Intervista esclusiva a Ryan Dungey: "Siamo solo all'inizio!"
Prima storica vittoria KTM negli States
Lo scoppio dei petardi sul finish line e lo sventolare della bandiera a scacchi hanno consacrato la storica vittoria di Ryan Dungey nel Chase Field di Phoenix che ha regalato la prima affermazione Supercross alla KTM. Era solo questione di tempo, aveva previsto Roger De Coster campione anche in lungimiranza, perché la dedizione totale del pilota della Florida e di tutto il suo entourage non poteva che sfociare in un risultato eclatante.Ora il campione 2010 è al vertice del campionato, a pari punti con Ryan Villopoto, ed è motivato a lottare per non farsi sfuggire la tabella rossa di leader. Per suo orgoglio personale, ma anche per riconoscenza verso il management della Casa di Mattighofen che lo ha fortemente voluto per completare lo spiegamento di forze iniziato con l’assunzione del manager più famoso del mondo, De Coster per l’appunto, e proseguito con quella dei due spavaldi ragazzini della Lites, Roczen e Musquin. Una squadra perfetta, considerando anche la competitività delle SX-F ufficiali, che probabilmente ha svenato chi tiene conti in Austria ma ben studiata a tavolino per far crollare il solido impero giapponese. Ed è solo l’inizio, almeno per quanto riguarda il mercato statunitense.
La vittoria della seconda tappa non ha però montato la testa a nessuno dei componenti del team vestito d’arancio, tanto che già un paio di giorni dopo la gara sotto l’occhio vigile ma non invadente del manager belga cinque volte iridato erano già tutti sulla pista privata KTM per affinare la messa a punto della 450 così da dare modo a Ryan di poter esprimere di nuovo il 100% del suo potenziale.
L'intervista
Ormai è acqua passata, ma l’anno scorso non deve essere stato facile decidere di pas-sare dal giallo all'arancio.«Ovviamente, lasciare Suzuki è stata una decisione difficile sulla quale ragionavo già da un po' cercando di valutare i pro e contro e cosa sarebbe stato meglio per me. Ho pensato che andare in KTM era una grande opportunità, era la sfida che cercavo e anche l'occasione per poter tornare a lavorare con Roger visto che abbiamo iniziato a conoscerci sei anni fa e tra noi c’è una grande amicizia, averlo accanto come guida, con tutta la sua esperienza, i suoi successi e il suo importante passato, arricchisce tantissimo il team. Prima di firmare il nostro accordo sono stato in Austria dove ho incontrato i vertici dell’azienda ed i responsabili dei vari settori, un grande gruppo di persone, ho visitato l’azienda rendendomi conto degli investimenti che stanno facendo, e il loro entusiasmo mi ha fatto capire capito che mi avrebbero offerto una dedizione che non avrei trovato in nessun altro posto. E visto che un pilota cerca di circondarsi delle migliori persone possibili e del miglior equipaggiamento possibile ho deciso di accettare la loro proposta. Di sicuro se non avessi creduto in questo progetto non avrei mai firmato».
Hai firmato senza neppure aver provato la moto?
«Si, mi è bastato vedere i loro progetti e la loro determinazione, e comunque stava per iniziare il National e non avevo tempo di fare altre prove. Una volta accordati ci siamo messi subiti a testa bassa nello sviluppo della 450 partendo quasi da zero, la base era buona e dovevamo arrivare ad un buon settaggio. Sospensioni, motore, un po' tutto, hanno lavorato molto rapidamente e man mano che provavo tutto migliorava grazie ad un grande lavoro di squadra. Posso dire che abbiamo fatto tutto il possibile per arrivare preparati all’inizio del campionato, e le cose sono andate piuttosto bene».
In teoria la 350 vanta una maneggevolezza superiore che dovrebbe essere utile nel Supercross, perché hai invece scelto la 450?
«La KTM mi ha offerto anche questa possibilità, e anche se la 350 è comunque una bellissima moto, come ha dimostrato Cairoli nel Mondiale, ho scelto la quattroemmezzo perché preferisco avere quel po' di coppia in più che offre la cilindrata superiore. La stessa moto la userò anche nel National perché non avrebbe senso cambiare».
Certo che in Suzuki sono proprio strani, prima hanno lasciato De Coster, poi hanno perso Roczen e infine si sono fatti sfuggire anche te.
«Non so proprio cosa intendono fare alla fine con quel team, cosa pensano che sia meglio per loro e se vogliono ancora vincere. Io posso dire che sono contento della mia attuale sistemazione perché mi trovo con con un bel gruppo di persone, da Roger e Jan, il mio meccanico Carlos, Nutt, bravissima addetta alle PR, tutte persone che hanno una dedizione totale. E’ un cambiamento che ho fatto per me stesso, non per fare un dispetto alla Suzuki».
Anche tu sei votato al 100%, addirittura c’è chi pensa che tu non sia troppo simpatico perché sei sempre serio.
«La maggior parte delle persone mi vede alle gare, proprio nel momento di maggior stress e probabilmente mi trova sempre concentrato perché per vincere una gara e un campionato devono combinarsi tra loro tante cose, non devi sbagliare e quindi non hai tempo per le distrazioni. Quando sono via dalle piste invece mi piace passare del tempo con la mia famiglia e i miei amici, sono un ragazzo normale, mi piace andare al cinema, mi piace andare a mangiare fuori, e fare le cose divertenti che piacciono a tutti. Però a livello fisico bisogna mantenersi in forma costante, non posso sempre andare a divertirmi e a bere. Si fanno molti sacrifici, si passa molto tempo ad allenarsi e a cercare di migliorare. Questo è il motocross, se vuoi progredire devi lavorare, dedicarvi molto tempo e rinunciare a certe cose».
L’anno scorso non è andata come ti aspettavi.
«E’ stata decisamente una stagione dura, abbiamo avuto un pò di sfortune e inconvenienti ma non direi necessariamente che sia stato un brutto anno perché in fondo siamo stati in lotta per il titolo fino all'ultima gara. Ci sono stati un paio di alti e bassi, ma allo stesso tempo ho imparato molto anche dai momenti difficili e dalle avversità. Anche ora è sempre difficile, ma penso che con questa nuova sfida e lo sforzo che tutti stanno mettendo, me incluso, affrontiamo questa lunga stagione molto determinati».
La prima gara subito il podio, poi la vittoria di Phoenix.
«Effettivamente è andata bene, anche perché prima dell’inizio del campionato c’era una bella incognita, ma questo è solo l’inizio in quanto ci sono ancora quindici gare. E' stato un avvio incoraggiante, ma vogliamo continuare a lavorare e il nostro obiettivo è vincere altre gare ed essere costanti. E ovviamente cercare di vincere il campionato. Credo che sia importante come team concentrarsi sul presente e fare del nostro meglio momento per momento, senza preoccuparsi di cosa viene dopo».
Ti rimane del tempo libero per degli hobby?
«Sì, quando sono a casa dopo l'allenamento, se non ho altri impegni con il team, adoro giocare a golf, mi piace il golf, il surf e il basket, le cose divertenti che fanno tutti».
Ti interessano le gare del Mondiale?
«Mi tengo informato sui risultati e quando riesco guardo le gare, ma in questo momento mi dedico completamente alle gare qui in America. Un giorno sarebbe interessante partecipare a qualche GP, o anche solo a fare da spettatore. Ai due Nazioni a cui ho partecipato in Italia e in Francia mi sono divertito molto. La differenza culturale è interessante, mi piace visitare luoghi diversi e sono stato molto fortunato a poterlo fare. Sono sicuramente interessato, credo che adesso non sia il momento, ma forse in futuro potrò fare anche questa esperienza».
Sbrigati perché Tony Cairoli ti sta aspettando! Mi ricordo la bella gara che avete fatto al Nazioni di due anni fa a Budds Creek.
«Sì. Antonio è un grande pilota, ha vinto diversi mondiali e sembra proprio che in questo momento lui sia il pilota da battere perché è molto veloce. Ma non credo di poterlo raggiungere a breve, ci sono ancora tante cose da sistemare, per adesso correremo uno contro l'altro una volta all'anno, poi vedremo».
SX