Nico Cereghini racconta la storia di Kenny Roberts
Kenny Roberts cercò di rivoluzionare il campionato mondiale velocità. Non gli piaceva come venivano trattati i piloti e poi non gli bastavano le pieghe. Lottò contro la federazione della moto, che all’epoca era guidata da vecchietti conservatori e ottusi, tentando di dar vita al progetto alternativo delle World Series. Fu appoggiato da molti piloti, Virginio Ferrari in testa, ma osteggiato da altri e alla fine vinsero i vecchietti; da quel momento però i piloti ebbero un ruolo più centrale. E poi elaborò la guida della moto appoggiando il ginocchio sull’asfalto e facendo sovrasterzare la moto per girare più in fretta.
Oggi è normale avere le saponette -gli slides- fissati alle ginocchia della tuta di pelle, ed è normale farli strisciare a terra quando si va forte. Nel ’78 no, quando Kenny si presentò sul mondiale con la Yamaha 500 gialla e nera gommata Good Year non esistevano. Allora tagliò un pezzo di plastica da un flacone dei lubrificanti e se lo fissò alla tuta con il nastro adesivo. Per lui non si trattava soltanto di proteggere la tuta o il ginocchio; Roberts voleva girare più in fretta, e trasferendo parte del suo peso sul nuovo perno di appoggio riuscì a rendere più sovrasterzante la sua Yamaha e a migliorare ancora un po’. Tre titoli mondiali della massima cilindrata per Roberts, ventidue successi in 500 e due con la 250, poi dovette cedere a Lucchinelli, a Uncini, a Spencer. Ma con la grande soddisfazione di vedere il figlio Kenny jr (Suzuki 500, stagione 2000) campione del mondo e di costruire nuove moto per il suo team personale. Senza molta fortuna.
KENNY ROBERTS IL MARZIANO DETTO ANCHE KING
Virginio vs Barry
Magari un racconto di Nico su quel gp ...
Lamp a tutti