Camelia Liparoti è la vera Donna Avventura
Diciamo che se la vedi non ci crederesti, non crederesti che nella piccola, agile fisicità di Camelia Liparoti, 1,58 metri per 45000 grammi di leggerezza, possano starci tutte le caratteristiche di una Campionessa fuori dal comune, allegra, simpatica da morire, ma quasi irriverente al cospetto con ogni genere di avventura, possibilmente non lontano dal limite.
Di padre livornese e di madre francese, Camelia vive adesso in Francia, sulle pendici innevate della Montagna che l’ha vista crescere in un altro tipo di Sport, lo sci. Dieci anni fa Camelia Liparoti era in tutt’altre faccende affaccendata, e la moto la conosceva solo per quel modo di circolare con una moto da strada. Nessun legame sportivo, solo di utilità più divertente e pratica. Lo Sport allora, per Camelia, era la montagna, lo sci, il fuoripista acrobatico e un po’ avventuroso. La vita, anch’essa era vicina allo sci, ed ancor di più alla montagna. Giornalista, inviata, reporter, era solita raccontare lo sci e l’avventura della montagna attraverso i suoi testi e le sue immagini. Di indole curiosa, con una gran voglia di andare avanti a vedere, e del tutto refrattaria al concetto di farsi sconfiggere o di tirarsi indietro, è stata in Nepal, sugli “ottomila”, una volta persino in Groenlandia con le slitte tirate dai cani. Quella volta aveva raccolto un’esperienza straordinaria e restituito l’incredibile avventura dalle pagine sontuose del National Geographic.
Sci e montagna, viaggi avventurosi, reportage importanti poi, veramente all’improvviso, è arrivato il Quad, la svolta nella sua vita, l’attività agonistica declinata con quattro piccole ruote e un manubrio.
Due anni di intenso apprendistato poi, nel 2009, Camelia partecipa alla sua prima Dakar. È costretta al ritiro all’ultima tappa, ma questo non le impedisce di diventare Campionessa del Mondo, per la prima volta, proprio in quell’anno. Il suo curriculum sportivo continua in crescendo. Altri quattro Titoli Mondiali, risultati sempre più convincenti alla Dakar, di cui colleziona ormai sei partecipazioni di altissimo livello.
L'intervista
E sentiamola, Camelia TNT Liparoti. Come sei arrivata al motociclismo, e come mai proprio ai Quad?«Devo ringraziare il mio lavoro di giornalista e di fotografa. Nel 2005, mi occupavo soprattutto di Sci, mi hanno chiesto di seguire un evento. Era la Dakar, e il 1° di gennaio mi hanno spedita in Mauritania. Per muoverci, lì, ci hanno dato dei piccoli SSV e dei Quad. Un bel modo per seguire e fotografare l’evento. Io ho scelto un Quad. È stato un colpo di fulmine, amore a prima vista. Mi sono innamorata di questo piccolo mezzo, ho trovato che era il mezzo ideale per superare gli ostacoli sulla sabbia. Prima facevo sci fuoripista e seguivo le gare di sci estremo, e collaboravo con le riviste specializzate. Avevo fatto un sacco di reportage di viaggio, di sci, di sport estremi, settimane in Groenlandia o sulle montagne del Nepal, avventure vere e proprie o azioni umanitarie come quando abbiamo portato sci e pattini da neve ai bambini, ma quel primo contatto con la Dakar è stato fulminante».
Una settimana in Mauritania e la svolta…
«Una svolta importante, fondamentale nella mia vita. Molti ancora mi chiedono come ho potuto cambiare attività e ambientazione così radicalmente. Ma io rispondo che c’è un nesso chiaro, tra neve e sabbia. L’equilibrio, il modo di condurre il mezzo, di farlo scivolare, le pendenze, l’adrenalina della velocità. Mi sono trovata spessissimo in situazioni molto simili, e mi è servita allo stesso modo quell’abitudine di valutare il terreno, di riconoscerne le difficoltà e le insidie…».
Da giornalista, reporter, di sci a Pilota di Quad, dunque?
«Non solo, direi. Sono diventata pian piano Pilota ma ho continuato a svolgere la mia attività giornalistica, questa volta in un altro settore. Nel 2005 ero praticamente da sola, non c’erano donne. Sognavo già di fare la Dakar, ma immaginavo che avrei potuto farla con un buggy. Ho iniziato a lavorare con i Quad, ad allenarmi, a imparare. Con quelli piccolissimi e con i grandi, tutti quelli che potevo provare. Per tutto il 2005 sono andata in Africa almeno una volta al mese, e a ottobre mi hanno spinto a partecipare alla mia prima gara, la Shamrock, che ho concluso al settimo posto».
Bellissimo! Che programmi hai per quest’anno… e per l’inizio del prossimo?
«Ho fatto la madrina al Touquet, sono già stata a Dubai per organizzare una nuova cosa, e adesso vado a fare l’Abu Dhabi Desert Challenge, ma non credo che farò tutto il Campionato del Mondo. Ho desiderio di condividere la mia esperienza, e di farla provare ad altri. Donne che vogliono accedere a questo Sport molto particolare, uomini che desiderano iniziare discretamente, o non osano iniziare da una corsa. Così, tra le altre cose, adesso sto lanciando anche un Raid, o degli Sceicchi, proprio a Dubai. Ho appena finito di definire il percorso e il road book. Nel frattempo, naturalmente, proseguo nella mia attività giornalistica, che si concretizza soprattutto nel mio nuovo sito dedicato ai Quad e agli SSV. Certo voglio fare ancora la Dakar. Alla Dakar non rinuncio, per nessun motivo al mondo. Quella di quest’anno è stata davvero molto dura e difficile, sotto tutti i punti di vista, e averla conclusa mi ha dato la sensazione di avere una grande forza, soprattutto mentale, per riuscire a “sconfiggerla”! Sarà ancora con un Quad, certo, ma non ti nascondo che, se in futuro dovessi cambiare ancora, mi piacerebbe partecipare con un elefante del deserto, un Camion.
Insomma, come sempre mi tengo occupata con la fortuna di fare cose che mi piacciono molto!».