Mondiale C-CR. Si riparte da Abu Dhabi e da Marc Coma
Abu Dhabi, 29 Marzo. L’eco della Dakar si affievolisce lentamente. Non è ancora spenta e siamo già in una nuova stagione della grande sfida dei campioni del deserto. Il Mondiale FIM Cross-Country Rally 2015 si apre con la 25° edizione del Rally degli Emirati Arabi, dal 1991 a Dubai e dal 2009 ad Abu Dhabi, e il Mondiale FIA è al secondo appuntamento. 25ma edizione per le Auto, ventesima per le moto, introdotte nel 1995 per la vittoria di Heinz Kinigadner. Strana, e non completamente ortodossa rivincita della Dakar, il Mondiale è il territorio di caccia degli sconfitti della Maratona di ASO e, allo stesso tempo, il lungo cammino obbligato di preparazione alla Dakar che verrà. Dakar, per inciso, i cui tratti essenziali verranno “svelati” a metà aprile, con la prima presentazione ufficiale parigina dell’edizione 2016. Molte novità in vista e, ancora per inciso, di un certo peso.
Il Mondiale Cross-Country Rally delle moto è programmato sulla distanza di 6 prove, tra marzo e ottobre. La prova centrale del Mondiale è anche quest’anno assegnata all’Italia, precisamente all’8a edizione del Sardegna Rally Race, dal 6 all’11 giugno, che viene dopo Qatar e Egitto e prima di Atacama e Marocco. Rispetto alla stagione 2014, esce dal calendario il Brasile, verosimilmente atteso a un grande salto di qualità, ed entra l’Atacama, che raccoglie il testimone in rappresentanza della new age sudamericana della disciplina.
Intanto è Abu Dhabi, dal 28 Marzo al 2 Aprile. Il primo Rally della stagione è il salotto di sabbia del Liwa Desert. Oltre l’80% del percorso è dune e sabbia, tradizionalmente con un caldo atroce, poca navigazione, ma non facile a causa della spettacolare uniformità degli scenari, e una grande cura organizzativa che si esprime platealmente nei bivacchi più “lussuosi” della serie. Il Rally è generalmente veloce e non privo di insidie, soprattutto a causa della calura e della luce abbacinante nelle ore centrali della giornata, ed è caratterizzato da una forte partecipazione di piloti “autoctoni”. Non in senso stretto, poiché il solo Al Balooshi è un “indigeno autentico”, ma un gran numero di piloti che vi partecipano provengono da vari Paesi del Mondo, soprattutto anglofoni, e vivono e lavorano (più spesso i papà) negli Emirati.
Sul circuito di Yas Marina 101 partenti, partecipazione non stratosferica, anzi. 48 Moto e 53 Auto, e dalla lista dei partenti si ricavano le prime indicazioni di rilievo sugli assetti delle Squadre. Negli Emirati si confrontano, sostanzialmente, KTM e Honda, e la composizione delle squadre conferma che il Campionato del Mondo è un affare che riguarda i Piloti di punta. In casa KTM Marc Coma, in casa Honda Joan Barreda e Paulo Gonçalves, I “gregari” sono, al momento, destinati a ruotare alternandosi nella successive prove del Mondiale. Coma si avvale del supporto di Ruben Faria, Sam Sunderlans e Mathias Walkner ma resta a casa, per esempio, Jordi Viladoms. Honda semplicemente lascia in Spagna, Portogallo e Cile, rispettivamente, Laia Sanz, Helder Rodrigues e Jeremias Israel.
Assente Sherco, assente Gas Gas (che attraversa un altro momento societario difficile). Anche Yamaha è assente, non ci sono quindi né Olivier Pain né Michael Metge e, ergo, Alessandro Botturi inizia il Mondiale… a Lumezzane. Intanto, però, il gigante ha un buon piano per la stagione e per la prossima Dakar. L’assenza della squadra francese del marchio giapponese è in parte giustificata, non bastano 70 giorni per rifare la moto “sbagliata” della Dakar, e a Parigi e in Giappone sono al lavoro sul rinnovo del mezzo e, in parte, anche dell’organico. Novità in vista, per immaginare le più clamorose basta rileggere la lista appena fatta degli… assenti.
Un pensiero al futuro. Se è vero che Despres ha raddoppiato le ruote e che Marc Coma, prima o poi, si stancherà di vincere, bisogna guardare ai giovani visto che, diciamocelo fuori dai denti, le alternative dei contemporanei non esistono proprio. KTM e Honda provano a innestare nell’organico alcuni giovani. KTM è avanti, e la Dakar ha dimostrato che Mathias Walkner e Toby Price sono stati un buon investimento. L’austriaco è a Abu Dhabi, l’australiano si riposa a casa sua. Inoltre Coma conta sulla struttura ufficiale, come alla Dakar, e a Abu Dhabi fa la sua comparsa ufficiale la struttura satellite KTM Rally Team Warsaw, a cui sono appoggiati il cileno Quintanilla, il boliviano Salvatierra, il primo indiano della storia, Santosh, e lo spagnolo Armand Monleon. Honda, per parte sua, porta al debutto ad Abu Dhabi il 24enne talento di San Bernardino, California, Ricky Brabec, fenomeno di talento “esploso” nelle ultime due stagioni del National Hare & Hound.
Tra le auto, voce come sempre grossa delle Mini All4 Racing, otto macchine e la conferma del russo Vladimir Vasilyev, vincitore lo scorso anno, di Terranova e soprattutto e a “grande richiesta”, di Nasser Al-Attiyah, il vincitore della Dakar. Toyota per lo più per i clienti, ma punta sul brasiliano Varela e sul “local” Al Qassimi.
Piloti ed equipaggi hanno speso a Abu Dhabi i primi giorni delle verifiche e di un prologo scenografico e del tutto inedito… sull’asfalto della Formula 1 di Yas Marina. Ma poi è stata la volta del deserto con la tappa di apertura, 260 KM di Prova Speciale. Ancora e subito… Marc Coma che, con un’atipica vittoria in apertura di Rally sembra non volersi far pregare e chiarisce fuori dai convenevoli le proprie intenzioni. Coma ha passato le ultime settimane negli Emirati e, oltre a dimostrare una certa versatilità lanciandosi con lo skydive, ha certamente trovato anche il tempo di disputare una gara del Campionato locale e di prepararsi a fondo insieme a Sunderland. Cinque volte vincitore della Dakar, sei volte Campione del Mondo, e sette volte primo al Desert Challenge, per il catalano, se parliamo di record, è una stagione chiave. Al termine della prima tappa, comunque, Marc è primo davanti al compagno di Squadra Sunderland e al vincitore del 2014, Paulo Gonçalves. Barreda è fermato da un problema di natura elettrica e, sfortunatamente, mette in archivio una forfetaria ed è già a oltre otto ore dalla testa della corsa. Tra le auto vittoria di Hal Helei con un Pick Up Nissan e, tra i quad, successo di Abu Issa, tallonato dal campione della Dakar e del Abu Dhabi Desert Challenge, Rafal Somik.
Per trovare un passaporto italiano, purtroppo, bisogna scorrere infruttuosamente le liste fino ad incontrare, per fortuna, Alessandro e Pietro Fogliani, i nostri unici connazionali in gara con un Polaris RZR del team francese Xtreme Plus.
Foto: RallyZone Bauer/Barni
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pikat09, Campi Bisenzio (FI)Caro Fullgas, quando Honda riuscirà a batterli in maniera consistente, sarà ora di cambiare qualcosa, ma la filosofia di KTM è quella di evolversi continuamene, non di dormire per anni e poi svegliarsi e voler fare le rivoluzioni dopo anni di sonno, credendo che nel frattempo abbiano dormito anche gli altri ..... :-) !
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FullGas!, Zola Predosa (BO)La Honda è una generazione avanti rispetto a KTM per quanto riguarda la moto. Sembra una moto da cross, basta guardare la foto dal davanti di Goncalves a centro pagina. KTM sembra una nave del deserto, una moto di 10 anni fa. Dalla loro hanno una squadra super-collaudata e un gran pilota come Coma. 14 successi di fila alla Dakar dicono tutto. Se vogliono allungare la striscia positiva, secondo me dovranno riprogettare la moto, perché Honda rappresenta la nuova generazione in fatto di layout...