Un giorno in sella, al Giro d'Italia
La cosa che più ci ha colpito, e che rende unico il Giro da 95 anni a questa parte, è stata l'attrazione fatale che la gente prova per questa corsa. Persone comuni, che scendono in strada con la voglia di essere, anche solo per un istante, i protagonisti assoluti di un evento fatto di un immenso passato, di un esplosivo presente e di un grande futuro.
Un po' come la mitica Mille Miglia automobilistica, insomma, il Giro d'Italia è eccellenza ma anche patrimonio del nostro Paese. Un filtro in grado di annullare, anche se solo per un istante, problemi e contrasti sociali ed è stato bello, anzi bellissimo, capire che l'aspetto tecnico e sportivo di questa corsa, per quanto importante, è poco di fronte alla dirompente emozione che la manifestazione suscita nella gente.
Noi questa emozione siamo riusciti a toccarla con mano vivendo in piccola parte quello che vivono i ciclisti al loro passaggio: anticipando di pochi secondi il Gruppo, infatti, abbiamo incontrato bambini con palloncini e bandierine magari con la maestra (sabato mattina) pronta a far partire un coro speciale in onore degli sportivi, ma anche anziani sulla sedia con in mano un bicchiere di vino davanti la porta di casa, gruppi intenti a cuocere la carne a bordo strada, simpaticoni con i travestimenti più bizzarri (c'era gente vestita da bandiera a scacchi, altri in accappatoio), addirittura coppie di sposi in abiti nuziali e poi i grandi appassionati in vetta alle salite, magari accampati da giorni, magari arrivati in bici per poter dire di aver affrontato una o alcune delle salite che anno dopo anno scrivono la storia del Giro.
Sullo Stelvio ma in particolare sulla presa del Passo Mortirolo scelta quest'anno, la passione si poteva addirittura toccare con mano: per centinaia di metri prima del Gran Premio della Montagna, su rampe dalle pendenze disumane (in alcuni punti, in due, ha avuto il suo bel da fare anche il T-Max...), migliaia di persone hanno segnato in modo sempre più deciso i contorni di una salita strettissima, abbracciando noi e il nostro T-Max griffato Giro d'Italia con un calore che a noi, che in fondo eravamo solamente degli ospiti di Yamaha e della Corsa, ha sinceramente fatto venire la pelle d'oca. Grande pubblico, grandi emozioni,
grande Giro.
L'organizzazione del Giro
Il Giro d'Italia, dunque, è la gente, ma per fare in modo che le persone scendano in strada e che uno degli oltre 200 ciclisti al via arrivi a Milano in Maglia Rosa è indispensabile che la macchina organizzativa lavori al meglio. In questo il Giro d'Italia ricorda molto da vicino l'organizzazione militare del paddock della MotoGP o della Formula 1 ma con una differenza: che è sostanzialmente aperto al pubblico.Questo non significa che si può prendere la bicicletta o la moto e mettersi in scia ai ciclisti - tra la vettura di inizio e fine corsa è praticamente impossibile mettere le ruote - ma che a fine tappa, fuori dagli alberghi in cui alloggiano le squadre, si può scrutare il lavoro dei meccanici sulle biciclette e, magari, incontrare qualcuno dei personaggi sportivi e televisivi della corsa.
Organizzazione militare, dicevamo: oltre ai ciclisti, in cui vige tutta una serie di norme e di autoregolamentazioni, tutto il circus si muove rispettando alcune regole basilari che comprendono le ammiraglie, le auto di servizio e la Polizia stradale che apre la via al gigantesco convoglio controllando che non
vi siano automobilisti, ciclisti o motociclisti in contromano.
I motociclisti, fondamentali per la riuscita del Giro
Poi ci sono i T-Max Yamaha, coordinati dal mitico Vito Mulazzani (avremo occasione per approfondire il suo profilo ed il suo lavoro), che oltre a 42 Giri d'Italia in moto ha un passato da pilota, anche a fianco del nostro Nico Cereghini.I ragazzi di Vito sono 30, tutti gran motociclisti, tutti con una passione sfrenata per il loro lavoro. Ma non è una passeggiata: per quanto comodo e veloce possa essere il T-Max (è il primo scooter usato da Yamaha al Giro, prima erano Fazer, FZ8, Ténéré) sono circa 6.000 i km percorsi dai motociclisti in appena 20 giorni. Quasi 3.000 in più rispetto ai ciclisti, con i quali condividono strade e situazioni impossibili spesso dettate dal meteo: dopo il traguardo, infatti, per loro inizia spesso un'altra tappa che è quella che porta la Carovana del Giro dalla città d'arrivo a quella di partenza. Dopo 7/8 ore in moto, pensare di doverne fare magari altre 3, non è mai facile.
Le moto della Rai
Le moto di Vito sono parte fondamentale dell'organizzazione e della sicurezza. Insieme a loro ci
sono i fotografi della Gazzetta, sempre su Yamaha e poi le Bmw della Rai, ormai pezzi storici che guai se si rompono. Corredate di tutti gli accessori che consentono 7 ore di diretta ogni giorno. Il peso delle borse, le batterie, le radio, l'operatore sempre in piedi sulle pedane modificate, sono solo alcuni componenti che rendono difficile il lavoro che questi piloti svolgono quotidianamente. A bassa o alta velocità, in equilibrio precario, sbilanciati, col pubblico intorno, su strade strette, riescono comunque a guidare affiancando i ciclisti in tutta sicurezza e a trasmetterci immagini fantastiche: chapeau!
Il resto della carovana
Nononostante siano quelli che più ci piacciono, non ci sono solo motociclisti al Giro: in vetta all'organizzazione c'è Stefano Allocchio (Direttore di Corsa) ed al seguito decine di team manager, massaggiatori, esperti di strategie, ex-ciclisti, decine e decine di ammiraglie, mascotte, hostess, Vigili del Fuoco, ragazzi che anticipano di qualche minuto a bordo di furgoni carichi di gadget l'arrivo della Corsa, ma anche coloro i quali montano i palchi, i traguardi volanti, volontari, giornalisti, fotografi, cineoperatori e chi più ne ha più ne metta. Tutte queste persone hanno una cosa in comune: la passione per il Giro e, in fondo, l'amore per le cose belle del nostro Paese.
6.000 Km, una lampadina bruciata
La sera prima di partire per il 20mo tappone, abbiamo parlato con i piloti dei TMax. Nessuno si è lamentato dell'idea di essere su uno scooter. Anzi, la praticità del variatore ha senza dubbio aiutato il loro lavoro. Alcune note venivano dai più alti che lamentavano di avere nei tornanti stretti le ginocchia troppo vicine al manubrio. Anche se la discussione più accesa riguardava l'angolo di piega nel quale interveniva il cavalletto... Il dato comunque migliore è che su 30 TMax, in 25 giorni e 6.000 Km percorsi, l'assistenza è intervenuta solo per i normali tagliandi (erano nuovi) e per la sostituzione di una lampadina bruciata, ma di una moto della Rai!
Le strade del Giro, un regalo alle moto
Un consiglio che ci sentiamo di dare a tutti è di guardare sempre sui siti che seguono il Giro, le strade percorse dalla carovana. Scoprirete infatti non solo un'Italia bellissima, dei panorami mozzafiato, dei paesi attraversati bellissimi, ma li potrete percorrere voi direttamente con le vostre moto a pochi giorni dal passaggio della gara, su strade che spesso sono riasfaltate proprio per l'occasione e quindi anche sicure da percorrere.
Guarda la registrazione GPS del nostro tracciato in sella al TMAX 530
Ippolito Fassati
Emiliano Perucca Orfei
E' una attività complessa, e rischiosa. Sono caduto da solo, e sono stato tirato giù da ciclisti e colleghi. Sono in sella dall' età di 14 anni (ne ho 47), e prima ero convinto di essere bravino. Ora so che anche il più esperto di noi, anche il più capace, deve dare sempre il massimo. Pena ... fare e farsi tanto male.
Il mio incubo? In una lunga discesa precedere un gruppo che recupera su chi sta davanti, e rimanere imbottigliato su una moto da più di 200 chili con intorno tante biciclette che sembrano zanzare, e che difficilmente seguiranno le mie stesse traiettorie.
Non lo auguro a nessuno!!!
Buon divertimento a tutti.
Fantastico
Lo faccio una volta all'anno, in moto, solo per andare a salutare il Pirata e dedicare un pensiero di sollievo ai suoi cari.