BUELL
Firebolt XB12R e Lightning XB12SCorso di guida dedicato alle ragazze completamente a digiuno di due ruote o con poca esperienza, che seguite da istruttori seduti sulla sella del passeggero hanno appreso l’uso della frizione del cambio e dei freni nel piazzale attrezzato per l’occasione, alle spalle dei paddok.
Adiacente allo spazio dedicato ai corsi guida è stata allestita la pista di agility, uno stretto serpentone delimitato dai birilli, dove esaltare le proprie doti di guida (ed equilibrismo) e soprattutto le doti di agilità delle Buell, in particolare la XB9S, che viste le dimensioni ed il passo, ha poche rivali in quanto ad agilità.
Altra iniziativa interessante è stato il corso di guida in pista. Ad una prima parte teorica è seguita la pratica, con gli istruttori che dopo aver selezionato i partecipanti in base ai precedenti “pistaioli” ed alle qualità di guida, hanno accompagnato gli allievi tra le curve del circuito, mostrando le traiettorie più propizie e i piccoli trucchi per sfruttare al meglio le proprie moto. A giudicare dai sorrisi a sesssantaquattro denti visti in corsia box, direi che i partecipanti al corso si sono divertiti parecchio e che se ne sono andati spossati ma soddisfatti.
Spettacolare come sempre, lo show offerto da Craig Jones pilota stuntman, che ha letteralmente fatto impazzire il pubblico sgommando, impennando e facendo di tutto e di più sia con le Buell che con le Harley. Senza parole, bisogna vederlo dal vivo.
Per quanto mi riguarda, mi sono state messe a disposizione entrambe le versioni XB12S ed XB12R per la prova in pista.
Partiamo con quella che sulla carta si adatta maggiormente all’utilizzo pistaiolo, la XB12R, motore bicilindrico (naturalmente!) di 1.203 cc con 100 cv e 109 Nm di coppia erogati rispettivamente a 6.600 e 6.000 giri. Nel caso della moto provata, i dati sono da spostare verso l’alto, vista la presenza dello scarico “aperto”e della centralina riprogrammata.
Le dimensioni generali sono di quelle che fanno impressione, la “12” è veramente piccola e snella, la posizione di guida è raccolta ma non costrittiva, mentre i comandi, che non brillano per cura progettuale e finitura, soprattutto considerando gli oltre 12.000 Euro necessari per portarsela a casa, sono posizionati correttamente.
Il motore come da tradizione Harley “è vivo” e pulsa, all’interno dell’originale telaio-serbatoio in alluminio (i 14 litri di benzina sono contenuti direttamente dentro le travi del telaio) così come l’olio motore è contenuto nel forcellone posteriore. Alla faccia dell’originalità progettuale. Altre chicche tecniche sono il terminale di scarico montato esattamente sotto al motore ed il freno a disco perimetrale da 375 mm anteriore.
Pur non essendo la pista, il luogo più adatto a testare le qualità dinamiche di questa Buell, i primi giri del circuito di Adria sono una piacevole sorpresa. La XB 12 R pur dimostrando di avere una ciclistica “svelta”, adatta al misto, si dimostra equilibrata anche sul veloce (anche se parlare di ”veloce” ad Adria non si può fino in fondo). Gli inserimenti sono rapidi, anche se tirando la frenata fin dentro la curva, si nota un effetto di autoraddrizzamento della moto, più fastidioso che altro. La frenata è l’aspetto più deludente, dato che il generoso (per dimensioni) disco perimetrale, fatica a garantire frenate vigorose e tende ad affaticarsi rapidamente. Nelle staccate più tirate ci si deve aiutare con il freno posteriore, che da parte sua si è rivelato modulabile e resistente.
Il motore pur non erogando potenze da primato, si difende grazie alla coppia corposa e sempre disponibile. Inutile tirargli il collo, la XB12R si deve guidare in scioltezza, tra i 4 e i 6.000 giri.
La risposta è sempre pronta e il passo corto aiuta la ruota anteriore a decollare all’uscita dei tornantini di Adria.
Il tiro del motore viene incontro al cambio, che da parte sua non è un esempio di rapidità e di precisione, costringendo il pilota ad accompagnare la leva selettrice fino in fondo e senza troppa fretta. La frizione non leggerissima e dallo stacco poco modulabile, ha dalla sua una resistenza notevole, viste le temperature e gli strapazzi che ha subito durante i due giorni di pista, senza mai mostrare segni di cedimento.
Scendere dalla R, per salire sulla S, è scioccante. Se la prima mi sembrava piccola, a questa...sembra mancare qualche pezzo!
L’assenza della carena, e la posizione più eretta, ottenuta montando un manubrio al posto dei semi-manubri della R, mettono a disagio, ma infondono anche una grande sensazione di controllo della moto. E così è!
La diversa conformazione del codino e della sella rispetto alla R crea qualche problema. La sella infatti ha una forma che impedisce qualsiasi spostamento longitudinale del corpo, il che sembrerebbe impedire il raggiungimento del giusto feeling con la moto...ma le cose come vedremo non stanno esattamente così.
La R è veloce e rapida tra le curve? La S lo è ancor di più. La posizione di guida più eretta con le braccia larghe a impugnare saldamente il manubrio, consentono un controllo totale della piccola peste americana. Più che una naked questa Buell sembra una supermotard, inutile guidarla in modo pulito e fluido, pennellando le curve, qui ci si diverte di più guidando sporchi e di cattiveria. L’impossibilità di arretrare sulla sella durante le frenate, crea qualche disagio ma niente più, anche perchè la frenata, come accaduto per la R, non è delle più potenti.
La capacità di piega della S sono leggermente inferiori a quelle della R, ma siamo in pista ed i limiti che si raggiungono qui, difficilmente si possono raggiungere su strade aperte al traffico.
Buell in pista...una piacevole rivelazione.