Nico Cereghini: "Toni Bou e Mike Hailwood"
Ciao a tutti! Il trial mi piace da sempre, ho avuto a suo tempo Montesa e Fantic, una volta sono andato con la Cota in cima all’Etna, insieme a Gianfranco Bonera e al campione italiano Teto Adamoli. E naturalmente sono estasiato da quel fenomeno di Toni Bou, dal 2007 dominatore incontrastato del trial con dieci titoli nell’indoor e altrettanti nel mondiale classico outdoor. Il catalano non ha ancora smesso di vincere ed è già in vetta a tutte le classifiche della moto, nessuno ha conquistato più titoli di lui, i quindici mondiali di Agostini o i tredici di Nieto sembrerebbero addirittura ridimensionati; per non parlare dei dieci di Stevan Everts, i nove di Valentino Rossi, gli otto di Tony Cairoli e poi a scendere. Anche se non dicono tutto, i numeri mi interessano molto.
Penso a Bou e in generale alle doppiette, ai due titoli alla volta che arricchiscono il palmares personale. Per il cecchino Bou non è stato difficilissimo: stessa moto e due periodi ben separati. Più impegnativo è correre in due classi nella stessa giornata, come una volta era normale nel mondiale velocità. Si abbinavano due cilindrate vicine, di solito la 50 con la 125, la 250 e la 350, la 350 con la 500. Scendere dalla Derbi 80 (classe nata nel 1984 al posto della 50) e salire sulla Derbi 125 doveva essere abbastanza facile per Jorge Martinez, autore dell’ultima doppietta nella velocità (1988). Il motore era analogo e le prestazioni poco lontane. E così anche per Geoff Duke, l’inglese della prima doppietta nel 1951, non doveva essere proibitivo passare dalla monocilindrica 350 Norton alla mono 500 con pesi e potenze analoghe. Ago ha conquistato cinque volte la doppietta iridata 350/500 tra il ‘68 e il ‘72, Surtees ci è riuscito tre volte dieci anni prima, Ubbiali ha fatto lo stesso con 125 e 250; tutti erano sulle MV Agusta. Le gare erano lunghe, questo sì, circa il doppio di quelle attuali, e ci voleva il fisico, ma sul piano tecnico guidare la 350 e poi la 500 (quattro cilindri per Surtees, tre per Ago) non poneva problemi particolari, anche perché le regolazioni sulla moto erano solo quelle elementari: rapporti, carburazione, molle delle sospensioni. Certo, raddoppiare i turni delle prove fin dal venerdì e poi anche le gare poteva essere massacrante, e lo è stato certamente per Freddie Spencer nelle dodici tappe della stagione 1985, quando centrò i titoli della 250 e della 500 con due Honda molto diverse tra loro e difficili da portare al limite.
E tostissima doveva essere la tappa del TT. Lo sapete che Mike Hailwood seppe conquistare due volte la tripletta nella settimana sull’Isola? Nel ’61 500 (Norton), 250 e 125 (Honda), nel ’67 500, 350 e 250 su Honda. Gare di 6 giri, 364 chilometri l’una. Non tutto in un giorno, va bene, ma una bella impresa. E da quando il TT perse la validità mondiale, nel 1976, da quelle parti le imprese sono fioccate. Joey Dunlop ci ha vinto 26 volte, John McGuinness 23, e Ian Hutchinson ha vinto tutte e cinque le gare singole dell’edizione 2010. Una giornata leggendaria, analoga a quella vissuta da Stefan Everts, dieci volte iridato del cross, che nell’ultima prova della stagione 2003 si schierò in tre categorie e le vinse tutte. Fenomenale!
Insomma, Toni Bou è un grande campione, e 20 titoli sono un bel record, ma è difficile stabilire chi ha realizzato la più bella impresa del motociclismo. Forse impossibile. Sapete cosa vi dico? Datemi il tempo di mettere insieme tutte le tabelle e poi ci ragioniamo insieme.
Per esempio Rossi: per me lui è assolutamente 11 volte Campione del Mondo.
Manca quello del 2006 e dell'anno scorso.
E' praticamente un assioma.