Continua la polemica sul peso dei piloti: ora è Bautista a stuzzicare Redding
Non si placa la polemica nata alcuni mesi fa tra Scott Redding e Alvaro Bautista. A iniziarla era stato il pilota della BMW che come spesso gli accade, spara quello che gli viene in mente senza badare troppo ai contenuti o alle persone alle quali si rivolge. “Bautista vince perché è avvantaggiato dal peso - questa la sua esternazione - non perché sia il pilota migliore. Rea e Razgatlioglu sono più forti, ma partono svantaggiati dal loro peso”.
Sui social Redding pubblicò una foto che lo vedeva sul podio accanto al pilota della Ducati con i rispettivi pesi: 93 chilogrammi per lui e 66 per lo spagnolo. La risposta di Bautista non si fece attendere: “Non posso farci niente se peso meno di lui - dichiarò Alvaro - e soprattutto questo porta dei vantaggi ma anche degli svantaggi. Con una minore forza e minor muscolatura io faccio più fatica di lui nei cambi di direzione”.
L’inglese da tempo auspica che Dorna e FIM intervengano con un regolamento che, così come già avviene in Supersport, stabilisca un peso minimo pilota/moto, oltre il quale non si possa scendere, pena l’aggiunta di peso sulla moto. Anche in questo caso Bautista è sempre stato chiaro: “se penalizzano chi pesa di meno, allora devono penalizzare anche chi ha una maggior facilità nel guidare e spostare la moto in curva o nelle staccate”.
Tanto tuonò che piovve, dicevano gli antichi Greci, e le continue lamentele di Redding hanno indotto la Federazione Internazionale ed il promoter spagnolo ad annunciare che nel 2024 verrà introdotta una regola che riguarderà il peso minimo anche in Superbike.
Nella mia recente intervista a Gregorio Lavilla, il Direttore del WorldSBK ha chiarito il suo pensiero: “Si, interverremo sull’argomento, ma sia chiaro che non potremo mai livellare completamente due piloti che hanno una differenza di peso di trenta chili. Potremo solo ridurre le distanze tra loro, ma sono convinto che alla fine prevarrà sempre chi guida meglio, e chi sa sfruttare al massimo le caratteristiche della propria moto”.
Al di la della polemica riguardante il peso, durante la festa organizzata recentemente in Spagna a Talavera de la Reina, il paese dove vive Bautista, il pilota della Ducati ha toccato quello che per molti rappresenta il vero nodo del contendere, il reale motivo che ha portato Redding a criticare il suo successore sulla Panigale V4. “Io sono riuscito dove lui ha fallito - è andato giù duro Alvaro -. Con lui la V4 non andava forte come va con me. Solo io riesco a sfruttare tutto il potenziale della quattro cilindri italiana. Sia chiaro che in Ducati non hanno preso me perché lui se n’è andato, ma lui ha dovuto andarsene perché a Bologna avevano scelto me per tornare a vincere”.
“Lui sta soffrendo con la BMW - ha proseguito - ma soprattutto non può dire che la mia vittoria sia merito della moto, se no non si spiegherebbe come mai lui non abbia vinto il mondiale, visto che aveva la moto migliore. Ecco perché parla del mio peso: per giustificare i miei successi. Di certo non mi aspetto che dica che io sono più bravo di lui”.
Questa l’ennesima bordata di Alvaro nei confronti dello spilungone inglese, che siamo certi non farà mancare la propria risposta.
Questa diatriba mi ricorda quella tra Biaggi e Checa nel 2011. All’italiano che criticava lo spagnolo affermando che aveva vinto il mondiale solo perché lui si era infortunato ad un piede, Carlos rispose: “chi vince festeggia e chi perde deve cercare delle scuse”.
Partiamo pure dal significato della parola 'competizione': Lotta, contrasto, gara di emulazione, per il raggiungimento di uno scopo o il riconoscimento di una superiorità.
"Riconoscimento di una superiorità", questo è l'obbiettivo del competere, che nel caso degli sport motoristici è riferito al binomio tra un elemento umano ed un elemento tecnologico. Quindi per la natura stessa di questa simbiosi, la superiorità può scaturire dal maggior talento di un pilota rispetto agli avversari, oppure da una tecnologia più efficace del mezzo meccanico, dalla coesistenza dei due vantaggi, o addirittura da un affiatamento eccezionale tra pilota e mezzo, senza che nessuno dei due possa vantare dei gap sulla concorrenza.
Insomma, che sia in un verso o nell'altro, chi vince, per forza di cose deve essere stato superiore in qualcosa.
Ecco, le frignette antisportive turca e britanniche, vorrebbero negare al binomio Bau-duca-tista la possibilità di godere della superiorità più genuina e sportivamente corretta che esista, e cioè quella che scaturisce dall'affiatamento tra pilota e tecnologia, perché Bautista NON È il pilota migliore in pista (è bastato metterlo sulla Honda, per vederlo capitolare) e la Panigale V4 NON È la migliore moto in pista (basta guardare i risultati delle altre Panigale, che non siano guidate da Bautista), però INSIEME SÌ, insieme sono il binomio che mette in riga le frignette antisportive, che non se ne danno pace.
Finché vincono loro, anche per lustri di fila, è tutto regolare, va tutto bene. Se vince un anno la Ducati, apriti cielo, bisogna stravolgere i regolamenti, perché non è giusto.
E questo vale sia in Superbike, che in MotoGP.