Nico Vivarelli alla 200 Miglia di Daytona
Nico ci sorride, spegne la levigatrice e ci fa accomodare nel piccolo ufficio della carrozzeria dove lavora assieme alla sua famiglia. Quando non corre in moto Nico Vivarelli lavora come carrozziere e nel tempo libero si dedica al ciclismo, un’altra delle sue grandi passioni. La Maremma è famosa per il turismo non certo per le corse motociclistiche, ma tra Grosseto e Scansano (la patria del famoso Morellino) c’è una pista di mini moto che ha allevato alcuni mini piloti che sono poi passati alle piste vere e proprie e Nico Vivarelli è il più conosciuto, quello che assieme al pluri campione italiano di mini moto Alessio Chessa ha corso nei campionati nazionali ed internazionali.
«Qui a Grosseto esistono solo il baseball ed il calcio – afferma Nico – mentre le moto piacciono a pochi». E’ uno dei problemi del nostro sport, sommerso da specialità che godono di una maggiore visibilità e per praticare le quali non servono troppi soldi. Ma la passione per le moto è una malattia che non conosce medicine e dopo essersi laureato campione toscano di minimoto, Vivarelli passa alle ruote alte ed al debutto nel Aprilia Challenge è primo degli esordienti e quinto assoluto, in un campionato che vede al via ragazzini che si chiamano Michel Fabrizio, Ayrton Badovini e Michele Pirro. Dalle sport production passa poi alle 125 GP e si mette in mostra nel trofeo Honda e nel CIV.
Il 2005 lo vede debuttare nel mondiale 125 al Mugello come wild card, mentre negli anni successivi, sempre nella ottavo di litro partecipa all’Europeo (terzo nel 2006 e quarto nel 2007) e all’italiano. Ma le due tempi sono in via di estinzione e Nico deve passare alle quattro tempi. Nel 2008 corre nella Coppa Italia 600 Stock e l’anno successivo fa il grande salto nella Stock 1000 FIM Cup. Negli anni si alterna alla guida di Honda, KTM e Kawasaki, ma lo scorso anno a metà campionato conclude in anticipo la sua stagione a causa di alcuni problemi con la squadra. Corre due gare del CIV Supersport con la Triumph del team di Ninetto Suriano, ma poi si ferma e per il 2012 resta a piedi.
Non sarà facile anche perché gli avversari non solo conoscono la pista, ma alcuni di loro sono esperti e veloci come ad esempio Jake Zemke. Mi aspetto un livello abbastanza alto».
Non sarà la tua prima gara extra europea
«No, sarà la seconda. La prima l’ho corsa nel 2007 in Australia. Ho partecipato ad una gara del campionato Australiano 125 a Phillip Island e l’ho vinta. A pensarci ora mi si stringe il cuore perché nella mia squadra c’era anche Oscar McIntyre il pilota che è scomparso proprio a Phillip Island poche settimane fa. Lo ricordo quattordicenne, simpaticissimo e pieno di entusiasmo. Non posso pensare che non ci sia più».
E dopo Daytona?
«La speranza è di poter far bene, anche per trovare magari un ingaggio in una squadra americana. Mi piacerebbe molto fare qualche anno negli USA, non solo per le corse, ma anche come esperienza di vita. Potrei conoscere una realtà nuova e diversa da quella dove sono cresciuto e per quanto riguarda il campo lavorativo potrei scoprire opportunità che in Italia sono più difficili da trovare. Certo per quanto riguarda le competizioni penso sia ormai quasi impossibile per me, che non ho grossi sponsor alle spalle, correre in Italia. Per correre nel campionato italiano i team, per poter far fronte alle spese, mi chiedono cifre improponibili e quindi ora provo a correre all’estero. E tra l’altro non sono il solo, visto che anche Scassa e Polita sono “emigrati” nel British Superbike e proprio Luca è stato un precursore, visto che ha corso un anno in America nell’ AMA Superbike».
In bocca al lupo Nico e ricordati : Italians do it better.
«Farò di tutto per confermarlo! Ciao, un saluto a Moto.it e a tutti i suoi lettori».