SBK 2018. Razgatlıoğlu, cronaca di un successo annunciato
Potrei dire “io l’avevo detto”, ma non sarebbe un gran merito, visto che non era difficile prevedere per Topran Razgatlıoğlu un radioso futuro in Superbike. Basterebbe ricordare alcuni passaggi molto significativi della sua pur breve carriera. Come quando, nel 2014, proveniente da due anni di Rookies Cup, si iscrisse come wild card alla gara di Magny Cours dell’Europeo Stock 600 e la vinse. Oppure come quando l’anno successivo si aggiudicò lo stesso campionato con tre gare di anticipo (su un totale di otto) dando la paga a due piloti del calibro di Federico Caricasulo e Michael Ruben Rinaldi.
Passato in Stock 1000, il primo anno ha fatto un po di fatica, anche a causa di un infortunio ad inizio stagione patito in Australia, quando Grillini provò a farlo correre con la sua Superbike, ma il giovane turco si fece subito male in prova. Lo scorso anno, anche se la Kawasaki in versione stock non era certo la moto da battere, ha conteso il titolo sino all’ultimo a Rinaldi, pur limitato da un infortunio.
Toprak ha sempre dimostrato di saper imparare in fretta e di non aver paura di nessuno. L'inverno scorso, alla fiera Eicma di Milano, avevo incontrato il suo team manager Manuel Puccetti, che ha sempre creduto nel “turchino” e lo conosce molto bene, e ci eravamo trovati d’accordo sul fatto che Toprak sarebbe stato la sorpresa di questa stagione, e che sarebbe molto probabilmente emerso da metà campionato.
Quello di Donington è stato il sesto dei tredici round previsti dal calendario 2018. Il suo primo podio in Superbike lo ha conquistato mettendosi alle spalle il tre volte campione del mondo Jonathan Rea, che guida una Kawasaki ufficiale, la migliore che ci sia. Quando a Toprak è stato chiesto: “ma quando lo hai sorpassato non hai pensato che stavi passando il campione del mondo?”, candidamente ha risposto: “si, ma ho visto che la sua ruota posteriore si muoveva e mi sembrava il momento giusto per passarlo”.
Tanta sostanza e poca apparenza, lo stile del suo mentore Kenan Sofuoğlu che gli ha lasciato in eredità non solo il numero 54, ma anche una determinazione ed una professionalità che ha pochi eguali.
Intervistai Kenan a Magny Cours lo scorso anno: di fianco a lui c’era Razgatlıoğlu che giocava con il telefonino. Sapevo che Toprak non parlava in inglese, e dissi al "Sultano" che erano anni che non vedevo un giovane così talentuoso e promettente. La risposta di Sofuoğlu fu lapidaria: “E’ più forte di me, e tra due anni sarà nel team ufficiale Kawasaki in Superbike”. Sapevo che non scherzava e che aveva ragione.
Di Toprak nel team ufficiale, probabilmente proprio al fianco di Rea, se ne parla da tempo, ancora prima di Donington, e se la Kawasaki avesse avuto magari qualche dubbio, certamente oggi è stato spazzato via. Ora l’inglese lo mastica meglio, ma fa ancora fatica a capire e a rispondere. Sceso dal podio è stato assalito da tutti i giornalisti presenti, ed è sembrato più stupito che emozionato. Ha espresso pochi concetti, ma molto chiari, proprio seguendo il suo stile.
“In gara ho seguito Sykes e Johnny e ho visto che le loro moto scivolavano. Anche la mia scivolava, ma non in modo preoccupante. Ho visto che facevo dei buoni tempi e allora sono andato e ho conquistato il mio primo podio in Superbike”.
Semplice no?
Vi riportiamo anche il resto della sua intervista, traducendo letteralmente le sue dichiarazioni, proprio per darvi un’ idea migliore del “personaggio” Razgatlıoğlu, che non si può certo definire un chiacchierone.
Kenan ti ho già telefonato?
«No ma lo farà più tardi».
Hai notato una grande differenza tra la tua moto e quella di Rea?
«No. Il motore mi è sembrato simile. Forse lui ha qualcosa di più a livello di elettronica».
Quale è stata la maggiore differenza tra la tua gara di ieri e quella di oggi?
«Ieri non riuscivo a girare forte, mentre oggi si. Forse è merito delle gomme o di un miglioramento della parte elettronica».
Come mai hai ottenuto il tuo primo podio proprio qui a Donington?
«Perché questa pista mi piace. Mi piacciono le piste “stop and go” mentre non mi piacciono quelle con lunghi curvoni veloci. Inoltre sino ad ora in molte gare ho avuto problemi con l’anteriore, ma qui non li ho avuti».
Conquistare un podio entro la metà del campionato era un tuo obiettivo?
«No».
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gra61, San Giovanni in Marignano (RN)X katana 05 conosco il turco da quando correva prima in 600 poi in sbk, ho sempre visto in lui un pilota diciamo molto valido ma in particolare con una "maturita agonistica" sconosciuta al resto dei sui colleghi,in ogni caso allamia aime'non più giovane eta'e con un o trascorso ultradecennale nel settore le garantisco che non mi invaghisco"di un pilota per giunta straniero se non vedo nello stesso determinate qualità.
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Ciambel, Cesena (FC)Uno dei pochi che al primo anno si è già messo in mostra pur non disponendo di una moto ufficiale , io fossi in un team buono comincerei a farci un pensierino , per ora è ancora una scommessa però nella griglia ce ne sono pochi di giovani ambiziosi e di potenzialità alta!!forza Ducati comincia a studiare il turco!!