Rodolfo Frascoli racconta il design della Triumph Tiger 900
L'ha disegnata e l'ha ritirata nuova fiammante alla filiale di Triumph Motorcycles Italia. E' una bella soddisfazione quella di poter guidare finalmente la moto che si ha contribuito a creare curandone il design: capita davvero a pochi motociclisti. Rodolfo Frascoli, che di Triumph aveva già disegnato altri modelli, ha colto l'occasione per raccontare alcuni aneddoti sullo sviluppo delle nuove maxi enduro inglesi.
Le forme e le proporzioni di una maxi enduro sono vincolate dalla ciclistica e dalle dimensioni ridotte delle sovrastrutture: dove pensi di essere riuscito ad esprimere al meglio il DNA di una Triumph?
«Definiamo quale sia il DNA di una vera Triumph: autenticità ed equilibrio formale senza eccessi. Sportività elegante e una certa regalità. La nuova Tiger 900 ingloba tutte queste caratteristiche tanto che, pur con un linguaggio formale completamente differente dalla 800 che è più robotico e spigolosa, è stata immediatamente riconosciuta come una Triumph (e una Tiger) al 100%.
Non è mai questo o quello specifico elemento di stile a fare il DNA, e quindi il carattere, di una moto ma un complesso insieme di fattori tutti linkati tra loro: forme e proporzioni, gerarchia e armonia tra gli elementi. Anche lo stesso processo di progettazione di Triumph, nonché la maniacale attenzione al dettaglio, hanno contribuito molto a creare il DNA della Tiger».
C’è un dettaglio o un particolare del design che ritieni particolarmente riuscito, o per il quale magari hai dovuto “combattere” per portarlo in produzione?
«Più che di un dettaglio in particolare farei notare i sofisticati allineamenti e parallelismi tra linee e accoppiamenti della carrozzeria con quelli della meccanica, in particolare del telaio. Una cura quasi ossessiva difficile da notare al primo colpo d’occhio ma che trasmette, soprattutto dal vivo, una sensazione di ordine e di armonia generale
Tutto questo è stato reso possibile grazie ad un R&D sempre molto positivo ed aperto mentalmente. Un cenno merita il fanale anteriore, ribattezzato sin dall’inizio “the mask”, un vero gioiellino di tecnologia e progettazione che ha incattivito tantissimo lo sguardo della Tiger ed il sovrastante meccanismo del plexiglas regolabile molto curato nel design. Aggiungerei la superba qualità costruttiva delle superfici del serbatoio in lamiera».
I tuoi primi bozzetti seguivano già la strada che poi è stata intrapresa oppure sei partito da un concept che poi hai modificato?
«I primi bozzetti hanno sempre, in qualsiasi progetto, lo scopo di esplorare diverse direzioni stilistiche. Sarebbe uno spreco, oltre che un rischio, non investire risorse ed idee in questa prima fase. Di bozzetti quindi ne sono stati fatti tanti ed il tema era molto articolato da affrontare perché, se da una parte Triumph voleva dare un messaggio forte di quanto stesse investendo nel settore adventure, dall’altra l’esigenza di condividere lo stile tra le due versioni della Tiger, con l’anteriore sia da 21” che da 19”, ci ha fatto escludere sin dall’inizio un linguaggio stilistico troppo dakariano, come la Triumph Tramontana per esempio. Una moto che, grazie alla potenza del suo messaggio 100% racing, è piaciuta moltissimo e che tanti (io per primo !) avrebbero voluto in produzione.
Quindi siamo partiti senza esagerazioni né estremizzazioni stilistiche per poi aumentare il carattere adventure in corso d’opera, sempre bilanciandolo con le esigenze, e soprattutto le proporzioni più touring, della versione GT con l'anteriore da 19”. Il fatto che entrambe le versioni stiano piacendo molto ci dice che abbiamo adottato il processo corretto».
Cosa sono i “the famous italian 10 mm”?
«Ci sono designer che sostengono che il bello non si raggiunga senza spargimenti di sangue, riferendosi chiaramente ai confronti-scontri tra designer ed ingegneri durante la fase della progettazione. Fortunatamente con Tiger 900 non è stato così e si sono coniugate le esigenze dello stile con quelle della fattibilità e dei costi, lavorando in un clima entusiasmante e sempre piacevolissimo.
Ma nell’obiettivo di conquistare anche un solo millimetro, per un designer qualsiasi stratagemma diventa lecito e quando chiedevo modifiche che si scontravano con le esigenze tecniche, di fronte alle preoccupazioni degli ingegneri, rispondevo “è una piccola modifica di soli 10 mm” indicandoli con le dita. Ma i 10 mm concessi dopo lunghe trattative sul clay diventavano 20 e certe volte, pur non senza vergogna, anche di più. Chiedete in Triumph cosa siano “the famous italian 10 mm” e tutti quanti vi risponderanno col pollice e l’indice che si allargano vistosamente. Anche perché di richieste di “italian 10 mm” ne ho fatte molte!».
E il mistero dei pretzel?
«Durante la prima review del clay, a un certo punto la discussione si concentra sui pretzel: di che materiale li facciamo, dove posizioniamo i punti di fissaggio e cose così.
Pur non capendo assolutamente di che cosa stessero parlando, annuisco fino a quando non sono più nella condizione di fingere e chiedo che c'entrassero i pretzel con la Tiger, aggiungendo che mi stava pure venendo fame: risata generale e mi spiegano che “pretzel” è il soprannome dato, per via della forma particolare che avevano sulla Tiger 800, ai fianchetti che collegano il serbatoio col becco. Indovina cosa mangiammo la sera stessa al pub...».
Alla fine ho preso la 1200, della 900 non mi piacciono proprio il faro posteriore esterno tipo Honda Integra e il fatto che ha perso il doppio faro anteriore.
Per il resto moto che dal vivo rende ancora di più che in foto!