Ducati: le bicilindriche della leggenda Superbike
La Ducati volta pagina in SBK: con la V4R si apre una nuova era, e parallelamente si chiude un ciclo lungo ben trenta stagioni. A due cilindri. Un ciclo straordinario e ricco di successi, quattordici titoli piloti e diciassette titoli costruttori. Il bicilindrico Desmo Ducati, evoluto negli anni, ha molti record nella storia della moto ed è uno dei motori più amati dagli appassionati, per le sue vittorie e anche per il suo straordinario carattere. Nel museo Ducati di Borgo Panigale abbiamo voluto fare un bel regalo ai nostri lettori e rendere nel contempo omaggio alle rosse, ripercorrendo in un video le tappe delle meravigliose Ducati a due cilindri vittoriose nel campionato mondiale delle derivate.
La storia inizia ben prima della capostipite 851, subito vincente in gara nella prima edizione del Mondiale. Per capire il fenomeno occorre ricordare la 750 che vinse la prima edizione della 200 Miglia di Imola: 1972, Smart davanti a Spaggiari, doppietta del prototipo voluto dall'ingegnere Fabio Taglioni. Da questa moto nasce la 750 SS del 1973 che è la prima vera supersportiva della Ducati. Ed è con una evoluzione di questo modello, portato a 900 e preparato dalla NCR di Bologna, che il mitico Mike Hailwood, da sempre affezionato alla Ducati, trionfa nella F1 al TT del 1978. La 900 SS, l'isola di Man, il nove volte iridato già trentottenne e che aveva lasciato il motomondiale dieci anni prima: una delle più belle imprese del motociclismo. E poi un'altra moto da ricordare: la 750 F1 con la quale Lucchinelli vinse la Battle of the Twins e poi la 200 Miglia di Imola nel 1986.
Dal 1988 si corre finalmente il campionato del mondo SBK, con la Ducati protagonista: ecco la 851 dell'era Castiglioni, creata da Bordi e Mengoli con il nuovo motore raffreddato a liquido Desmoquattro, iridata con Roche nel 1990; poi la 888, che centra anche il primo titolo costruttori con Polen e consacra Falappa; e la meravigliosa 916 progettata da Tamburini, che è la più vittoriosa di tutte. La 916 è la moto di Fogarty e del primo dei suoi quattro titoli mondiali, e poi di Corser. Da questo modello deriva la 996 con la quale esplode il talento di Bayliss, moto che dal 2001 è equipaggiata con il Testastretta: dopo tredici anni il Desmoquattro va in pensione, e passa il testimone alla prima evoluzione del bicilindrico a L di Borgo Panigale.
Ricordate la successiva 999? Discussa dal pubblico, ma vincente nel mondiale prima con Hodgson e poi anche con Toseland, e di nuovo, a fine carriera, con Bayliss. Veloce e vincente anche nelle mani di Haga e McCoy, che corrono da privati ma con moto altrettanto efficaci. Poi Ducati torna al passato, recuperando le linee della 916 e attualizzandole: arriva la 1098 del terzo titolo di Bayliss, che sarà l'unico pilota a vincere con tre generazioni di Superbike Ducati, e quindi la 1198 – dove debutta il Testastretta Evoluzione, altro step del bicilindrico Ducati – con cui Checa e il team Althea nel 2011 hanno conquistato l'ultimo titolo mondiale SBK per la Ducati.
La nostra carrellata storico-passionale si conclude con la Panigale di Chaz Davies e di tanti altri piloti, collezionista di numerosi successi parziali ma senza titoli iridati, con il suo telaio monoscocca Front Frame e il motore Superquadro, ruotato all’indietro e con il mostruoso alesaggio da 112 mm; e l'ultimo quadro è per la 1299 Panigale R Final Edition: la moto estrema che esprime tutto il sapere Ducati in materia di motori a due cilindri.
Dal 2019 si volta pagina: il futuro della Ducati in SBK è a quattro cilindri.
Usciva di curva di coppia con una marcia più alta rispetto ai 750 4 cilindri che urlavano ma rimanevano al palo ed erano honda rc30, yamaha OW01 ecc modelli specifici progettati e prodotti in serie limitata esclusivamente per il superbike.
Anni mitici l'apice delle derivate di serie.