SBK 2019. Bautista: “Ducati conosce i problemi della V4, ma forse non sa come risolverli”
Pochi minuti dopo la sua vittoria in Gara-2, Álvaro Bautista si sottopone al fuoco incrociato delle domande dei giornalisti. Come sempre non si nasconde dietro a risposte diplomatiche, ma spiega chiaramente le sue ragioni, anche perché alla fine del campionato cambierà casacca per diventare la punta di diamante del nuovo progetto Honda in Superbike. E’ felice per la vittoria, ma sul suo viso si legge chiaramente la sofferenza per il dolore alla spalla, che l’adrenalina aveva soffocato nel corso della gara, ma che è riemerso prepotentemente non appena lo spagnolo ha tagliato il traguardo.
Sin dalle prove avevi dato l’impressione di poter vincere qui a Portimão, ma la vittoria è arrivata solo all’ultima gara del weekend.
"In Gara-1 c’è stato quel malinteso con Davies che mi ha negato la possibilità di competere per la vittoria. Anche nella Superpole Race ho dovuto chiudere il gas alla prima curva per evitare un contatto, ed ho perso molte posizioni. In una gara così breve è difficile recuperare terreno, e quindi ho chiuso al secondo posto".
Anche in gara 2 però non hai fatto una grande partenza.
"E’ vero. La mia moto si è impennata e quindi non sono partito benissimo, ma ero comunque nel gruppo di testa e quindi non ero preoccupato. O meglio, lo ero ma per le condizioni della mia spalla che questa mattina mi faceva più male rispetto a ieri. Nella Superpole Race ho speso probabilmente il 90% della mia forza fisica, ma era importante conquistare un buon risultato per poi partire davanti nella seconda gara. Dopo alcuni giri, quando mi sono trovato alle spalle delle Kawasaki di Razgatlioglu e Rea ho visto che il mio passo era più veloce del loro e quindi ho deciso di spingere al massimo subito, per superarli e prendere un vantaggio, perché nel caso che negli ultimi giri il dolore alla spalla fosse aumentato avrei potuto gestirlo. Ci ho provato e mi è andata bene. Alla fine ero davvero distrutto, ma anche soddisfatto perché sapevo di aver dato tutto quello che potevo".
La tua moto sembra un dragster. Velocissima in rettilineo ma difficile da far curvare...
"Forse dalla televisione è sembrato facile per me superare i miei avversari. Qualcuno avrà pensato che sia bastato aprire il gas e passare gli altri piloti... In realtà però, e questo è meno facile da vedere specialmente in televisione, la moto va frenata ed inserita in curva. “Bautista vince perché ha la moto più veloce”. Si, ma poi ci sono anche le curve ed i tratti guidati, dove con la mia Panigale non è per niente facile andare forte".
Sono gli stessi problemi che mi avevi spiegato in Australia a fine febbraio...
"La mia moto è la stessa che ho usato nelle prime gare in Australia. Non abbiamo mai ricevuto nessun aggiornamento ed anche i problemi sono rimasti quelli che avevamo ad inizio stagione, e che riguardano la frenata, la trazione, la stabilità. Ci sono alcune piste dove questi problemi sono maggiormente evidenti, ed altri dove invece si avvertono di meno. Sino dai primi test di Jerez, a gennaio, sia io che Chaz abbiamo chiesto di avere una moto che curvasse meglio e che avesse una maggiore stabilità. Ma durante la stagione non abbiamo visto nessun miglioramento, niente che abbia risolto questi problemi".
Pensi che sia impossibile risolverli, che questa V4 sia così e basta, oppure ritieni che Ducati non abbia voluto intervenire?
"Non lo so. Di certo quando vinci tutte le gare puoi pensare che la tua moto sia a posto e che non abbia bisogno di essere migliorata. Forse Ducati sa quali siano i problemi di questa moto, ma probabilmente non sa come risolverli. In passato abbiamo provato ad intervenire sull’assetto della moto, ma è stato come avere una coperta corta: se miglioravi una parte ne peggioravi un’altra. Abbiamo sempre dovuto scendere a compromessi che non hanno mai risolto completamente i nostri problemi".
Però vincevi...
"Ad inizio campionato abbiamo corso su piste molto favorevoli alla nostra moto, e questo ha nascosto quelle che erano le nostre problematiche. Poi sono arrivati circuiti diversi che hanno invece messo a nudo tutti gli aspetti negativi".
Deve essere stata una grande soddisfazione tornare alla vittoria dopo tanto tempo.
"Dopo oltre due mesi che non vincevo tagliare per primo il traguardo mi ha dato una grande soddisfazione, che è stata però subito sostituita dal dolore alla spalla. Non appena mi sono rilassato ed ho lasciato la manopola del gas, il braccio ha ceduto e mi ha procurato un grande dolore. Non ho avuto il tempo per godermi la vittoria. Speriamo che per Magny Cours la mia situazione fisica sia migliore, anche perché non conosco il tracciato francese e dovrò fare molti giri e stare in pista il più possibile per impararla bene".
Quest’anno hai dovuto risolvere i problemi che derivano dal guidare una moto nuova. Ma anche il prossimo anno ti potresti ritrovare a svilupparne un’altra altrettanto nuova (ogni riferimento alla nuova Honda è puramente voluto, ndr)
"Forse sarà così (ride). Quest’anno è stato tutto nuovo per me. Dalla moto alle sospensioni, dalle gomme ai miei avversari. Il prossimo anno invece avrò una maggiore esperienza in questa categoria. Se non altro avrò più confidenza con le gomme Pirelli".
Quando ci svelerai i tuoi programmi per il 2020?
"Ancora un poco di pazienza. Saprete qualcosa del mio futuro dopo la gara della MotoGP di Aragón, quando uscirà il comunicato stampa ufficiale. Stiamo aspettando un momento nel quale i media ci possano dedicare una maggiore attenzione".
Purtroppo l’epoca d’oro dei prototipi ultra sviluppati durante la stagione è finita da qualche anno, oggi non puoi più cambiare i problemi in corsa in motogp, figuriamoci in Superbike.
Per quanto non mi stiano simpatici Rea e nemmeno Marquez è gente che si è guadagnata la propria moto “sartoriale” negli anni a suon di mondiali, quindi a buon intenditor poche parole .
Un saluto a tutti