MotoGP e SBK. Conta più il pilota o la moto?
Nelle classiche discussioni tra appassionati di moto, una delle più gettonate è quella su MotoGP e SBK: è tesi comune che nel mondiale per derivate dalla serie il pilota faccia ancora una grande differenza, mentre nei prototipi sia praticamente impossibile. Ma è veramente così? Secondo me no: purtroppo, anche in SBK, il mezzo meccanico assume sempre più importanza. L’esempio più eclatante è Carlos Checa, che nel 2011 conquistò il titolo salendo per ben 15 volte sul gradino più alto del podio, mentre quest’anno fatica ad arrivare nei cinque. D’accordo, Carlos è infortunato, ma il limite più grosso è la scarsa competitività della Ducati, non le condizioni fisiche del pilota. Si può anche ribaltare il discorso: Sylvain Guintoli, che fino all’anno scorso faticava ad emergere, adesso con la super Aprilia è in testa al campionato. Anche i numeri confermano che, senza una moto ufficiale, non si vince: in MotoGP, fino adesso, hanno trionfato tre piloti - Pedrosa, Lorenzo e Marquez – in sella a Honda e Yamaha, in SBK cinque piloti – Laverty, Sykes, Davies, Melandri e Guintoli – con le tre moto più competitive Aprilia, Kawasaki e BMW. Perfino Jonathan Rea, che guida la meno “ufficiale” e la più simile alle stradali tra le SBK di vertice, fatica addirittura a salire sul podio.
Ma come la pensano gli addetti ai lavori della MotoGP? Ecco una mini inchiesta, con il coinvolgimento di alcuni piloti e di tecnici che hanno lavorato in entrambi i campionati.
I PILOTI: “LA MOTO CONTA DI PIU’ IN MOTOGP”
La domanda è: la moto conta di più in SBK o in MotoGP? Valentino Rossi non ha dubbi. «In SBK c’è meno differenza tra le moto rispetto alla MotoGP: lì ci sono due o tre moto molto simili. E’ chiaro che anche in SBK la moto conta tanto e, soprattutto, conta come fa lavorare le gomme: ad esempio, la Ducati 1198, quella che usava Checa nel 2011, si sposava perfettamente con le Pirelli, mentre questa fa più fatica».
Più analitica, come sempre, la risposta di Andrea Dovizioso.
«Prima di tutto, devo sottolineare che non posso rispondere correttamente, perché non ho mai provato una SBK e per esperienza personale so che le cose sono molto differenti da come le vedi dall’esterno. Sinceramente è una domanda che mi faccio anch’io: da fuori è un po’ difficile interpretare la SBK, perché sembra che ci siano delle gomme che livellano tantissimo, anche moto dalle caratteristiche completamente differenti tra di loro, ma che poi arrivano allo stesso risultato. In ogni caso, in tutte le corse su asfalto, il mezzo meccanico è fondamentale, anche in moto meno sofisticate come può essere un SuperMotard: questo è il lato “negativo” del nostro sport, perché sulla terra la competitività del mezzo fa meno differenza. In SBK, probabilmente, c’è un modo di correre non più facile, ma diverso, mentre in MotoGP in pochi riescono ad andare così forte con le moto che abbiamo».
Cal Crutchlow, che ha corso in entrambi i campionati ed è probabilmente il pilota più forte della SBK arrivato in MotoGP, è sicuro.
«La moto conta molto di più in MotoGP, perché in SBK puoi vincere anche con un mezzo non ufficiale: Melandri emergerebbe anche se non guidasse una BMW».
I TECNICI: “LE GOMME FANNO LA DIFFERENZA”
I numeri, però, non confermano la tesi di Crutchlow, ma sono comunque in tanti a pensarla come il forte pilota britannico. Francesco Guidotti, oggi team manager Ducati-Pramac, ma in passato team manager Aprilia in SBK la vede così.
«In MotoGP il limite è umano, perché la moto praticamente non ce l’ha: ha talmente tanti cavalli e una gestione così sofisticata, che non si sa davvero dove possa arrivare. In SBK, al contrario, il limite è la moto, perché è di derivazione stradale, e per questo più piloti riescono a portarla a un certo livello. Dove conta di più la moto? E’ sempre in funzione delle scarpe che ci metti: in MotoGP e SBK ci sono concezioni degli pneumatici completamente differenti ed è quindi quasi impossibile valutare l’importanza del mezzo tecnico. In ogni caso, è più facile vincere con una moto poco competitiva in SBK».
Anche Paolo Ciabatti, oggi responsabile del progetto MotoGP Ducati, conosce alla perfezione entrambi i campionati.
«In SBK ci sono gomme che uniformano le prestazioni – Ducati a parte che in questo momento sta soffrendo e, oggettivamente, ha 20 cavalli in meno delle quattro cilindri –: per questo credo che in MotoGP la competitività del mezzo meccanico faccia maggiormente la differenza, considerando sempre il pacchetto moto-gomme».
Anche Giacomo Guidotti, stimato tecnico, tornato nel motomondiale dopo anni di SBK, ritiene che la variabile fondamentale sia la gomma.
«In SBK gli pneumatici livellano le prestazioni: ecco perché la moto fa meno differenza che in MotoGP».
Giovanni Sandi, oggi capotecnico del team Ioda Racing, vincitore di un titolo mondiale SBK con Max Biaggi e l’Aprilia, qualche dubbio invece ce l’ha.
«Gli ultimi campionati e i recenti risultati dimostrano che in SBK è fondamentale avere un mezzo competitivo».
@linus
il passo mostruoso dell'elettronica
La Cube aveva un motore pauroso 260 cv ,all'epoca il piu' potente, ed un concentrato di elettronica derivata dalla F1 . erano gli "albori" ...l'embrione dell'elettronica di oggi e Aprilia ne fu' pioniere e purtroppo anche ne incasso' gli insuccessi....grossi investimenti..
Tutta quella elettronica non riusciva a gestire tutti quei cavalli...a meta' gara la posteriore era gia da buttare ...
Bisognerebbe dare a Edwards e a laconi una medaglia al valore per essere stati i pionieri della neonata elettronica.
Adesso a distanza di una decina di anni l'elettronica ha avuto un evoluzione tecnica paurosa...
Vorrei vedere un Lorenzo o un Pedrosa sopra la cube del tempo..
Oggi e' la moto che fa' la differenza ..
PER LA REDAZIONE; un bell'articoletto sulla Cube non guasterebbe!