l'editoriale di Nico

Nico Cereghini: "Perché lasciammo Monza negli anni Settanta"

- La tragedia del maggio 1973 portò al trasloco del Nazioni, a Imola e poi sul nuovo Mugello. Con altre vittime, purtroppo, perché la sicurezza allora non esisteva. Ma fu la nascita di un nuovo motociclismo | N. Cereghini
Nico Cereghini: Perché lasciammo Monza negli anni Settanta


Ciao a tutti! L’argomento Monza ha interessato molti lettori e però uno di voi mi ha mosso una critica particolare. Non l’ha fatto sul sito, mi ha affiancato al semaforo sulla sua Speed e ha esordito così: “Sì, Monza era pericolosa, niente spazi di fuga e l’avete boicottata dopo il ’73. Ma per andare dove? Al Mugello, dove Buscherini e Tordi hanno perso la vita nel ’76. Ne valeva la pena?”. Pareva ferrato, ma se n’è andato senza aspettare e allora rispondo qui.

Vero, dopo due turni del Nazioni a Imola, nel 1976 ci fu l’esordio iridato del Mugello, circuito completato due anni prima dall’ACI Firenze e che nel ‘75 aveva ospitato una 1000 Km a luglio (con una vittima di ventidue anni: il mio amico Carlo Fiorentino) e una gara internazionale a settembre. Anche lì, allora i pericoli c’erano. E in particolare, come avevo personalmente denunciato sul quindicinale “Il Pilota Moto”, per ovviare alla carenza di spazi erano state sistemate delle reti, come del resto si usava anche al Castellet per fermare i piloti prima delle barriere. Solo che le reti francesi erano studiate per cedere, mentre quelle toscane erano sostenute da pali di legno praticamente indistruttibili.

Grippai tre pistoni su quattro sia il sabato sia la domenica, con la mia RG, volando via alla Bucine e poi alla staccata della San Donato a 200 all’ora


Fu un fine settimana particolarmente difficile, con qualcosa come novanta cadute in tre giorni, quasi tutte provocate dal grippaggio dei motori. Personalmente, ricordo che grippai tre pistoni su quattro sia il sabato sia la domenica, con la mia RG, volando via alla Bucine e poi alla staccata della San Donato a 200 all’ora. Raccolsi una voce, anni dopo: ci sarebbero state infiltrazioni d’acqua nella cisterna del distributore. Solo i piloti ufficiali si portavano il loro carburante da casa. Io me la cavai con qualche ammaccatura, ma Otello Buscherini in 250 e Paolo Tordi in 350 non si rialzarono dopo le loro cadute. Sfondamento della cassa toracica per entrambi, purtroppo. Fu aperta un’inchiesta, venni anche ascoltato da un magistrato a Roma insieme ad altri piloti, ma poi non si seppe più nulla.

Nessuna pista era completamente sicura, negli anni Settanta; la nostra fu una battaglia dura, gli standard migliorarono progressivamente. Ricordo che a Imola, dove tra le altre cose mancavano spazi alla Piratella, gli organizzatori un bel giorno ci chiamarono per verificare i lavori di sbancamento. Walter Villa ed io trovammo finalmente un’ampia area esterna all’ingresso della curva. Era il 1975. Due mesi dopo, per il GP delle Nazioni, su quell’area avevano tirato su una nuova tribuna in tubi Innocenti. Per dire che razza di gente dovevamo affrontare.

E la federazione italiana a quei tempi era sorda. In qualche caso addirittura complice dei gestori e opposta ai piloti. Insomma, lasciare Monza non risolse il problema della pericolosità delle piste, come sottolineava il lettore con la Speed al semaforo. Però da lì è partito un movimento che ha trasformato il motociclismo. Anche se purtroppo le garanzie della sicurezza assoluta e dell’incolumità non ci sono oggi e non ci saranno mai.

 

  • Alessandro200958
    Alessandro200958, Mogliano Veneto (TV)

    Cioci01,piega996,altri tempi, Biaggi1

    Io sono certamente più giovane di voi, da come parlate e dall'approccio che avete ad ogni cosa si capisce che a vostra vita è stata più lunga della mia.
    Io sono un appassionato di moto, che fino a qualche tempo fa correva nei rally salvo poi decidere che era un sport divenuto businesse che non ne valeva proprio la pena.

    Ho scelto un'altra strada, un lavoro normale.
    Ma vedete, io credo che tutto sia relativo. MI spiego, a livello assoluto la sicurezza è migliorata, nettamente, e che piaccia o meno, anche la tecnologia 4 tempi ha contribuito, grippaggi pericolosissimi non se ne vedono più, le moto hanno un'erogazione più gestibile anche se viaggiano con 60cv in più...

    Ma credo che la sfiga, in pista, sia la madre di tutto... Vero, come dice Biaggi la sicurezza è sempre stata implementata, e dalla morte di Kato, almeno in motogp, nessuno è più morto per uno scontro contro le barriere. Lascorz ad Imola ci è andato vicino, ma nessuno mi toglie dal cervello che le barriere di quella pista siano troppo vicine.

    Credo comunque, che almeno ogni 10 anni tutte le piste devono adattarsi all'evoluzione tecnologica dei mezzi che ci girano dentro.

    Io, che ci crediate o no, ho perso un amico, era il 23 ottobre del 2011 e non dimenticherò mai quel momento per tutta la mia vita.
    Ci penso ogni santo giorno, da un anno e mezzo, ogni cazzo di giorno. Mi manca un amico e mai me ne farò una ragione.

    non me ne farò mai una ragione perchè è stata la sfortuna a portarselo via, solo la sfortuna, concentrata tutta in 1,5 secondi.

    Molti di noi abbiamo vissuto questi momenti sportivi, ne vivremo altri, ma credo sia essenziale vivere la pista e le corse, partendo dal presupposto che i piloti, che generano milioni di euro attraverso questo sport, sono prima degli uomini.
    Spesso sono vissuti come dei miseri attori in un sistema che considera fortunati (i piloti) di poter partecipare a questo spettacolo.
    Fortunati si, ma fortunati non significa sacrificabili.

    E' uno dei motivi per i quali Casey se ne andato, è uno dei motivi perchè molti altri piloti hanno preso questa decisione, è uno dei motivi per i quali la sicurezza non è ancora al top.
    Ma credo che sia fondamentale che esistano figure come quella di Loris, di Franco Uncini, e spero che tutto migliori, gp dopo gp, perchè i piloti hanno anche degli amici...
  • SIXDAYS7225
    SIXDAYS7225, Castello d'Argile (BO)

    io mi ricordo..

    di quando si andavano a vedere le corse in moto di primavera a Riccione,Cesenatico e Milano marittima.....erano follia pura viste con gli occhi di oggi...circuiti cittadini tra tombini,marciapiedi,pali della luce e vetrate di negozi....figuriamoci che una mia conoscente (bimba come me a quei tempi) si prese un'infezione rimanendo ricoverata in quarantena all'ospedale di cesena per dei mesi a causa delle balle di paglia che venivano usate come protezioni della pista........le corse erano una lotteria e di passi avanti sul fronte della sicurezza ne sono stati fatti molti,certo è uno sport pericoloso ed il rischio c'è e ci sarà sempre .
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