l'editoriale di Nico

Nico Cereghini: “Costa, Agostini e i piloti ragazzini”

- Il dottore dei piloti mette al centro i fanciulli e la loro energia, il campione si preoccupa per la loro incolumità. Nello sport si comincia da piccoli. E’ opportuno oppure no? | N. Cereghini
Nico Cereghini: “Costa, Agostini e i piloti ragazzini”


Ciao a tutti! Domenica ero a Valenza, famosa città degli orafi e di quell’Amisano Gino che con l’iniziale della sua città fondò l’AGV dei caschi. Amisano è scomparso pochi anni fa, è stato un protagonista della ricostruzione e un precursore, ha infilato i suoi caschi sulle teste di Ago, di Roberts e di mezza F1, ha aiutato Checco Costa con le prime 200 Miglia, ha raccolto l’appello di Claudio Costa per la prima clinica mobile. Era un ometto che non stava mai fermo, simpatico, vivace e intelligente. E se passate da quelle parti sappiate che a Valenza, per un mese, potrete ammirare una bella raccolta dei suoi caschi più famosi, delle moto che ha sponsorizzato, degli oggetti e delle foto della sua professione. Per info: il sito è www.amisanoginovalenza.it.

Bene, c’era molta gente, domenica, e c’erano quattro piloti. Danilo Petrucci, ventiduenne della CRT, poi, per la Moto3, i 17enni Niccolò Antonelli e Romano Fenati, e il non ancora sedicenne Francesco Bagnaia che affiancherà Romano nel team Italia. Tra tante teste grigie –classiche di queste celebrazioni- i quattro non si sono intimiditi e anzi hanno partecipato con molta professionalità e soprattutto con entusiasmo. La storia di Gino Amisano, che ovviamente non hanno mai conosciuto, è piaciuta anche a loro. E a un certo punto è nata una interessante discussione. Da una parte Agostini che metteva in dubbio l’opportunità di mandare in pista i piloti-ragazzini, dall’altra il dottor Costa che introduceva argomenti originali. I quattro, con qualche mamma al seguito, seguivano attenti.
         

E' nata una interessante discussione. Da una parte Agostini che metteva in dubbio l’opportunità di mandare in pista i piloti-ragazzini, dall’altra il dottor Costa che introduceva argomenti originali

«I bambini – filosofeggiava Claudio- sono al centro del nostro mondo, per loro tutti noi adulti ci appassioniamo e ci impegniamo, e tra pochi giorni, a Natale, ne adoreremo uno molto speciale. Con i fanciulli noi adulti ci comportiamo in due modi, qualche volta mostrando loro la strada della nostra esperienza e altre volte lasciandoli giocare spensierati. Il gioco li fa crescere. Credo che non si possa dire a priori ciò che è buono e ciò che non lo è, ma che sia soltanto questione di trovare la personale misura».

Ago è un uomo solido e concreto, annuiva ma non pareva così convinto. «Siamo tutti felici di vederli correre –ha concluso con una certa saggezza- ma se poi succede qualcosa di doloroso ci chiediamo dove abbiamo sbagliato».

Lui ed io siamo piloti (fatte le debite proporzioni) di altri tempi: i mezzi erano pochi, i genitori avevano altre urgenze, cominciare a correre prima dei vent’anni era quasi impossibile. La nostra generazione oggi si preoccupa che questi ragazzi non valutino a fondo i rischi, e poi noi pensiamo che la fame (di correre, di andare, di crescere) alla fine aiuti anche a coltivare motivazione e talento. Io però ho fatto notare a Giacomo che questi ragazzini corrono già da molti anni, che hanno iniziato prestissimo come capita del resto in tutti gli sport, e che (finché dura) questo è lo spirito di oggi e poco ci si può fare.
Però chissà, l’argomento è di quelli caldi, e mi piacerebbe sentire anche la vostra opinione.

 

  • kkk24
    kkk24, Casale Monferrato (AL)

    Mi è capitato di uscire in enduro con ragazzi molto giovani, meno di vent'anni, ragazzi che da qualche anno praticano seriamente questo sport e sono sempre rimasto stupito per la maturità dimostrata nell'approccio alla moto, molto superiore a quanto ci si aspetta da ragazzi così giovani, che di solito nell'immaginario collettivo sono quelli che fanno casino con lo scooter in mezzo al traffico. Ho trovato invece serietà, sicurezza, zero rischi inutili ed anche molto manico. Se praticato con spensieratezza e passione credo che l'agonismo in moto, anche da piccoli, sia molto utile, per crescere prima di tutto dei motoclisti e degli sportivi "sicuri".
  • CriArt
    CriArt, Roma (RM)

    Boohhh!!!

    Faccio parte di quella generazione di bikers che rischiavano in strada ogni giorno la famosa coroncina....
    I nostri genitori erano troppo impegnati con i problemi e non potevano sostenere le nostre passioni fanciullesche,oggi riverso nel mio quotidiano le passioni nella motostyle e vicino a me ho un esempio di pilotino che fa l'italiano: LELE 16
    Vedo il comportamento del padre e lui : troppo infognati nel discorso..a 8anni deve essere puro divertimento e non un mestiere!
    Ho un figlio di 3 e 1/2 lo porterò a Torricola e lì girerò con le 3 minimoto di mia moglie/figlio e mia; gli insegnerò la differenza tra pista e strada con tutti i rischi e conseguenze; la domenica avra' la sua moto dal momento che i genitori hanno ognuno la propria,MA LA PRIMA REGOLA SARA' DIVERTIRSI e non OBBLIGO!
    Sono in primis i genitori a spingere i figli in quella realtà facendogli dimenticare che il loro unico impegno è quello di godersi la loro fanciullezza e la loro spensieratezza!
    Spero di essere stato chiaro ciao a tutti e buon natale!
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