Triumph Rocket 3 Storm R e Storm GT: il TEST del mostro dal cuore grande
Era la fine del secolo scorso e un gruppo di ingegneri ad Hinckley cercavano di risolvere un complicato dilemma: si può fare una cruiser "all'americana" partendo però da un tre cilindri in linea ed una trasmissione a cardano? E quanto grosso poteva essere questo motore per lasciare tutti a bocca aperta? Presto, come si può intuire, si fecero prendere la mano. Quel motore assumeva dimensioni sempre più mostruose e non si poteva più montare trasversalmente come erano abituati a fare con la Thunderbird o la Trident, pena il non riuscire più a fare una curva senza grattare i carter. Allora come fare? Ad un certo punto qualcuno si alzò e disse: "Eureka! Lo giriamo per il lungo!". Nacque così la Rocket 3, ancora oggi la moto di serie con la cubatura maggiore in commercio.
Ora questa non è la versione ufficiale di come sono andate le cose, ma non è nemmeno troppo lontana dalla realtà. Sta di fatto che un progetto forse all'apparenza strampalato, sicuramente esagerato, ha saputo in vent'anni diventare un punto di riferimento in un mercato di nicchia ma prestigioso. Dalla prima Rocket 3 del 2004 ne sono cambiate di cose e nel 2019 c'è stata la vera rivoluzione con un modello completamente nuovo che puntava tutto su una guida piacevole e decisamente più sportiva che in passato. Oggi, per l'importante anniversario del ventennale, arriva una nuova edizione denominata Storm che ad un look ancora più dark e curato nei minimi dettagli aggiunge potenza (+15 CV) e coppia (+4Nm) e toglie un chilogrammo di peso dalle ruote. Sono due le versioni proposte: R e GT si distinguono per un allestimento che, di fatto, può passare dall'una all'altra. Così se un giorno ci pentissimo di aver preso la R potremmo trasformarla senza problemi in una GT e viceversa, oppure potremmo anche fare un mix delle due se fossi particolarmente esigenti o capricciosi. Le differenze sono tutte nella posizione di guida: più sportiva la R con maggior carico in avanti e pedane centrali, più rilassata per la GT con pedane avanzate regolabili nella distanza, sella con diverso disegno e manubrio più vicino al busto del pilota per una postura più eretta. Si aggiungono poi il windscreen, le manopole riscaldabili di serie e una maggiore accoglienza anche per il passeggero che può contare su sella rialzata e sissybar.
Mostro sì, ma dal cuore grande
Che vogliate la Storm R o la Storm GT la sostanza da cavalcare non cambia: si ha a che fare con un motore mostruoso, di 2.458 cc i cui pistoni hanno un alesaggio esagerato da 110,2 millimetri e nel loro scorrere regalano un tamburellare di un ritmo tribale unico. La coppia massima di ben 225 Nm si raggiunge già a 4.000 giri ma ciò che è ancora più magico è che non c'è mai bisogno di "salire" fino a 4.000 giri. Per intenderci in sesta marcia a 3.000 giri siamo a 130 km/h. A quel punto se si apre si ha un'ulteriore spinta per lasciare sul posto qualsiasi occasionale avversario. Nonostante questi dati, la Rocket 3 ha un'erogazione vellutata e morbida che la rende molto più semplice e "umana" da usare di quanto non si pensi. Superato l'imbarazzo iniziale di avere a che fare con una moto da 320 kg in ordine di marcia (317 la R), si scopre che è una moto fatta per le curve al contrario del luogo comune che vorrebbe le cruiser adatte soltanto alle highways. Danza in cambi di direzione molto più svelti di quanto si supponga da fermi grazie ad una ciclistica di altissimo livello e un grande equilibrio. Ci si appoggia all'infinita gomma che si dispone con un anteriore da 150 mm ed un posteriore da appena 240 mm di battistrada... Praticamente quello di un'auto sportiva. Le sospensioni di carattere sportivo e completamente regolabili manualmente non offrono una grande escursione per cui non vanno d'accordo con dossi e buche ma quando la strada è buona regalano un feeling impeccabile. Anche il comparto freni è davvero notevole perché per fermare questo gigante bisogna poter contare su potenza e progressione e l'impianto Brembo con pinze anteriori ad attacco radiale Stylema fanno esattamente questo. Considerato il genere di moto e il passo lungo si usa molto anche il freno posteriore e lo si fa proprio serenamente. La Rocket 3 però non è una moto da guidare con i freni in mano, ma solo stuzzicando il motorone e sfruttando il freno motore accompagnati in rilascio da questo tamburo ancestrale. A proposito di sound va detto che con gli scarichi di serie è estremamente civile e ovattato lasciando il piacere soltanto a chi guida senza infastidire il passante. Tanta esuberanza meccanica è ovviamente un po' assetata, anche se non in maniera estrema: durante il nostro test abbiamo stimato un consumo di sette litri di benzina ogni cento chilometri. Ecco perché benché il serbatoio sia da diciotto litri le soste dal benzinaio potrebbero essere abbastanza frequenti.
Cambio e trasmissione lavorano alla perfezione, tant'è che non si sente il bisogno di un quickshifter sia per gli innesti sempre precisi sia perché con così tanta coppia non si ha tutto questo bisogno di cambiare spesso marcia. L'avere il cardano, poi, è un'altra singolarità che va apprezzata: contribuisce anch'esso alla notevole trazione e ad una ridotta manutenzione. Gli intervalli per i tagliandi sono ogni 16.000 km o una volta l'anno.
Su tutto, però, ciò che ti rimane da un'esperienza di guida sulla Rocket 3 è la sensazione di controllo di un simile mostro. Da fermo avresti scommesso di aver difficoltà a gestirlo e invece in sella tutto appare così morbido e perfetto che ti sembra di averla sempre guidata. Quando ruoti la manetta, però, ti rendi conto di essere sulla groppa di un mostro solo all'apparenza mansueto.
Una moto d'élite
La Rocket 3 Storm R viene proposta a 25.695 euro mentre per la Storm GT ce ne vogliono ottocento in più. Non è sicuramente un prezzo per tutti, ma se analizziamo che si tratta di una moto unica anche dal punto di vista industriale, con componenti specifici e senza economie di scala, con componentistica di alta gamma, verniciature raffinate e materiali di prima scelta e che viene costruita in Inghilterra ecco che appare più proporzionato e forse meno mostruoso di quanto non sia davvero questo bolide unico.
In questo test Nicola indossa:
- Casco Simpson Venom
- Giacca Detlev Louis JM11
- Pantaloni Detlev Louis Chino
- Stivali Detlev Louis BM4
- Guanti Detlev Louis GM6
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Herz Holter, Albisola Superiore (SV)Da vedere è impressionante. Mi ci sono seduto, da fermo in concessionaria, ed ero già intimorito. Sogno una versione "in scala" con la medesima architettura ma con "soli" 1000cc, gomma dietro da 160 o180, più corta di una trentina di centimetri, pesante la metà e che costi 15mila euro in meno :)
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