Restaurando, puntata 18: BMW R 75/5 1972
Forse non tutti lo sanno ma tra la fine degli anni ‘50 e gli inizi del decennio successivo la BMW, che per anni aveva prodotto motociclette di rilievo e dalla meccanica affidabile, ha rischiato di abbandonare la produzione di veicoli a due ruote. Il motivo è che, nonostante le proprie moto fossero apprezzate, il mercato era entrato in crisi a favore dell’automobile, che sembrava dovesse essere il veicolo del futuro. La moto, invece, era considerata un oggetto quasi obsoleto, una reminiscenza della guerra conclusasi pochi anni prima. In questo contesto BMW dovette fare i conti con dei bilanci che sicuramente non lasciavano intravedere un futuro per la produzione dei veicoli a due ruote. Proprio per la carenza di investimenti nel comparto motociclistico, i modelli a listino sono rimasti invariati per ben nove anni, dal 1960 al 1969, mentre la tecnica di base rimase praticamente invariata per addirittura circa 15 anni, dal 1955 al 1969.
Il punto di svolta per il Marchio dell’Elica fu nel 1963, quando in Germania Helmut W. Boensch, assieme ad Hans-Guenther von der Martwitz, tecnici BMW, studiarono e crearono un prototipo fuoristradistico di quello che sarebbe dovuto essere il successore della R 69/S. Il telaio prendeva ispirazione dalla Norton Manx, il motore rimaneva quello della R 69/S, mentre la forcella Earles venne sostituita da una più moderna forcella telescopica. Questo prototipo, denominato Typ 246, fu affiancato l’anno successivo da una versione stradale. Fu così che dopo anni di progettazione, il 28 e il 29 agosto del 1969 all’autodromo di Hockenheim furono presentate alla stampa le nuove /5, declinate in tre diverse cilindrate: 500 cc, 600 cc e 750 cc.
Le differenze erano quasi esclusivamente legate al propulsore, mentre rimanevano invariate le colorazioni e la vocazione da viaggiatrice. Per la prima volta, all’interno del faro, molto simile a quello della R 69/S, venne inserito per la prima volta di serie il contagiri.
Sempre inedita per la serie /5 fu l’introduzione dell’avviamento elettrico che era di serie per la R 60/5 e per la R 75/5, mentre rimaneva come optional per la R 50/5. L’unico inconveniente era la ridotta capacità della batteria che mal si abbinava all’accensione elettrica. Questo problema fu poi risolto a partire dal 1972 con l’introduzione della versione a passo lungo che, grazie ad un forcellone più lungo di quasi 13 cm, pensato per incrementare la stabilità alle alte velocità, permetteva di installare una batteria di dimensioni più consone.
Sulla versione passo lungo, oltre al diverso forcellone e alla diversa batteria erano presenti dei fianchetti cromati con verniciatura a strisce nere e, come optional, le nuove valigie Krauser. Sempre optional, sin dalla prima versione, c’era il serbatoio maggiorato da 24 litri, che andava a sostituire quello da 17 litri.
Per il mercato americano, infine, fu prodotta una versione con un serbatoio da 18 litri, cromato ai lati, da qui la denominazione “toaster”, manubrio leggermente più largo e rialzato e fianchetti cromati e catadiottri laterali sia all’anteriore che al posteriore.
Il successo della serie /5 fu strabiliante per l’epoca e i numeri parlano chiaro: 38.370 unità vendute per il modello R 75/5, 22.721 per la R 60/5 e 7.865 per la R 60/5 inoltre, innumerevoli corpi di polizia provenienti da ogni parte del mondo adottarono questi modelli.
La moto protagonista della puntata di oggi è la moto personale di Soiatti, da lui acquistata in condizioni assai critiche e, ovviamente, da lui stesso restaurata. Parliamo di una R 75/5 del 1972, ancora a passo corto, quindi prima serie. Durante il restauro Soiatti ha deciso di “personalizzare” la propria moto, sostituendo la sella a due posti con una singola "Polizei" che arriva dalle moto della polizia tedesca, installando i fianchetti della versione America e colorando di lo sfondo della Scritta “BMW R 75/5” presente sul motore che, sulla prima serie, era su sfondo neutro.
La moto era stata lasciata esposta per anni agli agenti atmosferici e salta infatti all’occhio l’ossidazione presente sul motore, la ruggine sul telaio e sui raggi dei cerchi. Oltre a ciò, i foderi della forcella erano stati verniciati in nero ed era stato montata una carenatura che ben poco si confaceva alle linee morbide della R 75/5.
Il primo passo è stato quello di smontare la moto fino ad arrivare al nudo telaio, in modo tale da fare “la conta dei danni”. Il motore era bloccato, i carburatori da revisionare, l’impianto elettrico pasticciato e ruggine ovunque. La basa di partenza era davvero messa male.
La prima operazione è stata la sabbiatura del telaio, con la conseguente verniciatura nel tipico nero lucido di questo modello, passando poi per lo smontaggio completo del motore, la rettifica dei cilindri con la conseguente sostituzione dei pistoni di diametro adeguato e la sostituzione degli ingranaggi del cambio a 4 marce. Infine è stato revisionata la trasmissione finale ad albero.
I carburatori Bing a depressione , con diffusore di diametro da 32 mm, sono stati puliti agli ultrasuoni e sono state cambiate le membrane e gli spilli. Sono stati solo puliti e non sostituiti i cornetti di aspirazione che, seppur ingialliti dal tempo, stonano meno rispetto alle riproduzioni in plastica nera che si trovano adesso sul mercato.
I cerchi sono stati smontati e lucidati, i mozzi sono stati sabbiati, i raggi cromati ed è stata lucidata la copertura dei freni a tamburo.
Gli ammortizzatori sono stati revisionati, i bicchierini della coppia degli ammortizzatori posteriori sono stati cromati, così come gli splendidi terminali a sigaro ed il manubrio.
Per completare il tutto è stata revisionata e riverniciata la strumentazione, sono stati applicati i fianchetti laterali e la carrozzeria è stata riverniciata nel classico Federweiss, mentre i filetti su serbatoio e parafanghi sono stati eseguiti a mano libera. Sul serbatoio, infine, sono stati applicati i loghi BMW smaltati.
Anche se la moto appartiene allo stesso Soiatti, lo stesso ha appuntato sia i costi che le ore passate a lavorare sulla sua BMW. I costi sono ammontati a 4.500 euro, mentre le ore di manodopera sono state 145. Fortunatamente per lui, la propria manodopera è gratuita.
Se foste interessati a vedere di persona questo restauro di Soiatti, o altri suoi lavori, il 24 e il 25 di febbraio Daniele e Alberto Soiatti esporranno alcuni dei propri restauri all’interno di una mostra a Casa Bossi, a Novara. QUI potete trovare tutti i dettagli dell’evento.
Risponde la redazione
Vorrei chiedere se è possibile che prodotto ha usato per riportare il motore allo stato originale ,ossia levando il calcare e lo sporco accumulato.
Anche io sto procedendo al restauro.
Grazie
Il restauratore Soiatti tratta i motori BMW di quegli anni mediante pallinatura a sfere di acciaio inox.
Cordiali saluti!