Tutto quello che abbiamo visto al Japan Mobility Show
Privarsi dei preconcetti ed essere pronti ad accettare o a sposare punti di vista che prima si aveva probabilmente liquidato con colpevole sufficienza, o - più semplicemente - aprirsi alle novità sulla mobilità che stanno mano a mano consolidandosi in ambito moto: questo è il Japan Mobility Show, il Salone che ha preso il posto del Salone di Tokyo e che riunisce sotto il medesimo tetto auto e moto, dietro però il comune paravento delle evoluzioni in ambito motorizzazioni "sostenbili" e carburanti non derivanti da materia fossile.
Le quattro grandi Case giapponesi giocano in casa e tutte - con modalità diverse - hanno presentato la propria prospettiva sul tema.
Partendo da Honda, il colosso di Tokio ha portato al Salone il suo concept SC e:, uno scooter elettrico assimilabile a un 125 termico con la non secondaria caratteristica della doppia batteria rimovibile, batteria che tra l'altro è quella che sottace alle regole e agli standard del consorzio nato con gli altri costruttori giapponesi. L'idea nasce per ovviare ai problemi relativi alla scarsa autonomia e alla difficoltà di ricarica dei mezzi elettrici, in questo caso non soltanto si può ricaricare una sola batteria e continuare a circolare con l'altra, ma - quando sarà matura un'intera rete di distribuzione e "swapping" di batterie - sarà possibile cambiare presso una stazione di ricarica la batteria esausta in tempi super rapidi. .
Questo per quello che riguarda le due ruote a motore, ma nello stand Honda c'è veramente una profluvio di tecnologia futuristica: dall'automobile Sustaina-C Concept unita al Pocket Concept, una citycar dotata di moto pieghevole, il prototipo in scala dell' eVTOL (velivolo a decollo verticale), passando per il concept della cella a conbustibile di nuova generazione che potrebbe aprire nuovi orizzonti per la motorizzazione elettrica automobilistica
In definitiva, l'impressione che - almeno in chi scrive - ha lasciato il poderoso stand di Honda è quella di un certo investimento nel motore elettrico, sia in campo auto che moto ma con un occhio alla tecnologia a 360° e alla fruibilità trasversale dei mezzi dedicati alla mobilità individuale. In un'altra zona del Salone abbiamo trovato la CR Electric, la prima moto da Cross elettrica di Honda, attesa tra pochi giorni al dubutto in gara: bellissima e curata nel dettaglio come abbiamo sempre riscontrato nelle moto da competizione di Honda.
Kawasaki ha già dato: nel senso che la Casa di Akashi ha già di recente presentato al mondo le sue moto elettriche e sopratutto la sua prima moto ibrida (provata dal nostro Nicola Andreetto) e a Tokio in realtà ha spinto l'acceleratore sulla sua storia e sulla sua tradizione: molto interessante infatti il prototipo W230 di possibile futura presentazione in Europa, che deriva da quel marchio Meguro che ha grande parte nella nascita delle moto di Kawasaki.
Ne abbiamo approfittato anche per vedere per la prima volta la Eliminator 400 (le foto sono nella gallery) e sopratutto per celebrare i 40 anni della Ninja, con una ZX-10R e una ZX-4RR in livrea bianco-blu-verde e telaio color alluminio. Dire soltanto splendide è far loro un torto... per chi ha vissuto l'epoca d'oro degli anni '80 e '90 certe livree sono un attentato al conto corrente. Meravigliosa la ZXR400 SP del 1990 esposta nello stand, tanto per far capire il grado di heritage della nuova ZX-4R.
Suzuki ha presentato presso il proprio stand una filosofia, più che singoli veicoli: in ossequio all'obiettivo di totale decarbonizzazione della propria gamma entro il 2050 (2070 per aree come l'India) il suo approccio è ampio e sarebbe limitativo considerarlo facendo riferimento soltanto all'ambito motociclistico: biogas, idrogeno, elettrico. Queste le direttrici principali che Suzuki ha messo in mostra per raggiungere i propri obiettivi e in campo moto ha presentato - senza peraltro rilasciare molte altre informazioni - il suo concept di Burgman a idrogeno, un veicolo molto simile al Burgman 400 ABS ma dotato di un serbatoio da 70 Mpa e di un motore a combustione interna che usa l'idrogeno come combustibile. Non è una novità assoluta, Suzuki ha da tempo sperimentato questa soluzione sul Burgman, ma l'averlo portato al Mobility Show indica quantomeno una direzione.
Al suo fianco troviamo una serie di veicoli elettrici dedicati a specifiche esigenze, dal MOQBA al GO!, ma sopratutto un Burgman elettrico di potenza vicina a quella di un 125 termico che sfrutta la doppia batteria rimovibile, esattamente come il concept Honda, ma del resto appartengono allo stesso consorzio per l'uniformazione delle batterie. Segno che anche in Giappone potrebbe essere vicina la realizzazione di una rete di stazioni di ricarica di batterie rimovibili con tutti i relativi vantaggi per gli utenti che azzererebbero i tempi di ricarica e di attesa.
Yamaha: continua la - ispirante - saga dei MOTOROiD, è l'ultimo di questi concept in mostra a Tokio è veramente un esempio di arte tecnologica applicata alla moto: non c'è molto da dire, se questi concept sono totalmente lontani dal prodotto di serie, vederli dal vivo fa proiettare immediatamente verso un futuro lontano, ma possibile. Nel caso del MOTOROiD2, il veicolo - si fa un po' fatica a chiamarlo motocicletta - è a trazione elettrica e sopratutto dalle forme a meta tra un insetto e una farfalla, è dotato dell'Active Mass Center Control System per il rilevamento dell'assetto e l'autobilanciamento, oltre all'intelligenza artificiale per riconoscere il viso e le espressioni facciali del pilota. Più concreti - ma non ancora pronti per la produzione - il TMW, il primo tre ruote di Yamaha da fuoristrada con possibilità di inclinarsi (come la Niken, per capirci) che sfrutta un motore termico per la ruota anteriore e due motori elettrici applicati a ciascuna delle ruote anteriori. Debutta in società anche l'AMSAS, su due veicoli: è il dispositivo che stabilizza la moto e le impedisce di cadere alle basse velocità.
Ma ilTokio Mobility Show è stato anche l'occasione per il debutto in società della XSR 900 GP, la moder classic o la café racer - chiamatela come volete - derivata dalla XSR 900 e con un'estetica in forte debito con le OW/YZR 500 che da Roberts in poi hanno costruito nel mondiale 500 il mito delle Yamaha da corsa negli anni '80 e '90. Trovate tutte le carattestistiche tecniche qui, noi siamo stati probabilmente i primi europei a vederla dal vivo prima del suo debutto a EICMA e dobbiamo assolutamente dirvi che il colpo d'occhio è di quelli che non lasciano indifferenti.
Notevole, anche lo scooter mosso da un motore a idrogeno: non è un prototipo ma un veicolo di sperimentazione che reca insieme la marchio Yamaha il logo HySE (l'associazione che lega i costruttori giapponesi per lo studio e lo sviluppo della motorizzazione a idrogeno). Serbatoio "monstre" al posto della sella posteriore, ma certo mette in evidenza la volontà di indagare la possibiltà di sostituire con l'idrogeno i carburanti fossili.
Elettrico o idrogeno, quindi? In ambito motociclistico non sembra ancora - al di là delle dichiarazioni - emergere una strategia consolidata capace di federare tutti i costruttori che, però sembrano concentrare gli sforzi in modo comune: Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha fanno parte del medesimo consorzio per lo standard di batterie per i veicoli elettrici, ma fanno parte anche dell'HySe, un altra associazione - insieme a Toyota - per lo sviluppo del motore a idrogeno che porterà un side-by-side alimentato a idrogeno alla Dakar: un altro segno dei tempi.
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sergiofra549461, Vipiteno/Sterzing (BZ)Eh si, li dove si decidono le strategie mondiali hanno deciso la strada da intraprendere e quelli che stanno a guardare perderanno il treno.