e l’ing. Luzzi -, il registro Storico Moto Morini di Bologna, nonché, per puro caso, il super esperto padovano Franco Bergamasco.
Non mi dilungo sulle difficoltà tecniche di un restauro per due persone che, pur con una buona attrezzatura, abitualmente si dedicavano per hobby solamente alle biciclette d’epoca.
Non sono stati pochi i lavori effettuati sul 3 ½: la parola d’ordine era il recupero di tutto il recuperabile, tenendo conto che l’acciaio inox della Morini non teme nulla. Per i parafanghi è bastata una lucidatura, mentre il manubrio e i porta frecce sono stati ricromati.
L’impianto elettrico è stato completamente rifatto, così come lo statore (per chi conosce le Morini d’epoca, la tematica degli introvabili trasduttori neri con pick up rosso è ben nota e ha riempito pagine di blog), mentre il volano è stato sostituito con quello della on-off Kanguro.
È per la parte di riverniciatura del telaio e di tutti gli altri dettagli neri che il garage, da tale, si è trasformato in una carrozzeria domestica. Successivamente si è passati alla ricerca su internet dei fianchetti, ed al restauro e verniciatura del serbatoio. Visto lo stato precario di quelli d’origine, sono stati acquistati i cerchi, i raggi, e i nipples con montaggio completo in proprio delle ruote.
La copertina della sella è stata sostituita con una nuova, così come tutta la bulloneria, che era completamente arrugginita (è doveroso ringraziare, a tal proposito, un paziente amico rappresentante di bulloneria e affini!). Per terminare il tutto, abbiamo eseguito una revisione completa della forcella e degli ammortizzatori posteriori.
Evidenzio che il motore, senza fare alcunché se non la sostituzione dello statore, è partito dopo poche pedalate (dopo 18 anni di fermo!) e non è stato necessario aprirlo.
Dopo tre anni di paziente restauro, la moto è stata reimmatricolata e ha percorso quasi diecimila chilometri, con la sola rottura dei trasduttori, che fortunatamente abbiamo trovato.
La prima Morini 3 ½ la vidi nella concessionaria Zanessi di Mestre, e la gente, abituata ai “soliti” monocilindrici della Morini si fermava a guardarla; e anche adesso il mezzo è molto ammirato. Giovanni ed io siamo convinti, visto il ritorno del “vintage” motociclistico, che un modello così, aggiornato, avrebbe ancora successo. D’altro canto, il successo della Morini era internazionale. Un episodio di conferma: avevo 18 anni - correva l’anno 1974 - e salivamo in due con Mauro, il proprietario del mitico Corsaro 150, sul passo Sella – Dolomiti - (2.000 metri di altezza!). Era marzo. Un tedesco che in fianco sciava (sciava!!!) ci guardò, guardò la moto e disse “Moto Morini , Ja!). Indimenticabile.
Anche oggi, Moto Morini, Ja".
Avete restaurato anche voi una moto d'epoca? Mandateci le foto e i dettagli del restauro. Le documentazioni più complete verrano pubblicate su Moto.it. Mandate una mail con il vostro materiale a: [email protected]
PS.. per revisionare il motore avete qualche indirizzo dova rivolgermi..
Saluti a tutti i giovanni