SBK. Dosoli: “Nel 2017 Yamaha sarà impegnata dalla 300 alla SBK”
Manca solo un round alla conclusione del campionato mondiale Superbike 2016. Per la Yamaha questo è stato l’anno del rientro, una stagione di transizione senza risultati apprezzabili, caratterizzata dalle molte cadute e dagli infortuni che hanno tenuto lontani dalle piste i suoi due piloti, il giovane e per molti versi ancora acerbo Alex Lowes e l’esperto Sylvain Guintoli. L’inglese è caduto troppo spesso, e questo non ha certo aiutato lo sviluppo della nuova R1. Il francese, vittima di una brutta caduta lo scorso maggio nelle prove di Imola, ha dovuto rinunciare a ben cinque tappe del mondiale, ed è rientrato solo a settembre al Lausitzring. Ne consegue, chiaramente, che il suo contributo non sia stato quello che la casa giapponese ed il team Crescent si aspettavano da lui. E non sono mancate nemmeno le critiche alla squadra inglese, che secondo alcuni non ha dimostrato l’esperienza e le capacità tecniche necessarie per farsi largo in Superbike.
E’ stata una stagione che è comunque servita alla casa dei tre diapason per mettere a fuoco i propri obiettivi, definire gli impegni e rivedere la struttura di supporto al racing, che verrà spostata da Düsseldorf a Gerno di Lesmo, alle porte di Monza, dove già risiede il team della MotoGP.
Parlando di piloti, è ormai ufficiale l’ingaggio in Superbike di Michael VdMark a far compagnia al confermato Lowes. Ma l’impegno della casa giapponese si intensificherà in tutte le altre classi, ad iniziare dalla Supersport, dove la nuova R6 ufficiale verrà sviluppata dal team italiano GRT Racing, e sarà dunque portata in pista dal giovane talento Federico Caricasulo e dal francese Lucas Mahias; mentre nel team della Stock 1000 arriverà il tedesco Marvin Fritz, fresco vincitore della IDM tedesca con la R1. Un olandese, un inglese, un tedesco, un italiano ed un francese. Scelte che premiano ed accontentano tutti i più importanti mercati Europei della Yamaha.
Ma per capire meglio quali siano i programmi e le ambizioni di Yamaha nei campionati delle derivate dalla serie, abbiamo intervistato Andrea Dosoli, Road Racing Project Manager, responsabile dello sviluppo in pista della Yamaha YZF-R1M.
L'INTERVISTA
Continuerete ad appoggiarvi al team Crescent anche nel 2017?
«Sì, confermo che la partnership con Crescent proseguirà anche il prossimo anno. Yamaha è intenzionata ad investire di più rispetto a quanto ha fatto quest’anno, sia attraverso i suoi tecnici che fornendo la propria assistenza. Nel 2017 Yamaha Giappone coprirà un ruolo importante nello sviluppo della nostra moto, dando indicazioni anche per quanto riguarda la sua gestione in pista. Il team Crescent continuerà ad avere la base in UK, ma stiamo valutando la possibilità di spostare in Italia la R&D (ricerca e sviluppo) che attualmente ha sede a Düssedorf, in Germania. L’obiettivo è quello di crescere insieme unendo le forze, per ottenere i risultati che la nostra moto può raggiungere. La R1 è all'80% “figlia” della M1. Hanno lo stesso DNA, per cui è giusto che tutto faccia capo ad un solo centro dedicato al racing, che stiamo pensando di organizzare a Gerno di Lesmo. In questo modo potremo incrementare al nostro interno lo scambio di tecnologia, che è già notevole in tutti i campi, con particolare riferimento alla parte elettronica».
Avete riconfermato Lowes, nonostante una stagione difficile.
«Si, è stata una stagione difficile per Lowes, soprattutto a causa dei suoi infortuni. Alex si infortunò a Jerez nei test invernali e questo ha condizionato la prima parte della sua stagione. Successivamente è migliorato nel corso del campionato, sino a Sepang, quando è caduto sul bagnato e si è ancora fatto male. Lowes ci ha dimostrato di avere un grosso potenziale, che per ora ha potuto dimostrare solo a sprazzi in Superbike, ma anche alla 8 ore di Suzuka ed in MotoGP. Se sarà aiutato e seguito a dovere, pensiamo possa puntare alle prime posizioni. Sta a noi metterlo nelle condizioni di esprimersi al massimo».
Lowes e VdMark, come mai avete scelto due giovani per una moto ancora in fase di sviluppo?
«Si è vero Alex e Michael sono giovani, ma proprio per questo rientrano nella nostra filosofia e nella nostra visione del campionato SBK, che secondo Yamaha è il campionato dove i giovani possono crescere, anche in funzione MotoGP. Con la 300, la nuova categoria che entrerà nel programma SBK a partire dal prossimo anno, si andrà a colmare una lacuna. La nuova categoria sarà infatti la entry level che al momento manca. Ci permetterà di selezionare nei campionati nazionali, dove la categoria è già entrata (come ad esempio nel CIV), i giovani da assistere nella loro crescita. Una volta definiti i piloti da inserire nella nostra struttura, se continueranno a far bene in pista e fuori dalla pista, cercheremo di sgravarli di alcune incombenze, portandoli, con un sistema meritocratico, sino alla SBK ovviamente attraverso la Stock 1000 e la Supersport. Pensiamo che il paddock della SBK possa essere propedeutico alla GP».
Come vorreste che fosse organizzata?
«Tra tutti i costruttori, Yamaha è stata quella che maggiormente ha richiesto l’introduzione di questa nuova classe. Deve avere un regolamento che permetta a tutte le moto e a tutte le case di essere competitive, bilanciando le prestazioni a tutto favore delle gare, dello spettacolo e della competitività dei giovani piloti. Il tutto con un occhio attento ai costi, che si devono mantenere accessibili».
Puoi farci un consuntivo di questa prima stagione in SBK?
«Riteniamo che i nostri obiettivi ed i nostri risultati siano stati compromessi dagli infortuni. E’ stato un primo anno di crescita, nel quale abbiamo potuto misurare le nostre prestazioni con quelle dei nostri concorrenti ed abbiamo identificato le aree della moto sulle quali intervenire. Ci aspettavamo delle difficoltà, ma non posso comunque dire di essere soddisfatto, perché non siamo stati regolari nei risultati. Un anno di lavoro che metteremo a frutto il prossimo anno, quando potremo mettere in pratica l’esperienza accumulata quest’anno. Il livello in SBK è molto alto, e richiede un lavoro lungo, che stiamo svolgendo come da programma, e siamo quindi fiduciosi che il prossimo anno si potranno raccogliere i primi risultati. Per quanto riguarda la nostra moto, siamo soddisfatti. Se guardiamo i risultati ottenuti a livello globale, non possiamo che essere ottimisti per il futuro. Nel mondiale Endurance abbiamo perso il campionato per un solo punto, vincendo molte gare tra le quali la 8 ore di Suzuka. In Europa abbiamo vinto il campionato europeo CEV e l’IDM in Germania con Marvin Fritz. Il giovane pilota tedesco è un esempio del lavoro che Yamaha intende fare con i giovani. Stiamo infatti lavorando per portarlo in Stock 1000, nell’ambito di quel percorso di crescita del quale abbiamo parlato prima».