Intervista

SBK. Gianni Ramello: “Fossi Rinaldi resterei un altro anno qui”

- Il fondatore del team GoEleven gioisce per i risultati di Rinaldi, ma nello stesso tempo teme che siano proprio questi a portare il giovane italiano lontano dalla sua squadra
SBK. Gianni Ramello: “Fossi Rinaldi resterei un altro anno qui”

Al Motorland Aragon termine delle FP3 in testa alla classifica dei tempi c’è Michael Ruben Rinaldi. Il suo best lap di 1’49”574 è di quasi un decimo più basso del record della pista stabilito in gara da Jonathan  Rea. E proprio il cinque volte campione del mondo è secondo, alle spalle del giovane italiano. Ne parliamo con Gianni Ramello, team Principal e fondatore di GoEleven. Piemontese doc, da Cherasco in provincia di Cuneo, Ramello è una persona schietta, che dice quello che pensa, anche a rischio di diventare scomodo. Ha sempre tirato avanti per la propria strada, a testa bassa e, tenendo fede ai propri principi. Rispettando più le persone che il budget. 

Non ti fa effetto vedere il tuo pilota davanti a Rea?
"Certo che si, ma ormai Michael ci sta abituando a questi exploit". 

Nel vostro team ha trovato l’ambiente ideale per emergere.
"Penso che la chiave stia nel fatto che non gli mettiamo nessuna pressione, e che qui lui si trovi come a casa sua. Al di fuori della pista scherziamo, ci prendiamo in giro e a volte facciamo anche a botte, ma devo stare attento perché è un bel torello. Pur lavorando in modo professionale la nostra è una squadra molto unita, fatta di persone animate dalla stessa passione. Ognuno cerca di dare il massimo, senza nessuna rivalità. Se c’è qualcosa che non va ce lo diciamo in faccia, perché sappiamo che stiamo remando tutti nella stessa direzione".
 

Voi avete lanciato Rinaldi, ma ora potreste perderlo.
"Cosa vuoi che ti dica? Da una parte mi fa piacere perché è un bravo ragazzo e gli auguro di ottenere grandi risultati, ma dall’altra ovviamente mi dispiacerebbe perderlo. Certo se il team ufficiale chiama bisogna rispondere “obbedisco”. Sono treni che passano di rado nella vita di un pilota. Però a mio parere Michael farebbe bene stare con noi ancora un’altra stagione, per completare definitivamente la sua maturazione. In un team ufficiale le pressioni sono molte e pesanti. Rinaldi è un ragazzo sensibile che deve sentire molta fiducia attorno a lui. Non vorrei che si bruciasse".

Ramello ha ragione. Che Michael sia sensibile e che debba trovare l’ambiente giusto per potersi esprimere al massimo è cosa certa. Basti pensare a quello che è successo lo scorso anno con il team Barni Racing. Una squadra competitiva, ma con la quale Rinaldi ha disputato una stagione alterna. Senza riuscire ad ottenere quei risultati che ora lo candidano come possibile alternativa a Chaz Davies nel team Aruba. Ma Michael è veramente pronto per il team Ufficiale?  

  • Valentino.Masini
    Valentino.Masini, Cesena (FC)

    E chi può dirlo se sia pronto?
    Nemmeno Rinaldi stesso forse.
    Vi sono piloti che gli basta una moto competitiva e un team che sia in grado di sistemargliela come piace a loro e altri piloti un po più "complicati": messi nelle condizioni "giuste" possono fornire risultati al di sopra delle aspettative, allo stesso tempo pur disponendo del migliore materiale in assoluto ma non "tranquilli" come stato d'animo potrebbero fornire prestazioni non soddisfacenti.
    Si vedrà presto se sia veramente pronto perché se lui continuerà ad ottenere risultati di rilievo, con la penuria di piloti affidabili che c'è oggi, una proposta importante la riceverà di certo e non è detto che debba essere per forza la Ducati a farla.
    Se al contrario l'impresa di ieri rimarrà isolata (spero di no ovviamente) e lui ritornerà a navigare a centro gruppo, l'enigma non avrebbe nessuna ragione di essere posto.

    Valentino Masini
  • JaeeP
    JaeeP, Roma (RM)

    Io la penso come Ramello; Rinaldi si può bruciare se non aspetta il momento giusto. Il team ufficiale è "pilot friendly" per uno appena arrivato, ma si aspetta risultati e - specialmente in Ducati - quando questi non arrivano le facce iniziano a cambiare e le battute sul pilota anche, il quale inevitabilmente se ne accorge, avvertendo una pressione che non fa bene alla sua serenità mentale.
    Ci si chiede, giustamente, perchè Dovizioso sia diventato "poco gradito" dal management Ducati. Beh, c'è un bellissimo documentario su Dazn, proprio sul Dovi, che, indirettamente, da molte risposte. La squadra SBK è diversa certo, ma il management è lo stesso.
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