Le Case giapponesi con HySE: sfida alla Dakar 2024 con un prototipo di veicolo a idrogeno
Lo vedremo al prossimo Japan Mobility Show - dove saremo ospiti di Suzuki - e potremo certamente raccontarvi qualcosa di più, ma per adesso accontentiamoci di qualche foto e dell'annuncio che ha almeno un paio di significati importanti. Prima la notizia, con una premessa: Suzuki fa parte del consorzio HySe che vede nelle proprie fila anche Honda, Kawasaki, Yamaha e Toyota, questo consorzio parteciperà con il prototipo di veicolo a idrogeno HySE-X1 alla “Mission 1000 Challenge” della Dakar 2024 che si terrà in Arabia Saudita dal 5 al 19 gennaio 2024.
Mission 1000 è una categoria del Programma Dakar Future, che mira a spingere le case automobilistiche a sviluppare tecnologie di propulsione di nuova generazione a zero emissioni, come i motori a idrogeno e gli ibridi elettrici o a biocarburante: un banco prova di assoluto valore per mettere alla prova un motore.
Il prototipo HySE-X1 che parteciperà all'evento si basa su un telaio costruito da Overdrive Racing (Racing Team, partner di HySE, con sede in Belgio) con un layout modificato per ospitare un serbatoio di idrogeno e un sistema di alimentazione. Il prototipo sarà spinto dal motore a idrogeno sviluppato da HySE per le moto, che l’ente sta attualmente utilizzando nelle sue attività di ricerca. Il rifornimento di idrogeno e la manutenzione saranno eseguiti da Overdrive Racing.
Il motore che spinge il veicolo è un 998 cm3 4 tempi raffreddato a liquido, 16 valvole DOHC (presumiamo quindi sia un quattro cilindri), e le dimensioni del quattro ruote sono 3.530 mm × 2.070 mm × 1.700 mm (rispettivamente lunghezza totale, larghezza, altezza), il peso approsimativo è di 1.500 kg.
Kenji Komatsu, Presidente di HySE, commenta: "Abbiamo deciso di partecipare al Rally Dakar, che sappiamo avere una ricca storia e tradizione. Il motivo principale della nostra partecipazione è che ci dà la possibilità di comunicare i risultati della nostra ricerca in un modo facile da capire. Inoltre, partecipando all'evento, possiamo identificare potenziali problemi e perfezionare la nostra tecnologia per risolvere i temi tecnici necessari per la creazione di piccole mobilità a idrogeno il prima possibile. Ci auguriamo che tutti ci cerchino lì e facciano il tifo per noi!".
Adesso le due riflessioni: la prima è che pare che ci sia un generale consenso sulla possibiltà che il motore a combustione interna possa continuare a vivere a lungo. Se le quattro grandi Case giapponesi investono su questa tecnologia è possibile che ci siano i modi - o che perlomeno siano immaginabili - di renderla disponibile su larga scala a prezzi accettabili. Ricordiamo che già Yamaha ha realizzato un motore automobilistico a idrogeno e Kawasaki ha già presentato il progetto del suo motore a idrogeno derivato da quello che muove la famiglia H2. Inoltre, Suzuki ha in cantiere un Burgman dotato di questa alimentazione, se poi andrà pure in produzione non è cosa nota ma sarà certamente tra le star del prossimo Japan Mobility Show (dove sarà esposto anche un mockup dell'HySE-X1 presso lo stand del Motorsports Program). Insomma, c'è vita oltre l'elettrico.
La seconda: forse i problemi e le sfide della futura mobilità sostenibile non presentano un'unica soluzione (leggi trazione elettrica). Molto più facile che un approccio olistico o multidisciplinare possa far incontrare le esigenze di utenti, governi e Case produttrici, laddove il ginepraio di contrastanti esigenze possa poi dipanarsi e permettere una sintesi virtuosa. Suzuki, ad esempio e citiamo dal suo comunicato stampa, crede molto anche nella "produzione di biometano (CBG, Compressed Biomethane Gas) in India", senza dimenticare "elettrificazione, biocarburanti, riutilizzo delle batterie, supporto a Start Up innovative".
Quale sarà l'approccio vincente? Quale il mix di tecnologie che da qui a vent'anni (perché, diciamocelo chiaramente: certe prossime scadenze sembrano ancora un po' forzate)? Cercheremo di raccontarvi anche questo direttamente da Tokio e dal Japan Mobility Show.