Brammo Empulse R
Un altro sportL’elettrico fatica a entrare nel cuore dei motociclisti, non lo neghiamo, certo è che le proposte e i veicoli spinti da propulsori alimentati attraverso batterie, sono sempre di più, come sempre più numerosi sono i costruttori che propongono veicoli a emissioni zero nei loro listini. I combustibili fossili che si esauriranno presto (una litania che ci viene propinata da decenni), e l’inquinamento dell’aria, hanno aperto nuovi orizzonti, e visto che noi siamo per la diversificazione e la libertà di scelta, ben vengano i veicoli elettrici, auto, scooter e anche moto.
Come scritto sopra, i progressi nel campo dei veicoli a emissioni zero, sono stati di grandissimo rilievo, le prestazioni delle batterie sono migliorate, i pesi sono scesi e i tempi di ricarica continuano a diminuire, così anche i prezzi di acquisto, che però rimangono sempre di una certa “importanza”. I 17.640 euro necessari per attaccare alla presa di corrente del proprio box la Brammo Empulse R protagonista della nostra prova, non sono bruscolini, ma si deve tenere anche conto dei costi di gestione molto contenuti (esenzione del pagamento del bollo e assicurazione dimezzata rispetto a una moto con propulsore endotermico da 40 kW), e dei vantaggi in termini di libera circolazione nelle città. Fare il pieno costa poco, più o meno 50 centesimi di euro, ma per farlo partendo da zero, ci vogliono ben sei ore, se invece le batterie non sono completamente scariche, per passare da un 20% di carica all’80%, sono sufficienti un paio di ore. Se tale operazione viene svolta fuori casa, bisogna trasporttare l'alimentatore, in dotazione alla Empulse R, altrimenti si devono fare bene i conti con l’autonomia delle batterie, che consentono di percorrere 130/140 km senza particolari problemi. Da sottolineare che le batterie sono garantite per 1.500 cicli di ricarica.
Com’è fatta
A prescindere che la Brammo sia costruita negli USA, e più precisamente in Oregon, c’è tanta Italia in questa moto, Accossato fornisce il telaio in alluminio, il telaietto reggisella, forcellone e il manubrio. La forcella totalmente regolabile, è una Marzocchi (il mono è Sachs), mentre i cerchi da diciassette pollici sono Marchesini. Tricolore anche nell’impianto frenante, griffato Brembo, che fornisce le pinze freno radiali anteriori, e relativi dischi flottanti da 310 mm, oltre alla pinza a due pistoncini posteriore. Il propulsore è un Parker da 40 kW (54 cv) a 4.500 giri, con una coppia massima di 90 Nm. Il cambio, prodotto dalla IET, è un sei rapporti con comando frizione classico.
Oltre alla versione “R”, esistono anche una versione base della Empulse, e una versione pistaiola denominata “RR”. La prima si differenzia sia per il motore, fornito dalla IET, con una potenza uguale a quella della “R”, ma raggiunta duemila giri dopo, e cioè a 6.500 giri, con una coppia massima di 63 Nm, mentre la forcella Marzocchi è semplificata, essendo parzialmente regolabile. La “RR” è invece più dotata dal punto di vista della cavalleria, avendo ben 150 cv, ma le performance limitano l’autonomia a poco più di venti minuti, giusto il tempo di un turno in pista!
La prima impressione, il colpo d’occhio osservando la Empulse R, è ottimo, la linea nel complesso è moderna e piacevole, e il pacco batterie è ben dissimulato. Codino snello e dimensioni nel complesso contenute, ne fanno una delle elettriche più intriganti dal punto di vista estetico. Qualche particolare meriterebbe maggiore attenzione, per esempio i comandi al manubrio o gli specchi retrovisori, ma nel complesso la Brammo Empulse R appare ben fatta.
Come va su strada
Una volta montati in sella, si scopre una posizione di guida da naked tradizionale, né troppo caricata in avanti, ma neanche troppo turistica ed eretta. I comandi sono tutti ben raggiungibili, mentre le pedane non risultano particolarmente costrittive per le gambe del guidatore. La sella è conformata e imbottita quanto basta per fornire un confort discreto al guidatore, mentre la porzione dedicata al passeggero, seppur dotata di ampie maniglie, porta a pensare a un suo utilizzo in caso di estrema necessità, ma non certo di piacere.
Girata la chiave, la strumentazione si anima, e dopo un breve check, si è pronti per partire. I 213 kg dichiarati, non sono molti, e soprattutto sono ben distribuiti, per cui il comportamento della Empulse R è facile sin da subito. La risposta del comando del “gas”, naturalmente full ride by wire, è preciso e permette un controllo ottimale dell’erogazione, che è corposa sin dai regimi inferiori. La coppia disponibile, infatti, è sempre quella massima come in tutti i motori elettrici, per cui gestendo al meglio i rapporti inseriti, la Empulse R scatta sempre con prestazioni da settemmezzo di carattere. Il cambio si può usare oppure no, nel senso che la naked americana, parte tranquillamente anche in sesta, per cui una volta che ci si è fermati, con il motore che si spegne per risparmiare energia, non si è obbligati a scalare ma volendo si potrà ripartire in sesta in totale souplesse.
Se invece cercate lo spunto bruciante, basterà inserire la prima, e senza dover agire sul comando della frizione, spalancare il gas, con la moto che scatterà senza esitazione e con una grinta sbalorditiva e un rumore “del propulsore” neanche poi così disprezzabile. Seconda, terza, quarta, fino alla sesta il motore spinge che è un piacere, certo mancano le sensazioni che solo un motore endotermico sa dare, vibrazioni e voce dello scarico, tanto per fare un esempio, ma in compenso non arriva neanche un po’ di calore! Chiudendo il gas si può approfittare di un discreto freno motore, che poi altro non è che un sistema per recuperare energia. Il propulsore può sfruttare due mappature differenti, denominate “Normal” e “Sport”, la prima limita l’accelerazione consentendo un miglioramento in termini di autonomia, mentre la seconda permette di sfruttare al massimo le prestazioni del motore. Da notare che una volta che l’indicatore sul cruscotto scende sotto il 30% di carica delle batterie, la centralina limita automaticamente la potenza erogata del 50%.
Senza badare troppo allo stile di guida, anzi adottando un’andatura brillante, con la mappa “Sport” selezionata, abbiamo percorso oltre 100 km, per cui non fatichiamo a credere a quanto dichiarato, e cioè che l’autonomia media sia di 130/140 km, guidando normalmente, magari con un occhio ai consumi. Se non fosse per la propulsione elettrica, la Brammo Empulse R, è una normale naked, anzi meglio di alcune concorrenti “tradizionali”, per quanto riguarda la piacevolezza di guida e le prestazioni dinamiche. Rapida negli inserimenti e stabile in percorrenza di curva, l’americana d’Italia è ben bilanciata e ben frenata. Insomma, a ben guardare, è divertente ed efficace tanto quanto una moto tradizionale, con molti vantaggi e altrettanti svantaggi, saranno gli utenti a premiarne le doti o a evidenziarne i difetti. La cosa certa è che questa Brammo è un prodotto maturo per un mercato che piano piano sta uscendo dall’ombra.
Pregi
Guidabilità | Costi di gestione molto contenuti
Difetti
Prezzo | Autonomia limitata
Sinceramente l'idea di una moto elettrica mi attizza, ma devono lavorare sul comparto autonomia altrimenti non ha alcun senso.
Sfiziosa
La Brammo costa molto e un motociclista medio (quindi non particolarmente facoltoso) non la acquisterà mai.
Come si fa poi ad usarla concretamente nel mondo reale? 100 km di autonomia sono già un'utopia e per chi usa il proprio veicolo prevalentemente in città ci sono già gli scooter e la NC750 con cambio automatico e vano portacasco (personalmente la preferirei a qualsiasi altro mezzo elettrico e/o scooter). Monti un bauletto sulla NC ed hai una moto che all'occorrenza si trasforma in un mezzo estremamente pratico.
Non ha senso nemmeno mettersi a fare dei calcoli sui costi di gestione, visto che una NC750 costa 10.000 euro in meno e supera i 30 km/l. Paradossalmente una moto elettrica avrebbe senso proprio per chi percorre molti km all'anno (tipo 30-40.000), ma ciò non è possibile a causa della scarsa durata delle batterie. Al momento attuale un mezzo del genere rappresenta una sorta di controsenso...
Trovo al contrario che la propulsione elettrica abbia senso, già adesso, nelle applicazioni sportive (per esempio il motocross e le corse di velocità), dove l'autonomia non sia una variabile fondamentale.