Maurizio Salvadori: “La verità sull'incidente di Luca e il futuro del canale" [VIDEO]
Ascoltare Maurizio Salvadori ci fa comprendere quanto sia forte quest’uomo che ha saputo affrontare il grande dolore della perdita di un figlio come Luca. In questo suo secondo video, Maurizio ci spiega come sia avvenuto l’incidente e come gli organizzatori non abbiano preso le precauzioni non solo necessarie ma richieste dai regolamenti FIM. Per questo motivo ha intentato un’azione legale nei confronti degli organizzatori. Una decisione che nessuno aveva mai preso in precedenza, iniziando una causa lunga, costosa ed estremamente impegnativa che ha come solo scopo quello di evitare il ripetersi di incidenti come quello che ci ha portato via Luca.
Per chi chiede dove portare un fiore a Luca
Luca è stato cremato e le sue ceneri saranno disperse dal padre e dalla madre nel luogo dove è stato concepito. Era stato il padre stesso a chiedere al figlio che questo venisse fatto al momento della sua dipartita, e Luca gli aveva risposto: “è una bella scelta, la farei anche io”. Senza poter immaginare che un destino crudele decidesse che questo dovesse accadere a lui prima che a suo padre.
Dove raccogliere i cimeli di Luca
Tutti i suoi cimeli, compresa la moto dell’incidente che verrà completamente ricostruita, verranno custoditi in un posto adatto a quello che era la sua passione: la Factory di Trade Motorsport, dove vengono preparate le monoposto da competizione con le quali la squadra di Maurizio partecipa a vari campionati. Un luogo dove Luca è stato tante volte e dove è cresciuto assieme alla sua passione.
L’incidente
Come è stato possibile il verificarsi di un incidente di tale gravità? Il padre di Luca spiega che le corse motociclistiche si dividono in quattro settori: la pista, la salita, il TT e Macao (che si corrono al di fuori delle regole della FIM) e le gare su strada. La sicurezza nei circuiti ha ormai raggiunto un livello molto elevato, sia per come sono state costruite le piste che per l’abbigliamento utilizzato. Un esempio virtuoso è dato da Dainese le cui tute dispongono di una specie di “scatola nera” che ha ad esempio permesso di ricostruire l’incidente del quale è stato vittima Salvadori. Le gare in salita hanno un livello di sicurezza accettabile, con protezioni sugli ostacoli omologate, viene stabilita una velocità massima che prevede l’inserimento di chicane nel caso di velocità troppo elevate. Ci sono poi le gare su strada, che devono essere organizzate secondo le precise regole della FIM, ma nel caso della gara nella quale ha perso la vita Luca, queste regole non sono state rispettate.
La causa legale
“Sono stato costretto a vedere le immagini dell’incidente - afferma Maurizio Salvadori - nell’ambito dell’azione legale che stiamo portando avanti presso i tribunali tedeschi”. Immagini che è meglio non vengano rese pubbliche, e per questo il padre di Luca ci propone una ricostruzione computerizzata 3D che spiega quanto è accaduto. Nel percorrere una curva da 250 km/h il pilota che precede Salvadori fa un high side e cade proprio davanti alla Ducati numero 23. Per evitarlo Luca scarta sulla sinistra, esce di strada e cade. La moto che scivola davanti a lui, colpisce e sposta le protezioni, facendo si che il corpo di Luca vada ad impattare direttamente sulle balle di paglia, ad una velocità di 102 km/h.
Le protezioni non erano conformi alle regole FIM
Le protezioni non erano omologate, non erano fissate a terra e, a quanto pare, sono barriere che vengono solitamente utilizzate per le corse ciclistiche. Per quanto riguarda invece le balle di paglie pressate, le stesse sono vietate dal 2018. “Credo ci sia poco da aggiungere - commenta Maurizio - e non serve molto per capire che all’uscita di una curva da 250 km/h non si possono mettere delle barriere di questo tipo. Anche nel caso di una semplice scivolata, con quelle barriere poste a meno di cento metri dalla curva, un pilota non avrebbe avuto scampo. Se fossero state posizionate in senso verticale, parallele alla pista, di certo l’incidente non avrebbe avuto un esito così grave. Appare quindi chiaro che le regole richieste dalla FIM in questo caso non siano state applicate”.
La telecamera, le voci e l’incredibile commento dell’organizzatore.
Anche dopo l’incidente la telecamera fissata sulla moto di Luca ha continuato a funzionare e ha riportato le immagini, le voci dei soccorritori e le comunicazioni via radio degli stessi con la Direzione gara. Il padre di Luca ha fatto tradurre quanto si dicevano e l’unica raccomandazione che proveniva dalla Direzione era di ripristinare in fretta la pista per non interrompere le gare. Ricordiamo che in caso di un incidente mortale deve intervenire la Polizia per rilevare i principali aspetti dell’incidente. Nell’intervista di rito all’organizzatore, questi ringraziava la Polizia per il rapido intervento, ma affermava anche di aver organizzato decine di gare come quella e che in alcuni casi c’erano già stati degli incidenti mortali, che rappresentano per lui una “normale amministrazione”. “Personaggi di questo tipo - il parere di Maurizio - devono essere allontanati dal nostro mondo e non dovrebbero organizzare gare motociclistiche. Ho saputo che, anche a fronte di altri incidenti mortali, nessuno aveva mai intentato una causa agli organizzatori. Ma è una cosa comprensibile, perché una causa di questo tipo è complicata, dispendiosa, richiede tecnici esperti e di alto livello, avvocati capaci e molto, molto tempo”.
I motivi della causa legale
“Ritengo sia un mio dovere intervenire dopo quanto è successo a mio figlio - dice Salvadori - e l’intento della mia azione legale è soltanto quello di far si che incidenti del genere non si ripetano in futuro e che, se la causa avrà l’esito sperato, gli organizzatori lavoreranno con un impegno diverso per la sicurezza delle loro gare”.
Luca aveva messo in preventivo un’incidente del genere?
“Non è assolutamente vero - afferma deciso Maurizio -. era solo un modo di esorcizzare il pericolo. In uno dei nostri ultimi incontri a fronte delle mie preoccupazioni, lui mi aveva risposto che dovevo stare tranquillo. Ho 32 anni, mi disse. ed ho dei progetti, e poi in queste gare vado al 80%. Può sembrare una cosa da poco, ma per un pilota dare solo l’80% significa mantenere un largo margine di sicurezza. Luca non era un incosciente e nemmeno un suicida ed è per questo motivo che ho intrapreso questa battaglia legale. Sono infatti convinto che con le dovute precauzioni, e con l’applicazione delle norme previste, questo indicente avrebbe avuto un esito completamente diverso”.
Proseguire con il canale YouTube di Luca?
In molti hanno chiesto che il canale andasse avanti. E’ complicato trovare una soluzione e per questo Maurizio chiede un parere agli ascoltatori. Trovare un sostituto di Luca, qualcuno che proseguisse il suo lavoro con le stesse modalità e finalità è praticamente impossibile. Alla fine ha prevalso un’idea di Guido Meda, avvallata anche da Naska, di pubblicare senza scadenze fisse, magari una o due volte il mese, video preparati dai colleghi o dagli amici di Luca, che siano in linea con quanto lui faceva. Contenuti che potrebbero arrivare anche dal mondo della musica, dove Luca aveva molti amici. In questo modo il canale resterebbe sempre vivo e sarebbe funzionale al secondo progetto che Maurizio Salvadori vuole realizzare.
La Fondazione
“Mi piacerebbe aprire una Fondazione nel nome di Luca - è il desiderio di Maurizio Salvadori - con una finalità ben precisa: aiutare i motociclisti vittime di incidenti non solo in pista ma anche su strada, nella loro riabilitazione. Una fase decisiva, lunga e dolorosa. I centri che trattano questo problema sono pochi e spesso costosi. Su questi casi noi potremmo intervenire con la Fondazione. Sarebbe un qualcosa che rientra nel mondo di Luca e che a me piace molto. Il canale servirebbe come cassa di risonanza per i nostri interventi e per le nostre iniziative”.
Ma anche in questo caso Maurizio spera di ricevere i consigli, i pareri ed i suggerimenti dei tanti che sono stati vicini a lui ed alla sua famiglia in questi momenti così difficili. Per questo ha creato un indirizzo email dove raccogliere suggerimenti, consigli o idee: [email protected]
In breve chi ha omologato il pecorso ha sbagliato e quello non lo fa lorganizzatore.
Ho vissuto una situazione del tutto simile quasi 20 anni fa quando seguivo un mondiale FIM.
Alla fine ho deciso di abbandonare le corse perché era morto un pilota per colpa di un tracciato che non avrebbe dovuto essere omologato e continuare avrebbe significato in qualche modo accettare lo stato delle cose e quindi essere complice .
C'è un problema alla base : il conflitto di interesse tra FIM e organizzatore / promotore delle competizioni che porta chi omologa il tracciato a chiudere un occhio e anche due, e la cosa è inacettabile.
Abbiamo visto cosa è successo a Boeing che ultimamente autocertificava i suoi 737 Max, qui è esattamente la stessa cosa.
L'unica soluzione che vedo è delegare una terza parte a rilasciare le omologazioni dei tracciati di gara.
Ma siccome questo significherebbe una discreta perdita di potere da parte della FIM , credo che non accadrà mai.
Ed i piloti continueranno a morire.